La musica che ci gira intorno’ è il format de ‘La Voce di Genova’ dedicato alla scoperta e alla valorizzazione della scena musicale ligure, con un focus su artisti locali, eventi, nuovi talenti e le tradizioni sonore della nostra regione. Ogni settimana la musica sarà protagonista, in ogni sua forma e da ogni punto di vista. Qui troverai interviste agli artisti, le nuove uscite discografiche, gli appuntamenti per vedere concerti ed esibizioni live e spazio a chi, con la musica, ci lavora: dai produttori ai fonici, dai musicisti ai gestori di locali, teatri e spazi dove è possibile far sentire la propria voce.
Arriva un momento, nella vita, in cui tutto ciò che abbiamo vissuto reclama di prendere forma. Per la cantautrice genovese Irene Manca, classe 1994, quel momento è diventato un disco. Everything in its Place esce oggi, 29 novembre, su tutte le piattaforme digitali e viene presentato questa sera a La Claque: un esordio “compatto”, come lei stessa lo definisce, composto da otto brani che insieme disegnano un arco narrativo, dall’ombra alla luce, dal disordine alla quiete.
“Non lo chiamerei un concept album in senso classico, non oso paragonarmi ai veri concept anni Settanta - racconta -, ma il concept c’è: ogni brano nasce dal mio percorso degli ultimi cinque anni, un periodo di grandi cambiamenti, di ansia e domande. La scrittura è diventata parte del mio processo terapeutico, un’estensione del lavoro con la psicologa. Ogni canzone arriva a una sorta di soluzione, a un chiarimento”.
Il disco si apre con Deep in the Dirt, già pubblicato, manifesto dell’intento generale: scavare, affrontare le proprie zone d’ombra, cercare un modo per stare meglio. Si chiude con la title track Everything in its Place, il momento, fragile ma reale, in cui tutto sembra trovare una collocazione. In mezzo, passaggi intimi come Compromise, solo voce e chitarre acustiche, e ballad sospese come A Place Somewhere in Time, arrangiata per piano e voce.
L’album si muove tra alternative rock, folk e pop esistenzialista, con sfumature progressive: una “cartografia sonora delle emozioni” che riflette le radici musicali dell’artista, cresciuta tra classic rock britannico “Deep Purple e Pink Floyd, ascoltati a manetta da mio padre”, e cantautorato italiano trasmesso dalla madre.
A fianco di Manca c’è il producer e compositore genovese Simone Carbone, che ha curato produzione, basse frequenze, mix e mastering. Per il release party a La Claque sul palco ci sarà una formazione più ampia: Giada Bassani (violino e cori), Lorenzo Maresca (chitarra), Alessio Serra (chitarra), Nicola Viola (batteria) e Jack Repetti (basso). I brani, dal vivo, avranno un vestito più rock, “pensato per restituirne tutta la potenza emotiva”. Ad aprire la serata saranno i New Gen, giovane band alternative rock savonese. Alla presentazione saranno esposti i quadri di Thomas Calcagno, autore delle copertine del disco e dei singoli.

Insegnante di inglese alle scuole medie, Manca scrive nella lingua che le è più naturale: “Ho sempre ascoltato musica internazionale, soprattutto rock, quindi il mio orecchio è cresciuto con l’inglese. Ho iniziato a scrivere alle medie e scrivevo già in inglese, un inglese orribile, ho ritrovato i testi ed erano imbarazzanti”, ride.
Un tentativo di scrittura in italiano c’è stato, insieme alla sua band di allora, The Strummers: “Ma non funzionava. Il risultato era troppo barocco, macchinoso. Mi forzavo e mi bloccavo. Tornare all’inglese è stato naturale, tutto ha ripreso a fluire”.
La musica, per Manca, è una presenza originaria: “Mia madre ama raccontare che a otto mesi già imitavo Voglio andare a vivere in campagna di Toto Cutugno”, dice. È cresciuta in una casa dove “si suonava senza saper suonare”, tra accordi tirati giù a orecchio e cantate familiari. Il primo strumento arriva alle medie, poi la prima band punk rock a 14 anni: “Facevamo pena, ma era obbligatorio fare schifo: non c’erano tutorial, si imparava suonando”.
Seguono dieci anni con gli Strummers, fino alla decisione del 2020 di intraprendere un percorso solista: “Avevo cose molto intime da dire, e volevo farlo con la mia voce, non come ‘la cantante del gruppo X’”. La formazione vocale, prima con Giulio Belzer, poi con Giulia Ottonello, le dà struttura, mentre prende forma anche la sua seconda identità professionale: quella di docente.
Chi suonava nei locali di Genova ricorda una stagione molto diversa da quella attuale. Manca lo conferma: “A 14 anni suonavo in piazze, locali, posti come il 261 o il Crazy Bull. Conoscevi band, organizzavi serate insieme. Poi c’è stato uno stop lungo anni. Ora qualcosina si muove, ma continuo a suonare più spesso in riviera che in città. Molti piccoli comuni investono sulle realtà locali; qui spesso si preferisce spendere cifre importanti per portare nomi noti invece di far crescere la cultura dal basso”.
La dimensione comunitaria della musica è un tema che le sta particolarmente a cuore: “Viviamo in un periodo molto individualista, si perde il potere della comunità. Progetti come il collettivo Canta fino a 10, con Irene Buselli e altre artiste straordinarie, dimostrano quanto la collaborazione possa supplire ai mancati investimenti dall’alto”.
La doppia vita, insegnante di giorno, cantante di notte, ormai fa parte del suo equilibrio. “I miei alunni lo sanno eccome”, racconta divertita. “L’anno scorso facevo sostegno, quindi ho portato anche progetti musicali. Qualcuno mi ha trovata su Instagram, altri fotografano i volantini delle serate… Una bambina me ne ha portato uno staccato dal muro per farmi una sorpresa”. Per Manca il punto è spiegare che “gli insegnanti sono persone, con una vita e delle passioni. Credo faccia bene ai ragazzi vedere adulti che coltivano la cultura in modi diversi”.








