Non solo la chiusura di Giglio Bagnara e della libreria Mondadori a Sestri Ponente: anche via D’Andrade, la parallela di via Sestri, mostra i segni di una crisi profonda, radicata nel tempo, tra serrande abbassate, cartelli di affitto-vendita e attività storiche che lasciano il quartiere dopo decenni, non ultima l'anno scorso Repetto Colori, che dopo sessant'anni di attività ha deciso di chiudere definitivamente. Oggi, tra le più recenti, il negozio per animali “Gli amici di Fosco”, l’ittiturismo, lo storico punto vendita di prodotti per la persona e perfino il bar Maestrale, attualmente in cessione di attività. Un processo di desertificazione commerciale che, secondo i rappresentanti di categoria, non può essere affrontato con misure tampone ma solo con una vera politica di sviluppo urbano.
Agostino Gazzo, titolare della Gioielleria Magnogne, presidente di Federpreziosi e membro direttivo del Civ di Sestri Ponente, commenta: “È molto triste. Dispiace per Bagnara, che è parte della storia di Sestri e delle nostre vite, ma anche per Mondadori, che era una libreria di quartiere capace di coinvolgere la comunità. Era un luogo dove si respirava cultura: organizzavano mostre fotografiche, mettevano in vetrina poesie diverse ogni settimana, creavano un legame umano con i clienti. È un duro colpo, ma il problema è più ampio e nasce da un approccio vecchio. Si continua a chiedersi cosa possa venire al posto di Bagnara, invece di capire che bisogna intervenire sul territorio con vere politiche urbane. Nessuna impresa investe se il contesto non è accessibile, vivibile e curato”.
Poi l’affondo sulle criticità strutturali: “Sono quindici anni che chiediamo un parcheggio. Quello di piazza Oriani ha solo 150 posti e chiude alle 20.30: forse è l’unico parcheggio d’Europa con orari simili. È difficile conciliare gli orari con le iniziative serali o con chi lavora tutto il giorno. Un’impresa non prende in gestione un locale se sa che non può attrarre clienti, specialmente in spazi ampi come quelli di Bagnara”.
Gazzo sottolinea anche la mancanza di interventi concreti: “Quali investimenti sono stati fatti negli ultimi anni dall’amministrazione? Nessuno. Non ci sono parcheggi, e un trasporto pubblico efficiente fino a Ponente non esiste. Gli unici investimenti li fanno i privati, come Esselunga, che però avrà il proprio parcheggio e sarà un mondo a sé. Il centro storico, invece, non viene curato. Servirebbero interventi sull’illuminazione pubblica, sull’arredo urbano e sulle nostre piazze, perché anche la percezione di sicurezza passa da lì”.
Il titolare della storica gioielleria propone un cambio di metodo: “Capisco che l’amministrazione pubblica abbia difficoltà economiche, ma potrebbe comunque intervenire facendosi da intermediaria con le aziende del territorio. Il Ponente ha dato lavoro per decenni, ma realtà come Leonardo e Fincantieri non spendono un euro qui. E allora bisogna porsi una domanda: cosa facciamo per evitare che i negozi chiudano? Finora nulla. Non possiamo continuare a ragionare come negli anni Novanta. Sestri è una zona bellissima, con 800 metri di via pedonale e un Civ che riunisce 500 attività: potrebbe essere attrattiva come un outlet, se solo esistesse un piano che unisse commercio e pubblica amministrazione. Bisogna sedersi a un tavolo e lavorare a un vero piano urbano, serio e condiviso”.
Un progetto, spiega, che non può prescindere dal coinvolgimento dei commercianti: “Come Confcommercio abbiamo elaborato un piano urbanistico, chiamato ‘Citizies’, nato proprio per dire che senza vivibilità urbana i negozi non sopravvivono. Ma questi investimenti non possono essere fatti da una politica che non interpella i piccoli commercianti, che sono quelli che tengono vivo il territorio. I Civ e le associazioni di categoria devono avere un ruolo attivo. Chiediamo a gran voce che vengano strutturati dei piani, anche graduali, che fissino delle priorità e inizino dalle cose più semplici, quelle che possono già fare la differenza”.
Monia Modarelli, presidente del Civ di Sestri Ponente, conferma la necessità di un confronto: “Ad oggi incontri concreti con il Comune non ne abbiamo avuti. L’unico tavolo è stato quello sulla sicurezza. La chiusura di Bagnara lascia un buco nel quartiere come qualunque saracinesca abbassata, ma questo è il risultato di politiche che si sono susseguite negli anni. Anche le scelte sulla grande distribuzione hanno modificato i flussi delle persone, e la desertificazione poi colpisce tutti. Abbiamo bisogno di un intervento da parte delle istituzioni, perché altrimenti per noi diventa davvero complicato”.
Sguardo al futuro, con due preoccupazioni comuni: “Quando aprirà Esselunga si vedrà ancora di più la distanza tra una parte nuova della città, costruita da un privato, pulita, curata e con parcheggi, e il centro storico di Sestri che non ha parcheggi, ha difficoltà di accesso e aree verdi non curate” spiega Gazzo. E Modarelli aggiunge: “Anche il nuovo centro commerciale previsto nell’area del Waterfront, se verrà realizzato, non sarà solo un problema per i commercianti del centro città ma anche per noi”.
I progetti in corso e futuri, ma "senza condivisione": "Chiesto incontro urgente con gli assessori Robotti e Ferrante"
Gazzo evidenzia le difficoltà causate dalla mancanza di dialogo e condivisione dei progetti: “Tu, riferendomi ad un'eventuale impresa, apriresti un’attività a Sestri sapendo che ci saranno lavori importanti di cui però non si sono mai visto i progetti e non c'è stata condivisione? Ci sono i lavori in piazza Clavarino per il ribaltamento a mare, con impatto su via Merano, e l’allargamento di via Puccini per i lavori della stazione. Il progetto della Marconi sarà bellissimo, non metto in dubbio, ma quanto impatterà? Un’impresa viene ad aprire a Sestri? Se arriva, troverà vie di accesso chiuse e mezzi di trasporto pubblico inesistenti. La domanda, semmai, è la seguente: perché dovrei rimanere a Sestri? Sarà difficile. La prima base di un confronto è sederci a un tavolo”.
Anche Modarelli segnala la mancanza di informazioni sui cantieri: “Abbiamo chiesto un incontro urgente con Robotti e Ferrante perché non sappiamo nulla dei lavori in programma e veniamo a sapere informazioni solo dai giornali. Come può un’attività commerciale pensare di investire senza conoscere quali vie saranno interessate o quali progetti a lungo termine verranno realizzati? Sui cantieri siamo completamente all’oscuro. I colleghi vorrebbero procedere con lavori e investimenti, ma con queste incertezze come si fa?”.






