Nei primi sei mesi del 2025, i porti di Genova e Savona-Vado hanno movimentato circa 17.000 TEU nei traffici marittimi con Israele. Una sigla che, in gergo logistico, indica i container da 20 piedi (TEU sta per Twenty-foot Equivalent Unit), l’unità di misura standard per quantificare i volumi nel trasporto marittimo. Di questi container, ben 13.500 risultano pieni, segno che l’interscambio commerciale tra Liguria e Israele è tutt’altro che marginale.
I numeri, diffusi dall’Autorità di Sistema Portuale del Mar Ligure Occidentale e pubblicati, parlano chiaro: il solo primo trimestre dell’anno ha fatto segnare un +13,4% rispetto allo stesso periodo del 2024. A trainare l’aumento è soprattutto l’export, che rappresenta circa il 75% dei volumi totali. I principali porti di destinazione sono quelli israeliani di Ashdod e Haifa, collegati stabilmente ai terminal liguri da linee commerciali consolidate.
Dati che, in un altro momento storico, sarebbero rimasti confinati tra le statistiche settoriali. Ma che oggi assumono una valenza ulteriore alla luce del dibattito politico riacceso a fine luglio in Sala Rossa. Lo scorso 30 luglio, infatti, il consiglio comunale di Genova ha approvato una mozione simbolica per il riconoscimento dello Stato di Palestina. Un atto politico, non giuridicamente vincolante, che ha tuttavia aperto interrogativi su eventuali conseguenze economiche, in particolare sul fronte dei rapporti commerciali con Israele.
A sciogliere il dubbio è intervenuta direttamente la stessa Autorità portuale: “Non si prevedono correlazioni dirette fra la determinazione assunta dal Consiglio comunale e i traffici dei porti di Genova e Savona-Vado, anche in considerazione del fatto che gli scali del sistema servono un hinterland che si estende anche oltre i confini regionali e nazionali”.
Nessun segnale di frenata, dunque, né conseguenze concrete per lo snodo logistico ligure. Al contrario: i dati confermano il ruolo strategico dei porti di Genova e Savona-Vado come hub per le esportazioni italiane verso il Mediterraneo orientale, Israele in primis. Una conferma che arriva nonostante le tensioni internazionali e le scelte politiche simboliche che, almeno per ora, non sembrano intaccare i flussi economici.
Ma il dibattito rimane aperto. È di pochi giorni fa la protesta dei ‘camalli’ genovesi per il possibile attracco nel porto del capoluogo di una nave carica di materiale bellico diretta verso Israele. La Cosco Pisces, poi, non ha fatto scalo a Genova, rimanendo ferma per diverse ore al largo di La Spezia prima di riprendere il mare.
Una posizione anti-bellica, quella dei lavoratori portuali, ribadita anche questa mattina con un presidio sotto Palazzo San Giorgio.














