Un fenomeno in crescita nel terziario e nel turismo mette a rischio tutele e salari dei lavoratori liguri: i cosiddetti contratti “pirata”, firmati da sigle minori, interessano circa 1.019 dipendenti su 130.002 in regione, secondo l’analisi di Confcommercio.
Tra le province, Savona registra l’incidenza più alta con l’1,35%, seguita da La Spezia (0,84%), Genova (0,67%) e Imperia (0,51%). Questi contratti riducono salari e integrazioni per malattia o infortunio, prevedono ferie e permessi limitati, orari più lunghi senza compensazioni e carenze di welfare, creando una concorrenza sleale per le imprese che applicano contratti di qualità.
A livello nazionale, il fenomeno riguarda oltre 160mila lavoratori e 21mila aziende, ed è particolarmente diffuso tra micro-imprese e cooperative. Confcommercio evidenzia come il dumping contrattuale comprometta la qualità dell’occupazione, la produttività e la crescita imprenditoriale.
Il confronto con Germania e Francia mostra che sistemi più regolamentati limitano la possibilità di stipulare contratti con tutele inferiori, mentre l’Italia manca di meccanismi chiari per misurare la rappresentatività delle organizzazioni sindacali e l’efficacia generalizzata dei CCNL.
Per arginare il fenomeno, Confcommercio propone interventi strutturali: rafforzare il criterio del contratto più protettivo, misurare la rappresentatività sindacale e datoriale, definire perimetri contrattuali chiari, potenziare vigilanza e monitoraggio con schede di qualità contrattuale, obbligare l’indicazione del codice unico CCNL nei contratti individuali e valorizzare la bilateralità come certificazione della qualità dei contratti.
Secondo l’associazione, solo con queste misure sarà possibile tutelare lavoratori e imprese corrette, assicurando concorrenza leale e condizioni di lavoro dignitose.






