Meraviglie e leggende di Genova - 14 dicembre 2025, 08:00

Meraviglie e leggende di Genova - Gli ‘specchi del sole’ che portavano luce tra i vicoli

Oggi poco note e meno diffuse di un tempo, le mampæ furono per secoli furono tra gli elementi più affascinanti del centro storico. Testimoni di un ingegno tipicamente genovese, vennero omaggiate anche da Renzo Piano alla fine del Novecento

Sfogliando vecchi album di fotografie di Genova o passeggiando in alcuni vicoli, come per esempio nella parte finale di via di Mascherona, capita di notare delle sorta di vele capovolte che sembrano formare una sorta di ‘V’ inclinata in corrispondenza delle finestre.

Si tratta delle famose, soprattutto un tempo, mampæ, elementi tipici dell’ingegno genovese frutto delle necessità del centro storico. 

Nominate anche “specchi del sole”, sono dei veri e propri escamotage realizzati anche a basso costo, che avevano il compito di dissipare la penombra dei vicoli e degli appartamenti ai piani bassi.

Derivate dallo spagnolo mampara, cioè paravento, le mampæ compaiono tra XVII e XVIII secolo: inizialmente erano rettangoli di tela bianchissima, tesi su telai di legno, orientati verso il cielo per catturare ogni raggio di luce capace di insinuarsi tra i palazzi. Col passare del tempo, la tela è stata sostituita da lamiera lucida facendo diventare le finestre dei vicoli delle specie di pannelli solari ante litteram.

La funzione era pratica e vitale: amplificare la luce e portarla dentro case, botteghe e laboratori compressi tra muri alti e strade larghe quanto una spanna. Nei piani bassi, dove vivevano artigiani, barcaioli, falegnami, la mampâ era indispensabile. In numerosi volumi strorici che raccontano la vita quotidiana dei secoli scorsi, si incontrano numerose testimonianze che evidenziano come ogni laboratorio avesse la propria manpà. Tramontato il sole, i pannelli venivano ripiegati all’interno diventando una specie di protezione della finestra stessa, soprattutto contro gli agenti atmosferici.

Oggi ne sopravvivono poche decine, preziose testimonianze di una Genova che rischia di scomparire. Le più famose sono in piazza degli Embriaci, in via Mascherona, ai Macelli di Soziglia. Un tempo se ne trovavano moltissime anche in zone come vico del Duca, oggi completamente rimosse.

Unode all’ingegno genovese la volle compiere anche Renzo Piano. L’architetto genovese, infatti, nel suo riallestimento del porto antico ha scelto di omaggiare le manpê integrandole nell’edificio di via della Mercanzia, che affaccia sulla Sopraelevata, elevandola a simbolo culturale vero e proprio, frutto dell’intreccio tra ingegno affilato e parsimonia.

Vederle ancora oggi vuol dire tornare con la mente a una Genova diversa quando, con un pizzico di intuizione, si sopperiva alle fatiche della vita quotidiana lasciandoci ancora una importante lezione: non c’è mai troppo buio, serve solo orientare la luce.

Isabella Rizzitano

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