Attualità - 04 dicembre 2025, 09:17

Ex Ilva, dopo le tensioni in Prefettura i manifestanti vanno a occupare i binari della stazione Brignole

Salis è tornata dai lavoratori in largo Lanfranco per ribadire le richieste che porterà a Roma domani dal ministro Urso. Palombo: "Chiediamo di non interrompere la produzione, è la morte dell'industria siderurgica italiana"

Pensiamo che senza industria non ci sia futuro per questo Paese”. Così Michele De Palma, Segretario generale Fiom, questa mattina a Cornigliano alla partenza del corteo dei lavoratori ex Ilva in direzione Prefettura. “Oggi stiamo scioperando per la dignità di chi lavora, perché è inaccettabile che il governo, che aveva presentato un piano da noi condiviso, basato su tre DRI (l'impianto che produce il preridotto di ferro da caricare nei forni elettrici) e quattro forni elettrici, tra cui uno a Genova, per garantire continuità produttiva, occupazione e decarbonizzazione, abbia improvvisamente cambiato le carte in tavola, fermando tutti gli impianti. Per noi è inaccettabile. Per questo chiediamo alla presidente del Consiglio di convocarci al tavolo, di bloccare questo piano che, di fatto, porta alla chiusura degli impianti e di avviare quella società pubblica che chiediamo da tempo per realizzare il piano industriale che lo stesso governo aveva previsto per gli stabilimenti dell’ex Ilva”.

La risposta del ministro Urso, arrivata ieri in Parlamento, non è una risposta - prosegue -: ieri ha detto delle bugie. Basta guardare qui intorno: tutti questi lavoratori non hanno “frainteso” nulla. Non l’hanno fatto qui e non l’hanno fatto negli altri stabilimenti dell’ex Ilva. Noi sappiamo benissimo perché le persone sono fuori: stiamo chiedendo di tornare al lavoro. Il ministro sostiene che sia tutto normale, che tutti torneranno a lavorare, ma quello che non dice è che non ci sono i soldi per far funzionare gli impianti. Questa è la verità: il governo deve mettere le risorse necessarie a garantire continuità produttiva. L’unità del complesso Ilva resta la strada da perseguire”.

"In questo momento l’unità è rappresentata dal piano industriale di verticalizzazione che era stato deciso e condiviso, e che prevedeva impianti DRI e forni elettrici. Ma il problema principale oggi è che stanno cancellando la stessa possibilità dell’azienda di stare sul mercato in futuro. Perché se non si interviene per mantenere la capacità produttiva, è evidente che si mette a rischio tutto il sistema: hanno cancellato Genova e Novi, che lavoravano perché trasformavano l’acciaio prodotto a Taranto. Se fermi Taranto, inevitabilmente fermi anche gli altri impianti. Il punto è che per garantire continuità produttiva bisogna avere acciaio da trasformare negli impianti di Genova e Novi, che sono anche quelli che garantiscono più reddito: nessun produttore vende sul mercato l’acciaio non trasformato. Domani a Roma ci sarà un incontro con la sindaca, il presidente della Regione e il ministro, ma non con i sindacati. Perché? Cosa vi aspettate da questo incontro? Noi non andiamo perché non siamo stati convocati. E quello che ci aspettiamo è che le istituzioni dicano al ministro Urso che il tempo degli incontri frammentati, che dividono e indeboliscono, è finito. Serve invece un incontro a Palazzo Chigi, dove tutti si assumano la responsabilità di fare scelte utili ai lavoratori e ai territori in cui gli impianti insistono. Un incontro sul futuro dell’azienda senza di voi, e a quanto pare neppure con i commissari, è una situazione molto particolare. Continuo a pensare che, invece di convocare tavoli di questo tipo, sarebbe necessario convocare il tavolo a Palazzo Chigi. La presidente del Consiglio non può lasciare questa vicenda nelle sole mani del ministro Urso, che di fatto ha fallito il piano che lui stesso aveva presentato. Il punto, per noi, è condividere un piano che permetta di riportare le persone al lavoro, garantire continuità produttiva e occupazionale e portare avanti la decarbonizzazione degli impianti”. 

ANCHE LA SINDACA SILVIA SALIS È ARRIVATA IN MANIFESTAZIONE

"Essere qui oggi era indispensabile, ma in realtà ci sono sempre stata e ci sarò sempre: non è una novità, e non cambierà nel tempo" ha dichiarato la sindaca Silvia Salis arrivata al presidio poco dopo le 9. "Domani andremo a Roma, come sapete, per chiedere non solo le 45.000 tonnellate che ci sono state promesse per arrivare a fine febbraio, ma soprattutto per ottenere che questa vertenza venga affrontata a un livello superiore. Finora non abbiamo ricevuto le risposte di cui avevamo bisogno, e servono chiarimenti soprattutto sul futuro. Lo Stato deve entrare in questa gara, affinché, se dovesse andare deserta, sia comunque garantita una continuità produttiva che mantenga attrattivi questi stabilimenti e che eviti una contrapposizione tra i poli del Nord e Taranto. Le risposte del ministro Urso, al momento, sono soltanto temporanee. Noi abbiamo bisogno di sapere cosa accadrà se la gara non dovesse interessare i privati".

"Parleremo anche delle aree - prosegue - ma è un tema secondario: è ovvio che quelle non utilizzate per la produzione dovranno essere destinate a uno sviluppo industriale sostenibile. Ma non è questo il punto centrale, non servono argomenti di distrazione. Dobbiamo parlare del futuro di questi siti industriali. Se non c’è un piano nazionale, ci chiediamo cosa succederà ai nostri lavoratori. Cosa si produrrà? Stiamo cedendo un altro pezzo di industria, uno degli ultimi rimasti in Italia, e chiediamo soltanto risposte chiare. È fondamentale che lo Stato si impegni ed entri nella gara, così che, nel caso non ci fosse un vincitore, si possa procedere con una statalizzazione, anche transitoria, necessaria per mantenere gli impianti attrattivi e i lavoratori al loro posto". 

LA POLIZIA SBARRA L'ACCESSO DEI MANIFESTANTI ALLA PREFETTURA 

I manifestanti sono arrivati alle 11,15 in via Roma, dove hanno trovato l'accesso sbarrato dalla Polizia. I lavoratori, in segno di protesta, hanno iniziato a colpire con i caschi di protezione le protezioni. Alle 11,30 i manifestanti hanno sradicato le grate montate ed è iniziato il lancio di lacrimogeni da parte della polizia.

'Vogliamo lavorare, ci dovete arrestare tutti', 'Lavoro, lavoro, lavoro', 'Fate schifo, sono quattro giorni che dormiamo per strada' sono sono alcuni dei cori intonati dai manifestanti. La grata è stata riposizionata da parte dei poliziotti in tenuta antisommossa. Al momento i manifestanti sono fermi nella zona di Largo Lanfranco.

I negozi di via Roma hanno deciso di chiudere le serrande per evitare danneggiamenti.

LA SITUAZIONE DEL TRAFFICO ALLE 12

Le strade bloccate per il corteo a ponente sono state riaperte: via Cornigliano in direzione levante e strada Guido Rossa verso ponente, con uscita su piazza Savio.

I MANIFESTANTI VANNO A BLOCCARE I BINARI DELLA STAZIONE BRIGNOLE

'Andiamo a bloccare la stazione ferroviaria di Brignole': così Armando Palombo poco prima delle 12,10, mentre i manifestanti sono ancora in largo Lanfranco davanti alla Prefettura. Anche la sindaca Silvia Salis ha raggiunto i manifestanti e ribadito le richieste che saranno portate domani a Roma all'attenzione del ministro Urso.

I manifestanti stanno attraversando via SS. Giacomo e Filippo in direzione della stazione.

F. Antonopulo, C. Orsetti., I. Rizzitano

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