In occasione del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, il Comune di Genova annuncia un’iniziativa che segna un cambio di passo nel panorama educativo cittadino: da gennaio partirà un percorso di educazione affettiva in quattro scuole dell’infanzia comunali, Firpo, Mazzini, Botticelli e Santa Sofia, rivolto ai bambini dai tre ai sei anni e sviluppato in collaborazione con i centri antiviolenza e i gruppi pedagogici interni alle strutture.
“Proporremo ai genitori, a partire da gennaio, un percorso di educazione affettiva per i bambini più piccoli in quattro scuole dell’infanzia. È un messaggio importante e una scelta coerente con la nostra posizione molto chiara su questo tema: c’è un enorme bisogno di educazione sesso-affettiva per i più giovani, e oggi, più che mai, lo ricordiamo” spiega la sindaca Silvia Salis presentando il progetto. Si tratta anche di superare un dibattito nazionale spesso polarizzato: “Credo che tutti i sindaci debbano impegnarsi sulle problematiche che vedono direttamente sul loro territorio. Il tema della violenza di genere, del linguaggio usato verso le donne, delle difficoltà che ancora incontrano nell’emanciparsi, è responsabilità di tutti. Se hai la possibilità di incidere, devi prenderti questa responsabilità”.
Salis rivendica inoltre la scelta politica alla base dell’intervento: “Il benaltrismo è una forma di violenza. Delegittimare l’educazione affettiva e i diritti delle persone discriminate è una forma di violenza. Un’amministrazione progressista deve distinguersi: partire con questo progetto significa dare un modello alternativo. Se un bambino vive in una casa dove un padre è violento con la madre, gli verrà insegnato che quel modello è sbagliato e che esiste un’alternativa”.
La sindaca aggiunge che anche un singolo risultato renderebbe l’iniziativa preziosa: “Se anche solo uno di questi bambini capirà che il modello tossico che vive in famiglia è sbagliato, sarà valsa la pena. È un piccolo passo, ma molto rappresentativo per l’aria che tira in questo Paese. Questo progetto rientra in una visione progressista di città, e noi continueremo a lavorare in questa direzione”.
Salis rivolge infine un messaggio alle ragazze: “Non siete sole. Questa amministrazione c’è, per quanto possiamo fare. Non bisogna accettare. a partire dal linguaggio e poi nei comportamenti, nulla che limiti, reprima o discrimini la vita delle donne”.
A spiegare nel dettaglio il progetto è l’assessora alla Scuola Rita Bruzzone, che rivendica un percorso cominciato anni fa: “Dico con molto orgoglio che partirà questo progetto. Due anni fa, quando ero consigliera di opposizione, presentai una mozione, votata all’unanimità, per introdurre l’educazione sesso-affettiva nelle scuole, a partire dai più piccoli. L’idea condivisa è che l’educazione si costruisce dalla primissima infanzia: si tratta di insegnare quale linguaggio utilizzare, come usare il proprio corpo, il rispetto della libertà altrui e soprattutto la capacità di dire no”.
Con l’ingresso in giunta, spiega Bruzzone, “il percorso è diventato più semplice grazie alla condivisione della sindaca e di tutta la squadra». Un ruolo determinante lo hanno avuto anche le responsabili d’ambito e i gruppi pedagogici delle scuole: «Sono davvero all’avanguardia e offrono risposte importanti”.
Il progetto è sperimentale e parte solo in quattro scuole che hanno già dato piena disponibilità. “Le famiglie saranno coinvolte fin dall’inizio. È evidente, e così si evitano polemiche, che il percorso si fa insieme ai genitori. Ci saranno incontri dedicati anche a loro, perché parteciperanno attivamente al percorso educativo”.
L’assessora chiarisce con fermezza un punto spesso usato per alimentare disinformazione: “Lo ribadisco: educazione sesso-affettiva non significa insegnare ai bambini cos’è il sesso. È quasi banale dirlo, ma va detto chiaramente. Si parla di consapevolezza del proprio corpo e di quello degli altri, al di là di ogni differenza e di ogni genere”.
Alla presentazione erano presenti i due principali centri antiviolenza cittadini, Per Non Subire Violenza e Mascherona, che collaboreranno attivamente. “Sono realtà che da anni conducono laboratori consolidati - spiega Bruzzone -. Valuteremo anche il coinvolgimento di altre associazioni, perché il personale deve essere sempre formato e competente: non possiamo improvvisare, serve chi ha gli strumenti per dare risposte concrete”. Le attività nelle scuole saranno adattate all’età dei bambini: “Parliamo di laboratori di gioco, pittura, espressività, percorsi calibrati dai gruppi di insegnanti insieme ai formatori. Non imponiamo nulla: cerchiamo collaborazione e costruzione condivisa”.
Il percorso riguarderà trecento bambini dai tre ai sei anni. “Talvolta, spiegano dai centri antiviolenza, proprio durante questi percorsi emergono situazioni familiari delicate e alcune mamme trovano il coraggio di rivolgersi ai servizi. Anche questa è prevenzione”.
Il Comune presenterà il progetto il 4-5 dicembre alla conferenza cittadina sulle autonomie scolastiche (ISA). “Le scuole primarie non sono di nostra diretta competenza - precisa - ma molti docenti sono sensibili al tema e già lavorano in questa direzione. Vorremmo mettere a sistema queste esperienze e offrire il supporto dei centri antiviolenza a chiunque lo richieda”.
Per l’amministrazione è un segnale forte, che colloca Genova in una direzione chiara.
“È un piccolo passo, ma rappresenta il modello di città che vogliamo costruire” ribadisce la sindaca Salis. “Vogliamo una comunità che dia strumenti, consapevolezza e alternative ai modelli violenti”.
Un gesto concreto, in una giornata che, come sottolinea Bruzzone, “non dovrebbe neppure esistere, se nel mondo non ci fosse ancora violenza di genere”. Ma proprio per questo, conclude l’assessora, “abbiamo il dovere di dare risposte che siano concrete e non retoriche”.







