Attualità - 17 ottobre 2025, 08:00

Centro Storico, nell’ex ghetto questa sera la cena condivisa, senso di comunità per battere l’insicurezza

Imane Kaabour, uno degli organizzatori: "Non deve essere per forza un dibattito sulla sicurezza ma un momento di gioia condivisa con i bambini e residenti. Giusto spostare il drop in da vico Croce Bianca"

Centro Storico, nell’ex ghetto questa sera la cena condivisa, senso di comunità per battere l’insicurezza

"I servizi sono lodevoli, però qui sono in un posto sbagliato, che diventa pericoloso per tutti.  Il fatto di spostare il 'drop in' di vico Croce Bianca va benissimo, mi auguro venga posizionato in una zona della città più adatta. Al di là di tutto la situazione richiede più controllo e presenza".

Lo spiega Imane Kaabour, pugile professionista rappresentante dei genitori delle scuole 0-6 anni del municipio Centro Est e residente del centro storico, tra gli organizzatori della cena collettiva che questa sera catalizzerà l'attenzione sull'ex Ghetto, in quel centro storico che da sempre affronta problemi di sicurezza, ma che si è trovato al centro di un allarme, acuito dagli ultimi mesi dai problemi di ordine pubblico legati all'emergenza spaccio e crack.

La risposta degli abitanti, di chi vive questa fetta di città, è stata per prima cosa un documento in corso di sottoscrizione, diffuso tra residenti e commercio: tre punti per chiedere maggiori controlli, presa in carico delle persone affette da dipendenza, e un commissario che curi le tematiche legate all'emergenza in centro storico.

Ma non solo. Ci sono poi le iniziative, per far vivere i quartieri.
Fanno quadrato gli abitanti, che nel periodo più difficile lanciano eventi e cene collettive come quella di questa sera in piazza Don Gallo, nel cuore dell'ex ghetto. Prima un pomeriggio di eventi per i bambini, poi dalle 19 la possibilità di ritrovarsi intorno ad un tavolo condiviso. Tutti invitati, nessuno escluso: portando una pietanza o un sorriso per sedersi insieme ad un tavolo e sentirsi parte di una realtà collettiva che non lascia indietro nessuno. 

È un modo anche per andare oltre le analisi, per ritrovarsi. "Nasce da lontano, da diversi anni cerchiamo come genitori di creare una rete tra commercianti, residenti, per riportare alla dimensione della comunità e dello stare insieme. L'occasione della cena condivisa è creata in questo senso, con le associazioni di quartiere abbiamo deciso di fare un momento di incontro, che non deve essere per forza di dibattito sulla sicurezza ma di gioia condivisa con i bambini e residenti, per conoscerci e passare  insieme dei momenti. Perché insieme si possono fare cose, oltre al lavoro che può essere fatto dalle istituzioni. Chi vive qui è un attore attivo". 

Questa sera porte aperte dalle 17 alle 19 con una merenda e i giochi, dalle 19 in poi tavoli condivisi, si possono portare piatti, pietanze, bevande ma soprattutto la voglia di condividere.

"Speriamo partecipino in tanti, con tanta voglia di passare insieme delle ore felici", dice Kaabour. Che ad una domanda forse scontata sulla situazione in questa fetta di centro storico, in una fase che segue le ultime disposizioni arrivate dalla prefettura che promettono più forze per la sicurezza e il trasferimento del 'drop in' che con il prolungamento d'orario negli ultimi mesi ha creato non poche perplessità, risponde così: "Il punto è che ovviamente chi ha bisogno deve essere aiutato ma l'aiuto deve essere consono e soprattutto un aiuto vero, non un palliativo. Perché lo possa essere, perché sia aiuto concreto, deve essere fatto in una struttura e in un posto idoneo fisicamente, e quello non lo è, tra vicoli stretti e bui".

Il riferimento è al cosiddetto drop in, centro per il supporto di chi vive in strada e chi ha problemi di dipendenza, un servizio nato nel cuore di una delle aree più problematiche per spaccio e giro di tossicodipendenza, con l'intenzione di fornire un aiuto, ma che con il prolungamento orario dalla scorsa primavera ad oggi è tornato indietro come un boomerang, creando difficoltà ai residenti della zona. Che riconoscono la necessità di un supporto per chi ha bisogno, ma anche i limiti di locali angusti che creano code per l'accesso, non sempre semplici da gestire. Con una ricaduta su chi nell'area vive.

"Dentro - prosegue - ci devono essere servizi che aiutano davvero, persone qualificate che possano seguire chi ha necessità, e in una zona dove non c'è conflitto tra chi abita lì e chi ha bisogno di servizi. Altrimenti diventa una lotta tra poveri, tu hai un problema di consumo di droga, io vivo lì, ti porti dietro una serie di problematiche e il contesto generale si irrigidisce. Lì hanno messo una scuola 0-6 anni senza riqualificazione dell'area di vico San Filippo, dove l'odore tra deiezioni e altro arriva fino al quinto piano dei palazzi".

"Abbiamo chiesto più presenza di vigili attorno alla struttura - conclude - più unità di strada, più controllo, è quello che serve. C'è un aumento allucinante di uso di crack e anche gli operatori non riescono ad aiutare tutti quanti quelli che ne hanno bisogno. Se ho 2 docce e 100 persone che si devono lavare, come faccio a farle entrare tutte senza che restino in attesa nel quartiere? Non posso. Serve un'area diversa, per accogliere senza ripercussioni sulla vivibilità".

Valentina Carosini

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