‘C’era una volta… la cartoleria’ è il servizio seriale de La voce di Genova, che si conclude oggi, dedicato a questi negozi che sembrano essere sospesi nel tempo. Rifugio di studenti, impiegati e sognatori, la cartoleria è sempre stata più di un negozio, ma un luogo dove perdersi, tra il profumo della carta nuova e i colori di pennarelli, pastelli e tempere. Oggi queste botteghe sono sempre più rare, ma con questi racconti abbiamo voluto riscoprire il loro fascino, raccontando le storie di chi le tiene ancora in vita con passione.
In via Lagustena, a San Martino d’Albaro, c'è un negozio si è reinventato attraverso le trasformazioni epocali del commercio al dettaglio, pur mantenendo la sua anima familiare. Si chiama Anni Verdi, e a gestirlo da quasi trent’anni è Mirko Vendemiati, oggi anche vicepresidente del CIV del quartiere e referente per il diritto allo studio del Comune di Genova.

“Ho aperto il primo negozio con mia moglie nel 1996, eravamo ragazzi: io avevo ventisei anni, lei ventidue. Abbiamo iniziato a Borgoratti, poi nel 2005 ci siamo trasferiti qui in via Lagustena, dove prima c’era Barillaro, uno dei primi negozi per bambini ad andare in televisione con la pubblicità”, racconta.
Il nome Anni Verdi non è frutto di una scelta ma “era il nome del negozio precedente, e non abbiamo potuto permetterci di cambiare l’insegna. Avevamo già fatto un investimento importante per rilevare l’attività”, sottolinea.
Mirko viene dal mondo del commercio: ha lavorato in tabaccheria in via XX Settembre e ha fatto il rappresentante “già da quando avevo diciotto anni”. Ma l’idea della cartoleria, però, nasce in un momento delicato della sua vita: "Non volevo più fare il dipendente. Si è presentata l’occasione di rilevare un’attività molto conosciuta e ho capito che poteva funzionare. All’epoca, i prodotti della cartoleria si vendevano, eccome”.
In quegli anni la pubblicità giocava un ruolo chiave: “Funzionava davvero. Sotto Natale compravamo anche quattrocento Barbie per volta. Oggi se ne vendono cinquanta in un anno. Prima, nei due mesi delle festività, ne vendevamo ottocento. Ora la pubblicità non incide più come un tempo: tutto è guidato dai social, dalle mode. Capita che arrivi un cliente chiedendo un prodotto visto in un video, e magari quel prodotto non esiste nemmeno più sul mercato”.

Nel 2011 apro un secondo punto vendita in via Monticelli, Il trenino dei desideri, poi chiudo nel 2014: “Il lavoro c’era, ma era troppo complicato gestire due negozi. Ho preferito concentrarmi su quello che avevo già costruito”.
Nel frattempo, l’attività segue anche l’onda dell’e-commerce: “Abbiamo iniziato con Amazon già nel 2012. Durante il lockdown spedivamo anche duecentocinquanta pacchi al giorno. Oggi le vendite sono molto calate: 10 pezzi al giorno, quando va bene. Ma in quel periodo abbiamo lavorato tantissimo”.
Uno dei ricordi più belli è legato a una cassetta delle lettere installata davanti al negozio: “Era la cassetta di Babbo Natale. I bambini inserivano la letterina e noi rispondevamo raccontando una storia della notte. Ma anche lì abbiamo visto un cambiamento: prima si chiedevano tantissimi giocattoli, oggi due o tre. Non ci sono più occasioni forti come Pasqua o Natale. I giocattoli si comprano tutto l’anno, e soprattutto… ormai hanno tutto. Oggi i bambini chiedono tecnologia, abbigliamento firmato, profumi".

La clientela è cambiata anche sotto altri aspetti: “Ci sono clienti di ogni età, anche anziani che vengono per stampare documenti o mandare email. Ma in generale noto che si conoscono meno i prodotti. Una volta si seguivano le pubblicità, oggi si va dietro ai trend del momento”.
E la carta? “Si vende sempre meno. I quaderni calano, le agende un po’ resistono. Ma sono cambiate anche le esigenze: oggi si lavora e si studia in modo diverso. I ragazzi non leggono più libri, ma schermi”.
Guardando al futuro, Mirko è chiaro: “Una cartoleria come la nostra potrà forse continuare ad esistere, ma con dei cambiamenti. La classica cartoleria, intesa come una volta, è destinata a chiudere. I ragazzi non toccano più un libro. E forse, sì, lo vedono come qualcosa di vecchio. E probabilmente lo è”.

















