Attualità - 16 dicembre 2025, 13:44

Termovalorizzatore, la Rete dei comitati contro la Regione: “Un impianto che puzza di morte e divide le comunità”

Dopo le indiscrezioni sul bando regionale, la Rete Liguria dei Comitati e delle Associazioni boccia l’ipotesi dell’inceneritore e rilancia l’economia circolare: “Rifiuti zero, più riciclo e impianti per il recupero, non strutture costose e inquinanti”

Termovalorizzatore, la Rete dei comitati contro la Regione: “Un impianto che puzza di morte e divide le comunità”

La notizia dell’intenzione della Regione Liguria di procedere con un bando per la costruzione di un termovalorizzatore riaccende il dibattito sul dossier della chiusura del ciclo dei rifiuti. A prendere nuovamente posizione, con una nota durissima, è la Rete Liguria dei Comitati e delle Associazioni, che respinge senza mezzi termini l’ipotesi dell’inceneritore, definendola incompatibile con una reale economia circolare.

Secondo la Rete, “l’unica soluzione efficiente per un’economia circolare non è sicuramente quella che prevede l’installazione di una struttura volta a incenerire i rifiuti raccolti nel territorio regionale”. Una scelta che, denunciano, rischia di mettere territori e cittadini gli uni contro gli altri, indipendentemente dal sito individuato, che sia Ferrania, nel Comune di Cairo Montenotte, o Scarpino, a Genova.

Il giudizio sull’impianto è netto: “Quello proposto è un impianto che puzza di morte: morte della democrazia, della salute dei cittadini e dell’ambiente”. Parole che accompagnano l’accusa alla Regione di mostrare “un totale disinteresse alla vita e all’ecosistema”, continuando a puntare su soluzioni ritenute superate e dannose.

Nel documento, la Rete respinge anche l’idea che l’opposizione all’inceneritore sia un rifiuto ideologico. “Non vogliamo essere pateticamente accusati di dire No a qualsiasi cosa”, scrivono, ribadendo invece una proposta alternativa basata sulla chiusura del ciclo dei rifiuti e sulla valorizzazione delle cosiddette “materie prime seconde”. Il cassonetto, spiegano, dovrebbe essere considerato una vera e propria “miniera urbana”.

Ampio spazio viene dedicato alle criticità tecniche dei termovalorizzatori. Anche quelli di ultima generazione, sottolineano, rilasciano inquinanti dannosi per la salute e producono scarti che finiscono comunque in discarica: circa il 30% in peso di ceneri, contenenti anche metalli pesanti, più un ulteriore 3% di rifiuti pericolosi derivanti dalla depurazione dei fumi. A questo si aggiunge un rendimento energetico giudicato molto basso, tra il 21 e il 22%, con costi del chilowattora nettamente superiori rispetto ad altre fonti, comprese le rinnovabili.

La strada indicata è un’altra: incremento deciso della raccolta differenziata fino al raggiungimento degli obiettivi europei, potenziamento del riciclo effettivo, impianti di trattamento meccanico-biologico per il recupero dei materiali e strutture di biodigestione. Una strategia che, secondo la Rete, sarebbe “molto più economica e sostenibile rispetto a un termovalorizzatore costoso e altamente inquinante”.

Per queste ragioni, la conclusione è una bocciatura totale della proposta regionale, giudicata “irricevibile e priva di una reale strategia industriale a beneficio dei cittadini e dell’ambiente”. Uno scontro destinato a riaccendersi nelle prossime settimane, mentre il tema della gestione dei rifiuti torna al centro del dibattito ligure.

Redazione

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