Quantità e qualità delle merci raccontano di una rotta via mare Genova-Israele redditizia per diversi settori.
Dopo aver descritto, nei giorni scorsi, i volumi complessivi di merce movimentata tra i porti di Genova e Savona-Vado e gli scali israeliani di Ashdod e Haifa (circa 17.000 TEU nel primo semestre 2025, di cui 13.500 pieni, con una crescita del 13,4% rispetto allo stesso periodo del 2024 e una quota di export pari al 75% - leggi il servizio cliccando QUI) oggi si può mettere a fuoco anche la tipologia di quei carichi.
A fornirla è Spediporto, l’associazione degli spedizionieri internazionali di Genova, che per il biennio 2024-2025 indica un podio ben definito: in testa i macchinari e le apparecchiature industriali, seguiti dai prodotti chimici e farmaceutici, e dalle apparecchiature elettriche, elettroniche e ottiche.
Settori che non si limitano a numeri e definizioni generiche: nei macchinari rientrano impianti per la lavorazione dei metalli, linee di confezionamento, tecnologie per l’industria alimentare e altri impianti speciali. Nella chimica industriale, un valore stimato tra 270 e 390 milioni di euro. Nell’elettronica e ottica, strumenti di misura, apparecchi elettromedicali e dispositivi sia industriali che di consumo.
Il resto del quadro è completato da autoveicoli e componenti, mobili e arredamento, prodotti alimentari trasformati (pasta, conserve, dolci, caffè, oli), materie plastiche e articoli in gomma, fino ai beni di lusso e metalli preziosi, con perle, pietre, gioielli, articoli in pelle e occhialeria.
Secondo Spediporto, le radici produttive di queste merci affondano soprattutto in Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna e Piemonte: quattro regioni considerate i motori dell’export italiano verso Israele. Un flusso sostenuto da una domanda orientata a prodotti tecnologici e di qualità, e reso più agevole da condizioni commerciali favorevoli: accordi ad hoc e assenza di dazi.
Un mosaico che, unito ai volumi registrati, restituisce l’immagine di un interscambio consolidato, in cui i porti liguri sono crocevia strategico non solo per quantità, ma anche per la varietà e il valore della merce che attraversa il mare per arrivare in Israele.
Tra numeri, dati e statistiche si inserisce la mozione del Comune di Genova che ha riconosciuto qualche giorno fa lo Stato di Palestina, un gesto simbolico che è anche una presa di posizione netta nel conflitto che sta lacerando il Medio Oriente e che sta portando morte e distruzione tra i civili nella Striscia di Gaza. Una mossa che dimostra ancora una volta la doppia anima di una Genova impegnata in prima linea nel riconoscere il diritto di esistere allo Stato di Palestina, ma anche consapevole che l’attività portuale passa inevitabilmente anche da rapporti commerciali stretti e intensi con Israele.






