Attualità - 16 dicembre 2025, 11:30

Acquario di Genova e Università Politecnica delle Marche insieme per la conservazione degli abissi marini nell'ambito del progetto europeo Redress

Una vasca dedicata e un’area di approfondimento per scoprire le meraviglie dei fondali del Mediterraneo

Acquario di Genova e Università Politecnica della Marche danno il via a una nuova collaborazione scientifica e divulgativa per la conservazione degli ambienti più profondi e remoti del Mediterraneo, nell’ambito del progetto europeo REDRESS che ha l’obiettivo di valutare il livello di degrado di questi ambienti unici e sviluppare strategie efficaci per il loro restauro.

Dal 16 dicembre, la struttura genovese dedica una vasca al Mediterraneo profondo, ospitando diversi esemplari di organismi ed un’area di approfondimento sul progetto. Gli organismi, tra cui esemplari di coralli profondi, sono stati raccolti nei nel canyon Dohrn del Golfo di Napoli, fino a 500 m di profondità, e sono stati trasportati all’Acquario di Genova dove sono stati presi in carico dai biologi della struttura che li ha inseriti in apposite vasche curatoriali per il periodo di quarantena prima dell’inserimento in vasca espositiva.

L’iniziativa rientra in una più ampia collaborazione tra Acquario di Genova e Università Politecnica delle Marche che negli anni hanno lavorato fianco a fianco in diversi progetti di ricerca e conservazione, e ha l’obiettivo di unire le competenze e il know-how specifici di entrambi in ambito scientifico e divulgativo per avvicinare il grande pubblico a uno degli ambienti più misteriosi e meno esplorati del pianeta.

Gli ambienti marini profondi

Gli ambienti marini profondi, oltre i 200 metri di profondità, ospitano una straordinaria varietà di habitat e un numero enorme di specie, in larga parte ancora sconosciute. Si tratta di ambienti che coprono circa il 65% della superficie del pianeta e includono barriere coralline profonde, canyon sottomarini, montagne sottomarine, oasi idrotermali e fosse oceaniche, popolati da organismi capaci di vivere ad altissime pressioni, in assenza di luce e a basse temperature. Ogni spedizione scientifica nelle profondità del mare porta alla scoperta di nuove specie e si stima che negli abissi vivano da 500.000 a forse diversi milioni di specie. Questi ecosistemi, fondamentali per l’equilibrio degli oceani, sono oggi fortemente minacciati dalle attività umane, in particolare dalla pesca a strascico, dall’inquinamento e dai rifiuti marini, dal traffico navale e dalle attività di estrazione di materie prime, che provocano danni importanti anche agli habitat profondi del Mare Nostrum.

Il progetto REDRESS

Il progetto REDRESS, coordinato dall’Università Politecnica delle Marche, coinvolge 26 partner provenienti da 15 Paesi europei ed extraeuropei. Sta conducendo un numero straordinario di campagne oceanografiche, dall’Islanda alle Azzorre, dalle coste atlantiche di Spagna e Francia al Mediterraneo, dal Mar Tirreno fino a Israele.

REDRESS raccoglie la sfida del restauro degli ecosistemi marini profondi attraverso lo sviluppo di nuove tecnologie che permettono di prelevare organismi da habitat integri e di ricostruire quelli danneggiati. Molti ambienti verranno rigenerati favorendo la ricolonizzazione naturale tramite l’uso di incubatori profondi in grado di attirare le larve e trasferire gli organismi nelle aree dove sono scomparsi. Il progetto supporta inoltre la rigenerazione dei coralli profondi e delle cosiddette “foreste animali”, utilizzando frammenti e organismi catturati accidentalmente dalle reti da pesca, che vengono reimpiantati sul fondale dopo essere stati fissati a substrati eco-compatibili.

Tra i team italiani coinvolti, oltre all’Università Politecnica delle Marche (Roberto Danovaro e Cristina Gambi), partecipano anche il CNR (Federica Foglini e Giorgio Castellan) e la Stazione Zoologica Anton Dohrn (Simone Canese).

Siamo molto contenti di rinnovare la collaborazione con l'Università Politecnica delle Marcheafferma Silvia Lavorano, Curatore Generale di Costa Edutainment - che ci ha visto uniti negli anni passati in diversi progetti di conservazione. Accordi di questo tipo rappresentano un riconoscimento importante del ruolo che strutture come l'Acquario di Genova svolgono nel panorama scientifico: da un lato, mettiamo a disposizione della ricerca un know-how specialistico nel mantenimento degli animali in ambiente controllato, fondamentale per gli studi scientifici; dall'altro, grazie ai flussi di visitatori e alle numerose scuole che ospitiamo ogni anno, abbiamo una grande capacità di tradurre i risultati della ricerca in divulgazione accessibile e coinvolgente. Questa sinergia tra ricerca, conservazione e comunicazione scientifica è essenziale per sensibilizzare il pubblico sulla tutela dell'ambiente marino e per formare le nuove generazioni”.

La collaborazione tra l’Università Politecnica delle Marche e l’Acquario di Genova permetterà di far conoscere a un grande pubblico questi ambienti così remoti, ricchi di vita e di biodiversità, sensibilizzando tutti alla loro protezione e restauroafferma il professor Roberto Danovaro coordinatore del Progetto Redress, che aggiunge: “Proteggere e restaurare la biodiversità e tutelare la salute degli ambienti profondi è uno dei mestieri delle prossime generazioni, e spero che questa mostra possa ispirare tanti studenti e studentesse a studiare per diventare i futuri restauratori del mare”.

Grazie a oltre 100 giorni di campagne oceanografiche nei mari europei nei primi 18 mesi del progetto, i ricercatori e le ricercatrici di 15 paesi hanno avviato il restauro di numerosi ecosistemi marini profondi, anche nei mari italiani, ma ci vorranno alcuni anni per vedere i risultati tangibili di tutti questi sforzi”, conclude Cristina Gambi, project manager del Progetto Redress.

Redazione

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