C'è chi l'ha definita fuga, chi teme che il fenomeno possa allargarsi in particolare in questa fase che segna un momento di difficoltà storico per l'azienda dei trasporti di Genova. E poi chi prova ad analizzare il fenomeno delle dimissioni da Amt, che sono censite in una 20ina casi da inizio anno ad oggi, 11 dei quali registrati solo da settembre ad adesso.
L'incertezza e la crisi, ma anche le difficoltà organizzative che si ripercuotono sui lavoratori, possono essere alcuni dei fattori alla base del fenomeno che è iniziato, spiegano fonti interne, almeno un anno fa con i primi tagli al servizio e relative difficoltà nel garantire la turnazione, e poi il tema sicurezza. Ma non c'è solo questo.
Se 20 dimissioni non fanno una diaspora, si ragiona in città nel timore che le casistiche possano aumentare coinvolgendo altre professionalità interne all'azienda, di pari passo con l'evolversi della crisi in uno scenario d'attesa per l'arrivo di soluzioni.
"Risulta l'esistenza di un fenomeno leggermente più elevato del passato in termini di dimissioni", ammette Andrea Gamba, segretario della Filt CGIL di Genova - commentando le notizie legate alle dimissioni in particolare fra autisti del trasporto pubblico genovese. Ma poi invita a riflettere: "bisognerebbe analizzare il perché - sottolinea - e molto probabilmente una parte dei motivi è legata ad un fenomeno che è sempre esistito; lavoratori che spesso fanno un concorso in altri enti pubblici come ad esempio il caso delle ferrovie, dove le condizioni economiche e contrattuali sono migliori. Poi c'è anche un'altra casistica, quella di chi decide di fare una scelta economica per necessità o di privilegiare esigenze familiari ad esempio utilizzando la propria abilitazione professionale per mansioni diverse, come la guida di camion oppure l'autista a lunga percorrenza dove i netti sono molto più alti. Ma il fenomeno su 3mila lavoratori in questi termini ha un impatto relativo".
C'è anche un'altra motivazione economica. "Vale nel trasporto pubblico così come in molte altre categorie - ribadisce il segretario della Filt - Il potere d'acquisto è stato eroso dall'inflazione, la nostra categoria ha visto rinnovati i contratti collettivi con un aumento tabellare a 200 euro ma questo è un fenomeno che riguarda tanti lavoratori e fa parte di un problema che si discute a livello nazionale, oltre ad essere anche uno dei motivi per cui sciopereremo il prossimo 12 dicembre come Cgil".
Non è l'unico fenomeno particolare che si sta manifestando in questo periodo. "C'è anche una tendenza inversa - ricorda Gamba - c'è stato un caso, uno solo quest'anno, di un lavoratore che dalla Città metropolitana e invece è venuto a lavorare in AMT. Si tratta di un tecnico e non di un autista Ma alla base probabilmente c'è stata una scelta diversa, dal pubblico impiego al lavoro in un'azienda pubblica, forse basato sulle possibilità per la sua professionalità".
"Io non assocerei il fatto che esista un problema salariale all'esistenza del fenomeno delle dimissioni - prosegue - che sono dovute anche ad altri fattori: il problema salariale esiste anche altrove e questo può essere frutto di una scelta diversa così come è diverso fare il capotreno o il macchinista in ferrovia rispetto al lavoro di autista in Amt. Dietro c'è una scelta anche di vita e professionale, non lavorare più su turni ma con un orario più canonico. Ad esempio uno dei problemi che abbiamo per i lavoratori, gli autisti, è l'incertezza soprattutto in un momento come questo, una fase in cui saltano i turni e non c'è ad esempio garanzia delle ferie". "Il personale viaggiante in AMT da anni subisce questa negatività - conclude - un problema anche per il recupero psicofisico del lavoratore e che incide parecchio nelle scelte".






