Alla mostra per celebrare i primi cinquant’anni del Teatro della Tosse, visitabile a Palazzo Ducale dal 17 dicembre al 25 gennaio, ci sono costumi, scenografie, scatti delle rappresentazioni. E questo tutti potevamo immaginarlo. Quello che non ci aspettavamo, però, è l’atmosfera che questi elementi sono riusciti a creare, mescolandosi sapientemente con le installazioni, con il tocco marcato di Luzzati e delle sue opere sparse per la Sala del Munizioniere, e la capacità di coinvolgere le nuove generazioni al punto di trasformare anche i bagni in una delle sale, in cui perdersi tra le scritte sui muri, sui graffiti, sulla voglia di ‘sporcare’ per rendere più forte e chiaro il messaggio. D’altronde, la ricorrenza non celebra soltanto un anniversario artistico, ma una traiettoria culturale e sociale fondamentale per la città. Il Teatro della Tosse è infatti da sempre ritenuto molto più di un teatro, poiché è sinonimo di rigenerazione urbana, coinvolgimento dei giovani e scommessa sull’innovazione, e questa istituzione ha saputo trasformare il Centro storico di Genova, dialogando con le giovani generazioni e aprendosi ai loro contributi.
Le immagini scelte, i preziosi abiti indossati nelle rappresentazioni nel corso degli anni, parlano da sé a prescindere dallo spettacolo, raccontano una storia che va oltre la singola messa in scena, trasportano in un universo capace di emozionare anche senza conoscere la storia dei protagonisti che ci troviamo davanti.

“Abbiamo cercato di costruire un percorso circolare, ben definito, nel quale si riconoscono molti degli spettacoli realizzati negli ultimi vent’anni - spiega Emanuele Conte, presidente della Fondazione Teatro della Tosse -. Al pubblico viene offerta la possibilità di sbirciare dietro le quinte, di avvicinarsi al lavoro che normalmente resta invisibile. In un certo senso, ci mettiamo in mostra. È uno dei modi che abbiamo scelto per rimanere in contatto con la città”. L’esposizione, a ingresso gratuito, “vuole essere un omaggio a Genova e al legame profondo, stretto e intimo che la città ha con il Teatro della Tosse. I visitatori troveranno molte fotografie e numerosi oggetti che rimandano ad alcuni degli spettacoli più significativi e interessanti degli ultimi vent’anni. Abbiamo deciso di concentrarci soprattutto su questo periodo perché i primi trent’anni sono già stati ampiamente raccontati e celebrati. Questi ultimi vent’anni rappresentano invece la rinascita del Teatro della Tosse, iniziata circa due decenni fa, e segnano il “nuovo corso” della nostra storia. Oggi abbiamo un pubblico molto giovane, che pensiamo verrà a visitare la mostra e ritroverà alcuni degli spettacoli che ha amato, sia in teatro sia all’aperto, nelle produzioni che da sempre ci contraddistinguono”.
Tutto ciò che viene esposto è inedito: fotografie, materiali, video. “In particolare, due grandi video immersivi, dal ritmo incalzante - spiega ancora Conte - raccontano sia le produzioni del Teatro della Tosse sia alcuni dei principali spettacoli ospitati negli ultimi vent’anni. Sono installazioni che permettono di entrare letteralmente dentro l’azione teatrale, di viverla dall’interno. Più che un singolo ricordo, ciò che emoziona è vedere tutto insieme e rendersi conto dell’enorme lavoro svolto in questi anni. È un compleanno talmente importante che è impossibile scegliere un solo elemento simbolico: ogni parte di questo cinquantenario ha un valore speciale. Anche la presenza dei costumi teatrali diventa una celebrazione di ciò che accade dietro le quinte, un aspetto fondamentale quanto quello che avviene sul palco. Del resto, il Teatro della Tosse è uno degli ultimi teatri – forse l’ultimo – a produrre internamente scenografie e costumi: tutto ciò che il pubblico vede nasce nei nostri laboratori di scenografia e di sartoria”.
La Tosse è stata un’"officina di linguaggi" e un presidio culturale che ha abitato e rigenerato spazi, quartieri e comunità, risultando un "patrimonio vivo" e un’istituzione simbolo di Genova e della Liguria. Esporre la storia della Tosse è stata una sfida, perché il teatro è per sua natura un’arte effimera che "si consuma e scompare".

Elemento centrale della narrazione è Padre Ubù, il nume tutelare del teatro e simbolo di ironia, libertà e anarchia. Questo spirito alimenta la continua ricerca di contaminazione dei linguaggi. Ne è esempio il progetto "Ubu Rap" di Theo Rem (Matteo Di Blasi), che mette in dialogo la cultura hip hop con l’icona storica di Ubu, che è anche il logo del Teatro della Tosse. Ed è proprio Di Blasi a curare l’allestimento del bagno della Sala Munizioniere: “Il progetto Ubu Rap è un’operazione ambiziosa che prova a mettere in dialogo il mondo della cultura hip hop con quello del teatro, attraverso l’utilizzo del personaggio di Ubu. Ubu è un’icona del potere, da sempre usata per raccontare la quotidianità e i meccanismi di dominio che ci circondano; è un personaggio che esiste da oltre un secolo ed è anche il logo storico del Teatro della Tosse. Da qui è nata l’idea di una rivisitazione, coerente con il mio background legato alla cultura pop e all’ambiente hip hop. Io provengo da quel mondo e mi sono avvicinato al teatro in un secondo momento: questo progetto è, in fondo, un tentativo di unire due linguaggi che sento entrambi miei”, spiega. “Questo intervento all’interno della mostra è stato per me un grande onore, ed è chiaramente anche una provocazione, un gioco. Se nel rap c’è una forte componente musicale e di aggregazione, che in fondo accomuna hip hop e teatro, questo lavoro attinge molto anche all’estetica dei writer, degli spazi sociali, dei centri sociali: luoghi in cui sono cresciuto e dove ho avuto modo di entrare in contatto con culture alle quali, per il mio contesto sociale, forse non avrei avuto accesso altrove. Spazi che per me sono casa. Anche se possono apparire grezzi o sporchi, sono sempre stati una fonte di ispirazione. Portare questo mondo, spesso marginalizzato o letto solo attraverso una lente moralistica o legata alla legalità, dentro Palazzo Ducale, un’istituzione culturale di altissimo livello, in una sala così prestigiosa, è per me motivo di grande orgoglio”.

L’allestimento nasce anche dal recupero di elementi scenografici precedenti: in particolare dai resti murari della “casa di Ubu”, una grande scenografia documentata, utilizzata in una performance precedente, caratterizzata all’esterno da muri coperti di graffiti e scritte e all’interno dallo spazio domestico di Ubu. “Da qui è nata, insieme ad Alessio Aronne, l’idea di portare quell’allestimento all’interno della mostra. Dal momento che si voleva esporre anche il materiale grafico e le tavole utilizzate per l’immaginario visivo, mi è stato proposto di allestire uno spazio dedicato. Abbiamo pensato simbolicamente al bagno, proprio per mantenere il legame con le subculture, l’underground, tutto ciò che nasce “dal basso”. Un’idea coerente con lo spirito del progetto e con il percorso che rappresenta”.
Ed è così che si passeggia tra una sala e l’altra, sognando, ricordando, ammirando, volendo conoscere qualcosa in più di questo o quello spettacolo, cercando di ‘porre rimedio’ alle proprie lacune ed entrando a far parte della storia di domani documentandosi sulle nuove produzioni. “Mi colpisce davvero l’originalità del linguaggio e la capacità di coinvolgere una molteplicità di ispirazioni culturali: non solo il teatro, ma anche suggestioni visive, arte scenica, scenografie, costumi - commenta Sara Armella, Presidente Palazzo.Ducale Fondazione per la cultura -. È una contaminazione ricca, che restituisce un’idea di cultura ampia e viva. Credo che questa sia una bellissima occasione per ripercorrere insieme i cinquant’anni del Teatro della Tosse, le sue innovazioni, gli stimoli che ha saputo offrire al mondo culturale genovese e le sperimentazioni che ha introdotto nel tempo. Per questo siamo molto contenti e pienamente in sintonia con una visione della cultura che sentiamo anche nostra”. Anche Ilaria Bonacossa condivide l’entusiasmo per la mostra: “La forza di questa esperienza sta proprio nel senso iniziale di spaesamento: ci si chiede dove ci si trovi, cosa stia accadendo. È una sensazione che spinge a voler capire, a guardare oltre. E invita a riflettere su come ogni spettacolo, che il pubblico vive nella magia dell’istante, sia in realtà il risultato di un lavoro lungo e complesso, fatto di backstage, di costruzione delle scene, di narrazioni che prendono forma poco alla volta”.

La direzione artistica della Mostra è di Emanuele Conte. I curatori sono Giampaolo Bonfiglio e Alessio Aronne. Curatore della sezione specifica "Dalle origini al nuovo millennio" è Pier Paolo Rinaldi.
Gli orari di apertura standard sono:
• Da martedì a domenica, dalle ore 10 alle ore 19.
Giorni di chiusura:
• La mostra è chiusa il lunedì (salvo aperture straordinarie).
• È chiusa anche nei giorni 24, 25 e 31 dicembre, e il 1 gennaio.
Aperture Straordinarie:
• Sono previste due aperture straordinarie per i lunedì 26 dicembre e 5 gennaio, dalle h. 10 alle h. 19.
Ingresso gratuito.



























