È una questione di equilibrio, e il TEDxGenova di quest’anno lo dimostra fin dal primo istante, trasformando il palco in uno spazio dove idee, performance e visioni opposte trovano un punto comune.
Il tema scelto, “Poli”, racconta il nostro tempo: un’epoca segnata dalla pluralità ma anche da contrasti sempre più marcati, poli opposti che faticano a parlarsi. La domanda che attraversa l’intero evento è semplice e ambiziosa allo stesso tempo: come si fa a far sì che le differenze non diventino motivo di scontro, ma un punto di equilibrio?
L’evento, andato in scena al Teatro Ivo Chiesa domenica 16 novembre, sin dall’apertura ha voluto dare spazio a una forma di equilbrio fisica, con una performance fisica “senza i piedi per terra”, un inno visivo alle spinte contrarie che convivono nel movimento, interpretata da Isabel Rossi, che ha avuto il compito di introdurre una giornata pensata per allargare lo sguardo, cambiare prospettiva, scoprire nuove connessioni.

Il primo ospite a salire sul palco è Daniele Zinni, autore, memer, analista dei nuovi media. Nel 2023 ha pubblicato con Einaudi Meme del sottosuolo, un saggio che studia come i meme non siano solo battute da social, ma strumenti potentissimi per creare appartenenza, identità e narrazioni. Spesso dalle idee nascono tifoserie, provocazioni, contrapposizioni. Ma spesso non teniamo in considerazione che il modo in cui formuliamo i problemi determina le soluzioni che possiamo immaginare, e i meme possono radicalizzare, certo, ma anche far sorridere, ridurre le distanze, aprire spiragli di dialogo.

Il secondo speaker, Arturo Sica, formatore e psicoterapeuta, è il fondatore del centro WhiteDoveGenova, attivo dal 1982 nella costruzione di buone relazioni. Tra i progetti principali c’è “Lato Oscuro”, un percorso dedicato agli autori di violenza domestica e comportamenti abusivi. Sica porta su quel palco una domanda complessa: come si aiuta un uomo violento a cambiare? Racconta di percorsi in cui uomini che considerano le donne “accessori” provano per la prima volta a mettere in discussione minimizzazioni, negazioni, autoscarico di responsabilità. Un processo lungo, fragile, ma possibile. Il suo talk diventa così un invito a ripensare il maschile entro coordinate più sane, non basate sulla prevaricazione ma sulla relazione.

A seguire, sul palco arriva Chiara Antonucci, co-founder e CEO di Abit Agritech, startup nata nel 2022 per supportare gli agricoltori con strumenti basati sull’intelligenza artificiale. Il suo intervento parte da una scena quotidiana: fare la spesa. Davanti a mele bio, sfuse o confezionate, cerchiamo rassicurazioni, spesso emotive, non razionali. Scegliere prodotti “naturali” o “bio” ci fa sentire più tranquilli, ma Antonucci smonta questa scorciatoia percettiva: “Non è paura della tecnologia. È paura che qualcosa di invisibile possa farci male”. E ribalta il luogo comune più radicato: “La scelta giusta è quella che ha meno impatto sull’ambiente, non quella che sembra più autentica”. La scienza, spiega, è fondamentale per affrontare il cambiamento climatico, aumentare la produttività e preservare la biodiversità. Il suo talk è un invito a superare la dicotomia semplicistica tra natura “buona” e tecnologia “cattiva”.

Prima della pausa, la coreografa e artista Wanda Moretti, pioniera italiana della danza verticale dagli anni ’90, porta una riflessione che è anche una metafora perfetta per il tema della giornata: guardare il mondo da un’altra prospettiva. Letteralmente. Moretti racconta di una danza che non si relaziona allo spazio, ma alle persone; di performance in cui il pubblico è coinvolto, disposto uno di fronte all’altro, chiamato a contare fino a tre guardandosi negli occhi. La sua ricerca artistica ribalta punti di vista e geometrie, mostrando come gli equilibri cambino quando si osservano le cose da sottosopra.

Dopo l’intervallo, il palco del TEDxGenova torna ad accendersi con l’intervento di Luca Zorloni, giornalista e head of editorial content di Wired, che da anni racconta i rapporti, spesso complessi, tra economia, politica e innovazione. Nel 2024 ha pubblicato Il paese più bello del mondo, romanzo distopico ambientato nel 2032 in cui le città italiane diventano parchi a tema, perfetti per i turisti ma svuotati della loro vita reale. Ed è proprio da qui che parte il suo talk: “Siamo destinati a diventare un paese esclusivamente turistico?”. Zorloni affronta il tema dell’overturismo con lucidità: da una parte ricchezza, investimenti, opportunità; dall’altra sovraffollamento, insostenibilità, cittadini sfollati dalle proprie case. “Andare in vacanza è diventato un argomento divisivo”, osserva. Il turismo come cartolina, dice, è una cornice troppo stretta per contenere la complessità del presente, mentre l’aumento dei flussi concentra i problemi anziché risolverli. Eppure esistono anche modelli virtuosi: gli alberghi diffusi, i paesi sconosciuti che grazie ai visitatori non si spopolano, le botteghe artigiane che sopravvivono grazie a un’economia più dinamica. “Non dobbiamo trasformarci in un parco a tema, ma restare una casa viva, capace di accogliere”.

Poi il palco passa a Nicole H. Romano, co-founder e CTO di MoonlightAI. Esperta di intelligenza artificiale con un PhD a Stanford, Romano sviluppa tecnologie che semplificano la diagnosi dei tumori ematici a partire da una singola goccia di sangue. Il suo intervento, l’unico della giornata in inglese, mostra come l’AI possa diventare un alleato potente per la salute: riduce i tempi, abbatte i costi, rende le terapie più accessibili. Un esempio concreto di come l’innovazione possa ampliare, e non restringere, i poli delle possibilità.

È poi il turno di Laura Crispini, geologa e ricercatrice dell’Università di Genova, veterana di otto spedizioni in Antartide. Il suo racconto trasporta il pubblico in luoghi estremi: due mesi in mare aperto su una nave che perfora carote di roccia per studiare la crosta terrestre e la sopravvivenza dei microrganismi. Ma quella spedizione diventa soprattutto una metafora. Crispini, spesso unica donna a bordo in uno dei suoi viaggi, confessa di aver pensato che la cosa più importante fosse farcela da sola. “La verità - ammette – è che le scoperte più importanti nascono dalle collaborazioni”. Nei campi remoti dell’Antartide, persone provenienti da tutto il mondo imparano a convivere, a lavorare insieme nonostante lingue e culture diverse. “I luoghi estremi creano ponti”, racconta. E come in fisica i poli opposti tengono insieme le linee di forza, così la polarizzazione, se osservata da un’altra prospettiva, può diventare un modo per focalizzarsi su qualcosa di nuovo. Unire, anziché dividere.

“Due mesi fa lo spettacolo sarebbe finito qui”, spiega Daniele Bonanzinga dal palco, uno dei tanti volontari dell'Associazione Convergenza che permettono a TEDx Genova di esistere. E invece questa edizione si chiude con un momento speciale: l’intervento di Stefano Rebora, fondatore di Music for Peace. Da oltre trent’anni organizza missioni umanitarie nelle zone di conflitto, e in un videomessaggio racconta la straordinaria raccolta di alimenti per Gaza avvenuta in città a fine agosto 2025. Non è un elenco di numeri, ma un appello umano. “A prescindere da come la pensiate vi chiedo: 70 mila morti dichiarati, forse 200 mila sotto le macerie, di cui 20 mila bambini… possiamo accettarlo?”. La raccolta di cibo, spiega, non è solo logistica: “Si raccoglie cuore e testa”. Mezzo milione di persone, in quei giorni, hanno partecipato o sostenuto l’iniziativa, viaggiando simbolicamente su quei container di aiuti. "Prima delle nostre differenze, prima delle nostre divisioni, prima del colore - ricorda - dobbiamo ricordarci di essere umani. E la sera della fiaccolata ce lo siamo ricordato”.
Perché il filo rosso della giornata, alla fine, è proprio questo: da soli possiamo fare molto poco, insieme possiamo cambiare il mondo. E forse l’equilibrio, quello vero, nasce proprio qui: nell’incontro tra poli che imparano a tenersi, senza paura di mescolarsi.








