“Habemus Dalia”. Con questa battuta il presidente della Regione e commissario di governo per le opere contro il dissesto idrogeologico, Marco Bucci, ha inaugurato la talpa T.B.M. (Tunnel Boring Machine) destinata allo scavo dello scolmatore del Bisagno, ribattezzata, appunto, Dalia. L’imponente macchinario, arrivato nei mesi scorsi dalla Cina, misura cento metri di lunghezza e pesa 1.280 tonnellate.
L’intervento, dal valore complessivo di oltre 200 milioni di euro, prevede la costruzione di una galleria lunga circa 6,5 chilometri che collegherà l’area della Sciorba con il mare, all’altezza di corso Italia. L’opera consentirà di deviare una parte consistente delle piene dal torrente Bisagno, riducendo in modo significativo il rischio idraulico per la città.

Il progetto dello scolmatore risale ai primi anni Duemila ed è stato finanziato nel 2015 con il piano Italia Sicura. L’appalto, aggiudicato alla fine del 2019, ha visto l’avvio dei lavori nel maggio 2020, ma il percorso non è stato privo di ostacoli: la pandemia da Covid-19, le complicazioni contrattuali legate a due interdittive antimafia (successivamente superate da una sentenza della Corte d’Appello di Salerno), insieme a problematiche di natura tecnica, esecutiva e amministrativo-finanziaria, hanno rallentato in più occasioni il cantiere. Per garantire la continuità dell’opera, la Struttura commissariale regionale è intervenuta ripetutamente, anche attraverso anticipi delle risorse già previste, subordinati a garanzie e impegni puntualmente verificati.
Una volta completato, lo scolmatore del Bisagno lavorerà in sinergia con quello del Fereggiano - più piccolo e già in funzione dall’autunno 2019 - dando vita a una vera e propria rete sotterranea di protezione idraulica per Genova. Pur essendo un’infrastruttura invisibile, rappresenterà un presidio fondamentale per la sicurezza dei cittadini.
La cerimonia di avvio ufficiale si è svolta questa mattina alla presenza, oltre che di Bucci, dell’assessore regionale alla Difesa del Suolo Giacomo Raul Giampedrone - in qualità anche di soggetto attuatore del Commissario di Governo - dell’assessore comunale ai Lavori pubblici Massimo Ferrante, del presidente del Municipio Lorenzo Passadore, dei rappresentanti delle imprese riunite nell’Ati aggiudicataria dell’appalto e delle organizzazioni sindacali.
“Ora Dalia funziona, l’abbiamo vista in azione: è un concentrato di ingegneria e tecnologia, davvero uno spettacolo - ha dichiarato Bucci -. Adesso l’obiettivo è chiaro: in un anno dobbiamo completare lo scolmatore. Con un avanzamento di 20 metri al giorno è possibile, e così potremo finalmente dare alla Valbisagno ciò che aspetta da tanto tempo, ovvero la protezione dalla piena ventennale.

Accanto a quest’opera ci sono tutti gli altri interventi che abbiamo avviato già sette anni fa e che mi auguro proseguano, quelli sui rivi laterali. Sono fondamentali, perché non portano solo acqua, ma anche legna, pietre, fango: elementi che possono aggravare le esondazioni. Mettere in sicurezza i rii minori significa rendere più efficace la gestione del rischio idraulico complessivo. È un servizio prezioso per la città”.
“Voglio ringraziare i lavoratori: a loro ho detto di fare, alla fine, una targa con i loro nomi, come accadde per il Ponte San Giorgio - ha aggiunto -. Un giorno porteranno qui le famiglie e potranno dire: “Io ho contribuito a mettere in sicurezza Genova”. E ai cittadini chiedo di avere ancora pazienza: so che i cantieri creano disagi, e li hanno già sopportati per anni. Ce ne saranno ancora per 12-15 mesi, ma alla fine il risultato sarà un bene comune di enorme valore”.
E sulle tempistiche: “Sì, un anno è realistico. A 20 metri al giorno ci si può arrivare. Certo, i cantieri possono subire ritardi, e finora li abbiamo già vissuti per cause esterne - come il Covid o l’interdittiva antimafia - ma ora bisogna arrivare in fondo. Su questo sono fiducioso. Vorrei ricordare una frase che ho letto a Imperia, scritta su un cantiere, che mi ha colpito molto: ‘Non c’è futuro senza cantieri’. È la verità. Una città che non costruisce è una città ferma, una città morta. Lo diceva anche un famoso sindaco di New York, Rudolph Giuliani. I cantieri creano disagi, portano problemi, a volte accumulano ritardi: ma sono anche il segno di una città che cresce e guarda avanti".
Infine, per quanto riguarda lo smarino, cioè il materiale di scavo: “Una parte sarà certamente utilizzata per i riempimenti, ma stiamo valutando anche l’impiego nei cassoni della diga, a seconda delle analisi. Sapete che ci sono cinque categorie (A, B, C, D, E): se il materiale rientra nella D può essere usato per i cassoni, se invece è in categoria E non è riutilizzabile e deve andare direttamente in discarica. Sarebbe un’opportunità importante di economia circolare, perché significherebbe riciclare completamente gli scavi, come già facciamo con i tunnel e con le altre opere. A Genova stiamo sperimentando un livello di recupero dei materiali che in Europa non ha precedenti. Prima o poi questo sarà riconosciuto come un grande passo avanti”.

L’opera, una volta conclusa, servirà a mettere in sicurezza l’intera vallata, come spiegato dall’assessore Giampedrone: “La galleria, scavata fino al mare, è dimensionata per raccogliere la portata massima dello scolmatore del Bisagno e anche del Fereggiano, che sarà convogliato nella stessa opera. Parliamo di una sicurezza “ventennale”, la massima possibile secondo gli studi idraulici disponibili. Questo non significa azzerare del tutto il rischio, che rimarrà in parte e sarà gestito con la protezione civile e con interventi sui rii minori. Ma è evidente che l’80% delle criticità che Genova ha vissuto negli ultimi 20-30 anni non si ripeterebbero più con questa galleria e con gli altri interventi già realizzati”.
Presente anche l’assessore Massimo Ferrante, che ha sottolineato i ritardi dell’opera: “Siamo oltre due anni fuori dal cronoprogramma. Ricordo che il finanziamento risale al 2015 e, secondo i piani iniziali, l’opera avrebbe già dovuto essere conclusa. Quest’opera serve proprio a mettere in sicurezza in maniera definitiva l’intera vallata, con una protezione ventennale. Siamo già in ritardo di anni e, se tutto procede senza ulteriori stop, ci vorranno ancora almeno 3-4 anni per completarla. È evidente che il meteo non sia una scienza esatta: si tratta davvero di una corsa contro il tempo. La vicenda la conoscete tutti: i ritardi nell’arrivo della talpa, i fermi del cantiere per ragioni varie, compresi anche aspetti giudiziari. Come Comune, in questo caso, non siamo stazione appaltante - lo siamo stati invece per il Fereggiano e per Rovare-Noce - quindi possiamo solo augurarci che da oggi non ci siano più interruzioni. È fondamentale: già quest’estate abbiamo visto, con le allerte e con il 4 settembre, quanto sia fragile la situazione. Il Rovare ha rischiato di esondare a San Fruttuoso, così come il rio di Boccadasse, e anche altri rii del ponente hanno fatto temere il peggio. A Genova non abbiamo fiumi, ma torrenti: e questo significa che il tempo tra una precipitazione intensa e la possibile esondazione è di appena 30 minuti. Da qui l’urgenza di completare queste opere. I cittadini convivono da anni con i disagi del cantiere e ora si aspettano che l’opera finalmente parta e si concluda senza ulteriori fermi. Certo, non possiamo nascondere i disagi: quando inizieranno gli scavi, centinaia di metri cubi di materiale verranno trasportati quotidianamente, prima in cava e poi altrove, con un impatto pesante sulla viabilità. Stiamo valutando destinazioni come discariche e i cassoni della diga. E tutto questo si somma alla “bulimia di cantieri” che grava sulla città, basti pensare ai quattro assi del trasporto pubblico. Il cittadino accetta i disagi se vede una prospettiva di fine. Diverso è per i cantieri fermi, come quelli della metropolitana, che generano solo rabbia e frustrazione. Per questo la sfida più grande non è solo scavare, ma portare a termine le opere nei tempi previsti”.

"L’occupazione cresce grazie al cantiere dello scolmatore - ha aggiunto Andrea Tafaria, segretario generale Filca Cisl Liguria -. Oggi sono circa 90 i lavoratori già impiegati, ma con l’entrata in funzione della talpa i numeri raddoppieranno: saranno infatti attivati quattro turni da 22 persone ciascuno, arrivando a oltre 100 addetti, di cui 88 dedicati esclusivamente al funzionamento della macchina. I turni copriranno l’intero arco della giornata, dalle 6 del mattino alle 14, dalle 14 alle 22, e dalle 22 fino alle 7 del giorno successivo: una vera e propria “talpa 24 ore” che lavorerà senza sosta, salvo imprevisti. A breve si aprirà anche un confronto con il consorzio Per Genova per la contrattazione di terzo livello, in aggiunta a quella nazionale e provinciale, con l’obiettivo di garantire condizioni migliori per i lavoratori: salute e sicurezza, logistica, benessere sul posto di lavoro. Questa mattina il presidente della Regione ha dato disponibilità ad aprire un tavolo con Regione Liguria e Per Genova per monitorare l’andamento dei cantieri e garantire che tutto proceda nelle migliori condizioni possibili”.
























