Ogni martedì uno spazio per raccontare l’impegno, le storie e i volti di chi, ogni giorno, si mette al servizio degli altri: con la nuova rubrica 'Buone Azioni', vogliamo dare voce alle associazioni, alle cooperative sociali, ai gruppi di volontari e a tutti coloro che costruiscono solidarietà sul territorio, spesso lontano dai riflettori ma con un impatto concreto nella vita delle persone. La rubrica sarà un viaggio settimanale nel cuore del Terzo Settore, per conoscere chi fa la differenza e capire come ciascuno può contribuire, anche con un piccolo gesto.
Promuovere il volontariato, far conoscere le opportunità presenti sul territorio e accompagnare chi desidera mettersi in gioco in un percorso di cittadinanza attiva: questo, e molto altro, è il lavoro che viene portato avanti dal Celivo - Centro di Servizio per il Volontariato della Città Metropolitana di Genova - che da quasi trent’anni rappresenta un punto di riferimento per associazioni, enti del terzo settore e aspiranti volontari.
“Tra le varie attività che svolgiamo - spiega Maria Giulia Pastorino, responsabile per la promozione del volontariato - abbiamo deciso di focalizzarci oggi su quella che riguarda l’orientamento al volontariato, cioè il momento in cui chiunque desideri avvicinarsi a questo mondo può rivolgersi a noi per capire come e dove iniziare. Aiutiamo le persone a orientarsi tra le tante realtà presenti sul territorio metropolitano, fornendo strumenti, contatti e percorsi personalizzati”.
Tra le iniziative più significative c’è il corso di introduzione al volontariato, gratuito e aperto a tutti, in programma il 16 ottobre alle 16.30, che rappresenta “un primo corredo formativo per chi vuole cominciare a fare attività di volontariato”. Al termine dell’incontro, o in qualsiasi momento successivo, è possibile richiedere un colloquio individuale di orientamento, un passaggio fondamentale per capire meglio inclinazioni, competenze e disponibilità di ciascuno.
“Nel colloquio - racconta Pastorino - si approfondisce la situazione di quello che chiamiamo l’aspirante volontario: si valutano i tempi liberi, la zona in cui preferisce muoversi, il tipo di progetto di solidarietà a cui sente di appartenere, le competenze che può mettere a disposizione o che desidera acquisire. Insieme cerchiamo l’associazione più adatta, lasciando poi libertà alla persona di contattarla e iniziare la sua esperienza.”
La pandemia ha inciso profondamente anche su questo ambito, modificando il profilo di chi sceglie di impegnarsi. “Durante il periodo del Covid abbiamo notato un forte aumento dei giovani volontari - spiega -. Molti avevano più tempo libero a disposizione o sentivano una chiamata a rendersi utili, soprattutto in un momento in cui tanti volontari più anziani, per motivi di salute, non potevano più uscire. È stato un bellissimo movimento spontaneo di solidarietà”.
Negli anni successivi, tuttavia, le associazioni hanno registrato un calo generale. “Da un lato per ragioni anagrafiche: chi era volontario prima del Covid oggi ha cinque anni in più e non tutti hanno potuto continuare. Dall’altro perché la sospensione forzata di tante attività ha interrotto il senso di appartenenza, specialmente per i nuovi arrivati. Inoltre, dopo la pandemia molte persone hanno rivisto il proprio equilibrio tra lavoro, tempo libero e impegni, rallentando un po’ il ritmo della vita quotidiana”.
C’è però anche un segnale positivo: “Negli ultimi tempi sono tornati a farsi avanti molti volontari occupati, persone che lavorano ma riescono comunque a ritagliarsi uno spazio, magari la sera o nel weekend. Il Covid, per certi aspetti, ha aiutato a riflettere sul valore del proprio tempo e sul bisogno di sentirsi parte di qualcosa di più grande, di una comunità che si aiuta e condivide valori”.
Non tutti gli ambiti del volontariato vivono la stessa situazione. “Le associazioni che si occupano di disabilità fanno più fatica a trovare volontari, soprattutto continuativi - osserva Pastorino -. È un tema che spesso mette in soggezione chi non ha esperienza, non perché servano competenze particolari, ma perché ci si confronta con realtà poco conosciute. Alcuni si sentono più pronti a camminare con persone con disabilità intellettiva, ma provano timore davanti a chi ha una disabilità fisica, per paura di non sapere come muoversi o come relazionarsi. È un ostacolo che si supera solo con la conoscenza e la pratica”.
Celivo è attivo sul territorio genovese da quasi trent’anni. È una organizzazione di volontariato (ODV) composta da diverse associazioni e riconosciuta come Centro di Servizio per il Volontariato, secondo quanto previsto dal Codice del Terzo Settore. “Non eroghiamo contributi economici, ma servizi gratuiti agli enti iscritti al Registro Unico del Terzo Settore - spiega -. Supportiamo le associazioni con corsi di formazione, consulenze, strumenti logistici e comunicativi, e ci occupiamo anche della ricerca e della gestione dei loro volontari”.
Tra le collaborazioni più recenti c’è Progetto Universo, rivolto agli studenti dell’Università di Genova. “È un percorso che permette di ottenere 3 crediti formativi universitari (CFU) svolgendo attività di volontariato. Rientra nell’insegnamento di Formazione della Cittadinanza e coinvolge tutte le scuole dell’Ateneo. Lo studente può scegliere o continuare un’attività già in corso, e le ore di volontariato,circa 75, vengono poi riconosciute tramite un colloquio e una relazione finale. Abbiamo, ad esempio, studenti di medicina che fanno volontariato nelle pubbliche assistenze e spesso restano attivi anche dopo la fine del progetto”.
Dopo anni di attività, Celivo ha da poco cambiato sede: si trova ora in via di Sottoripa 1A/35, nel cuore del centro storico, a pochi passi da Caricamento. “Ci siamo trasferiti da pochissimo - conferma la responsabile - ed è bello essere in una zona così centrale, accessibile e viva, che ci permette di essere ancora più vicini alle persone”.
Un punto fermo, dunque, per chi vuole iniziare un percorso nel mondo del volontariato o riscoprire il valore del tempo condiviso. Come conclude la responsabile: “Il volontariato è un modo per mettere in gioco se stessi, ma anche per ritrovare un senso di comunità. Ognuno può trovare il proprio spazio, basta cominciare”.








