Al via le assemblee dei lavoratori ex Ilva in vista dello sciopero proclamato da Fim, Fiom e Uilm per il 16 ottobre. Ieri sono partiti i siti di Genova e Novi Ligure, dopo Racconigi lunedì scorso; e sempre nel pomeriggio di ieri a Taranto si è riunito il consiglio di fabbrica allargato alle confederazioni e alle rappresentanze intercategoriali dell'indotto del territorio.
I sindacati stanno informando i dipendenti di tutti gli stabilimenti sulle motivazioni dell'agitazione e ''preparando la mobilitazione in risposta al silenzio del governo rispetto alle richieste sindacali per la riconvocazione del tavolo di crisi presso la presidenza del Consiglio dei ministri e al grave atto unilaterale, da parte del ministero del Lavoro'', che lunedì 29 settembre ''ha autorizzato l'incremento del 50% delle unità in cassa integrazione da 3062 a 4450'' senza accordo con le tute blu. Nei prossimi giorni ''si procederà con i siti lombardi, veneti e campani, ma soprattutto lunedì 13 ottobre partiranno le assemblee presso il sito di Taranto che si concluderanno il giorno 15''.
''L'incertezza sulla continuità produttiva e l'incognita sulla cessione del gruppo dopo aver appreso, a mezzo stampa, le sole offerte di fondi finanziari 'speculativi' per l'intero asset. Abbiamo ascoltato le difficoltà dei lavoratori, ma non la rassegnazione, con grande dignità è emersa ovunque la volontà di riscatto e di voler riprendere la mobilitazione per riavere il tavolo a Palazzo Chigi per discutere del proprio futuro e del futuro degli stabilimenti'', scrivono i metalmeccanici. Ancora, nelle assemblee ''è emersa la volontà di affermare chiaramente che non è con le indiscrezioni sulla stampa e le dichiarazioni dei Ministri che si risolverà la vertenza sulla pelle dei lavoratori. Soprattutto è emerso che non verrà accettato lo spezzatino del gruppo, il capitale pubblico dovrà impegnarsi nell'azienda per garantire la transizione ed i livelli occupazionali e che non verranno accettate speculazioni sui territori né sulle attività siderurgiche o collocazioni a tempo indeterminato in cassa integrazione. Infine, la consapevolezza che senza un tavolo di trattativa a Palazzo Chigi non potranno risolversi nemmeno le questioni relative ai lavoratori di Ilva in as e indotto, esigenze di formazione, di ricollocazione e di poter reinventarsi professionalmente rispetto alle attività siderurgiche. Procederemo con le ulteriori assemblee''.






