La notizia dell’intenzione della Regione Liguria di procedere con un bando per la costruzione di un termovalorizzatore riaccende il dibattito sul dossier della chiusura del ciclo dei rifiuti. A prendere nuovamente posizione, con una nota durissima, è la Rete Liguria dei Comitati e delle Associazioni, che respinge senza mezzi termini l’ipotesi dell’inceneritore, definendola incompatibile con una reale economia circolare.
Secondo la Rete, “l’unica soluzione efficiente per un’economia circolare non è sicuramente quella che prevede l’installazione di una struttura volta a incenerire i rifiuti raccolti nel territorio regionale”. Una scelta che, denunciano, rischia di mettere territori e cittadini gli uni contro gli altri, indipendentemente dal sito individuato, che sia Ferrania, nel Comune di Cairo Montenotte, o Scarpino, a Genova.
Il giudizio sull’impianto è netto: “Quello proposto è un impianto che puzza di morte: morte della democrazia, della salute dei cittadini e dell’ambiente”. Parole che accompagnano l’accusa alla Regione di mostrare “un totale disinteresse alla vita e all’ecosistema”, continuando a puntare su soluzioni ritenute superate e dannose.
Nel documento, la Rete respinge anche l’idea che l’opposizione all’inceneritore sia un rifiuto ideologico. “Non vogliamo essere pateticamente accusati di dire No a qualsiasi cosa”, scrivono, ribadendo invece una proposta alternativa basata sulla chiusura del ciclo dei rifiuti e sulla valorizzazione delle cosiddette “materie prime seconde”. Il cassonetto, spiegano, dovrebbe essere considerato una vera e propria “miniera urbana”.
Ampio spazio viene dedicato alle criticità tecniche dei termovalorizzatori. Anche quelli di ultima generazione, sottolineano, rilasciano inquinanti dannosi per la salute e producono scarti che finiscono comunque in discarica: circa il 30% in peso di ceneri, contenenti anche metalli pesanti, più un ulteriore 3% di rifiuti pericolosi derivanti dalla depurazione dei fumi. A questo si aggiunge un rendimento energetico giudicato molto basso, tra il 21 e il 22%, con costi del chilowattora nettamente superiori rispetto ad altre fonti, comprese le rinnovabili.
La strada indicata è un’altra: incremento deciso della raccolta differenziata fino al raggiungimento degli obiettivi europei, potenziamento del riciclo effettivo, impianti di trattamento meccanico-biologico per il recupero dei materiali e strutture di biodigestione. Una strategia che, secondo la Rete, sarebbe “molto più economica e sostenibile rispetto a un termovalorizzatore costoso e altamente inquinante”.
Per queste ragioni, la conclusione è una bocciatura totale della proposta regionale, giudicata “irricevibile e priva di una reale strategia industriale a beneficio dei cittadini e dell’ambiente”. Uno scontro destinato a riaccendersi nelle prossime settimane, mentre il tema della gestione dei rifiuti torna al centro del dibattito ligure.






