"Quella che vi apprestate a osservare non è solo una mostra fotografica, ma un cammino attraverso simboli, immagini e parole che parlano di donne, della loro bellezza, della loro resistenza, delle ferite invisibili e visibili che portano con sé”. Sono queste le parole che accolgono il pubblico, fissando il senso profondo di Parti di donna – Non recidere i fiori, l’esposizione allestita in Prefettura che utilizza arte e natura come voce civile, denuncia e speranza.
Il progetto nasce dalla collaborazione tra Ilaria Scaliti, pedagogista e teatroterapeuta specializzata nella marginalità, e Claudia Oliva, fotografa professionista e volto della Liguria Film Commission. Insieme hanno costruito un percorso visivo in cui "ogni immagine è l’incontro tra un fiore e una donna”, e "ogni abito rosso è un richiamo non solo al dolore, ma anche alla forza, alla dignità, alla possibilità di rinascere”.
Negli spazi istituzionali della Prefettura, l’esposizione mette al centro la forza e le ferite femminili, creando un dialogo serrato tra arte, istituzioni e società. L’obiettivo è raccontare come la violenza sia una costruzione culturale da decostruire giorno dopo giorno.
Scaliti ha spiegato che l’idea è nata dall'incontro tra due donne molto diverse: “proprio per questo abbiamo cercato di definire quante sfaccettature, quanti colori hanno le donne e dare voce ai fiori. Non sono necessariamente fragili: nel nostro pensiero questo è quello che sono i fiori, mentre sono molto forti, continuano ad andare avanti con oltre il vento, oltre le raffiche, oltre la pioggia. Noi donne ce la facciamo”.
Il racconto visivo intreccia parti di corpi femminili e fiori, metafora di resilienza, cura e rinascita. La pedagogista ha sottolineato l'ampiezza del fenomeno: “La violenza non è solo sessuale e fisica, ma è anche psicologica, economica. Sta aumentando giorno per giorno e negli adolescenti sempre di più, non solo nelle donne ma anche nei maschi”.
Le fotografie alle donne sono state realizzate da Scaliti, mentre i fiori sono stati forniti dalla Liguria Film Commission con Claudia Oliva: "Io ho fatto la parte femminile e lei mi ha chiesto se potevamo unirle”.
La mostra si configura anche come un invito esplicito e urgente alla consapevolezza: “Riconoscere la violenza, anche quella sottile, anche quella che si insinua nei rapporti affettivi, nelle parole, nei silenzi. E dire insieme che non è normale. Che non è accettabile. Che si può e si deve cambiare”.
Il messaggio finale risuona come un monito rivolto all'intera città: “Non è solo una mostra: è un invito a guardare con occhi nuovi. A difendere ogni fiore, ogni vita, ogni voce. Non recidere i fiori. Non spezzare le donne”.






