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Attualità | 04 dicembre 2025, 08:00

Ex Ilva, il 'giovedì nero' di Genova: giornata di mobilitazione dei metalmeccanici

Dalle 9 il concentramento ai Giardini Melis di Cornigliano per lo sciopero generale, con il corteo che si muoverà verso la Prefettura. Nel pomeriggio la contromanifestazione dei cittadini. Si temono disordini

Oggi Genova si prepara a vivere un giovedì 'nero': dalle prime ore del mattino, infatti, il quartiere di Cornigliano sarà il cuore della partenza della mobilitazione dei metalmeccanici genovesi in difesa dell’ex Ilva, con lo sciopero generale indetto da Fim-Cisl e Fiom-Cgil che vedrà riunirsi i lavoratori (parteciperanno probabilmente anche i dipendenti di Fincantieri e di Leonardo) ai Giardini Melis. 

La giornata si aprirà, dunque, alle ore 9 ai Giardini Melis, punto di concentramento della manifestazione. Da qui, come anticipato dagli stessi lavoratori, partirà un corteo diretto verso la Prefettura, dove i rappresentanti dei metalmeccanici intendono portare le proprie richieste sul futuro dello stabilimento e sul rifiuto del “ciclo corto”.

L'attenzione delle forze dell'ordine è massima per il rischio scontri dopo le dichiarazioni dello storico segretario della Fiom-Cgil genovese, Franco Grondona: ''Lo dico in italiano - ha detto - se necessario ci andiamo a picchiare con le Forze di Polizia, noi non abbiamo paura. Così andiamo sulle pagine dei giornali e poi sono fatti del Governo dire che picchia gli operai che lottano per difendere la fabbrica e l'occupazione a Genova''.

Nel dettaglio, il corteo dai Giardini Melis si muoverà verso il ponte di Cornigliano, via Degola, via Cantore, rotatoria via Milano, piazza Dinegro, via Buozzi, via Adua, via Alpini d'Italia, via Gramsci, via delle Fontane, piazza della Nunziata, largo della Zecca, galleria Garibaldi, piazza del Portello, galleria Nino Bixio, piazza Corvetto, via Roma, largo Lanfranco. 

Se la mattinata sarà dominata dagli operai, il pomeriggio lascerà spazio al fronte opposto. Alle 16.00 in piazza Massena, infatti, dovrebbero riunirsi i cittadini che hanno annunciato una contro-manifestazione contro i blocchi e i presidi degli ultimi giorni.

Nel volantino circolato ieri si è parlato di “gravi problemi per malati, anziani, bambini, pendolari”. Una parte sempre più ampia del quartiere si dice "esasperata" da ciò che definisce “una situazione insostenibile”, con la mobilità spesso paralizzata e la Guido Rossa, oltre alla via principale, interdetta.

Sempre ieri, inoltre, è stata inviata una lettera ufficiale indirizzata alle istituzioni. Il documento, inoltrato alla prefetta Cinzia Torraco, alla questora Silvia Burdese e alla sindaca Silvia Salis, ha raccolto le firme di numerosi comitati e associazioni di Cornigliano e di diversi quartieri cittadini. I firmatari hanno dichiarato la propria "esasperazione per i disagi" legati ai cortei e ai blocchi stradali che da giorni accompagnano la protesta dei lavoratori dell’ex Ilva. Pur riconoscendo le motivazioni degli operai, contestano le modalità messe in atto, che, si legge, starebbero "negando alla cittadinanza diritti essenziali" come “la libertà di movimento, il diritto al lavoro attraverso l’interruzione della normale circolazione di persone e merci, nonché il regolare svolgimento dei servizi pubblici”.

Sarà dunque una giornata complessa, carica di variabili. Da un lato gli operai, pronti a marciare fino alla Prefettura per difendere produzione e occupazione; dall’altro cittadini che chiedono di poter tornare a vivere senza blocchi e interruzioni continue.

“Produzione garantita”, ha detto il Governo. Ma i dubbi restano

Ieri è intervenuto sulla questione anche il Governo: il ministro Adolfo Urso ha dichiarato con fermezza che non esiste alcun piano di chiusura per l’impianto di Cornigliano di Genova.

Secondo le sue parole, i commissari avrebbero avviato un programma di manutenzione straordinaria volto a consegnare al futuro acquirente "impianti funzionanti e sicuri", con una capacità produttiva di almeno 4 milioni di tonnellate.  "A Genova nessuno andrà in cassa integrazione", ha garantito, aggiungendo che la produzione continuerà anche a Novi Ligure.

Ma la versione del governo non placa la rabbia dei lavoratori. Fiom, Fim, Uilm e Usb confermano che non ci sarà alcuna smobilitazione: il piano commissariale resta per loro un "piano di chiusura" di un sito strategico nazionale. Il Consiglio di fabbrica annuncia una nuova escalation di iniziative, fino all'apertura di un tavolo unico con il governo e al ritiro del progetto.

A dare voce all'allarme sociale è il delegato Uilm Davide Nettis: "Come mai - si chiede - la comunità non comprende che lasciare a casa così tante persone è come fare una strage? Se chiude questo stabilimento sarà la morte di questa città". Il governo, esorta il segretario generale Fiom, Michele De Palma, "convochi il tavolo a Palazzo Chigi. E' necessaria invece la costituzione di una società partecipata pubblica che garantisca la decarbonizzazione e la continuità produttiva di tutti gli impianti italiani". Per Ferdinando Uliano (Fim Cisl), "il piano a ciclo corto assomiglia più a un piano a vita corta e non può essere preso in considerazione".

A rischio non ci sono solo gli operai diretti, ma anche il mondo degli appalti. "Siamo il fronte più esposto e vulnerabile", denunciano Filcams, Fisascat, Uiltrasporti e Uiltucs, parlando di "catastrofe sociale" se il governo resterà sordo. La risposta, avvertono, sarà "ferma e unitaria". 
 

Redazione

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