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Attualità | 20 dicembre 2019, 17:00

Genova-Milano. Adesso e mai

Un genovese sotto la Madonnina: dal rapido degli anni '70 alla vita da "commuter" di oggi

Genova-Milano. Adesso e mai

Quest’oggi non tratterò, se non in modo incidentale, delle tematiche attinenti il trasporto passeggeri su rotaia ma vi parlerò dell’Egomet persona ancor prima che dell’Egomet pendolare oltre che ovviamente cittadino ed utente. D’altronde la vita che, da otto anni a questa parte, conduco quotidianamente a bordo dei treni offre spunti interessanti di valutazione delle realtà umane che ti circondano, indubbiamente, ma ti consente altresì di guardarti dentro e magari di scoprire risvolti della tua personalità a te stesso sconosciuti.

La mia vita da pendolare tra Genova e Milano ebbe inizio nel 2011 pur lavorando nel capoluogo lombardo fin dal 2002. A di là delle ragioni personali che mi indussero a fare questa scelta, un’esperienza del genere mi ha portato nel tempo a fare delle valutazioni e delle comparazioni tra le due città alle quali a tutt’oggi, pur con tonalità emotive diverse, sono legato.

Milano ebbi modo di scoprirla fin dagli anni ’70, quando accompagnavo i miei genitori nelle loro periodiche visite alla Fiera di Milano ove si tenevano eventi legati alle loro attività commerciali. I ricordi sono sfumati ma caratterizzati da alcune immagini che mi sono rimaste impresse nella memoria: i viaggi sul treno Rapido (che tale era anche di fatto: all’epoca si impiegava 1 ora e 20 minuti a differenza degli attuali 100 minuti), la città lombarda immersa nella nebbia che in un adolescente, abituato a vivere in una località di mare, creava delle sensazioni di inquietante tristezza. Già allora, tuttavia, in me cresceva la curiosità e l’interesse nei confronti di una realtà urbana che avvertivo essere di un livello economico-sociale superiore, curiosità e interesse che sono cresciuti negli anni ’80 quando ho avuto modo di frequentarla in virtù del legame che si era creato con un mio ex compagno delle medie e caro amico, che successivamente si era trasferito a Milano. Erano gli albori della “Milano da bere” ed iniziava ad essere una città decisamente più accattivante ed attraente rispetto al passato. Un processo di crescita continua che ha portato Milano ad essere una grande città, dinamica e ricca di opportunità e nella quale ho iniziato a vivere stabilmente nel 2002 allorché ebbi un’occasione di lavoro decisamente interessante. Milano indubbiamente ti offre tanto, non a poco prezzo sia ben chiaro, e ti mette nelle condizioni di vivere una vita intensa, stimolante e oggi, soprattutto dopo la grande spinta promozionale avuta dall’Expo del 2015, è divenuta più che mai un polo di attrazione internazionale e la recentissima 30^ edizione della “Qualità della vita 2019” a cura de il “Sole 24 Ore” l’ha vista ancora una volta fare record di primati risultando leader per ricchezza, lavoro, affari e cultura.

Genova, la città che mi ha dato i natali e dove sono tornato ad abitare da alcuni anni, non è da tutti. Genova – che per inciso, nella sopra citata graduatoria de il “Sole 24 Ore” si colloca solo al 45° posto, ben distanziata dal capoluogo lombardo - non è semplicemente una città, è una sorta di micro cosmo che non si finisce mai di scoprire e di conoscere adeguatamente. Genova è una città apparentemente di facile inquadramento, la tipica città di mare certamente attrattiva, con un clima mediamente gradevole anche nelle stagioni più fredde. E invece Genova presenta tante sfaccettature che non sono di semplice lettura anche per chi, come me, ci è nato e ci vive. Il suo paesaggio e la sua struttura urbanistica, niente affatto uniformi e lineari, sono sintomatici della sua complessità. Senza voler fare una analisi storico-sociale-culturale nella quale non mi cimento non avendo le competenze necessarie, Genova non è una città come Milano che si apre ed offre opportunità di vario genere. No, Genova devi saperla vivere con attenzione e con l’approccio mentale giusto per poterne apprezzare le tante qualità, passo dopo passo, senza fretta, con la pazienza necessaria per farti rendere meno insopportabili certi atteggiamenti dei suoi abitanti: in tal senso la ricca “letteratura” di personaggi e di situazioni tipiche che caratterizzano la “genovesità”, così come viene raccontata sempre più spesso in questi anni da comici e cabarettisti locali, è una delle testimonianze più significative.

Ma in realtà Genova sa offrire – sì, uso proprio il verbo offrire che non prevede alcun corrispettivo – delle testimonianze di grande spessore di come essa sia in grado di affrontare situazioni problematiche e complesse operando con tenacia e senza piangersi addosso. E proprio in questi ultimi otto anni, cioè da quando ho iniziato la mia vita da pendolare, Genova è stata lo scenario di autentiche tragedie che sono ben presenti a tutti e dalle quali essa ha saputo rialzarsi per riacquisire vigore e vitalità.

Non nascondo il fatto che in realtà il mio stato d’animo nei confronti di questa città è stato per anni caratterizzato da una profonda insofferenza per via della sua inadeguatezza ed incapacità ad essere al livello socio-economico e di qualità della vita di altre realtà italiane, non solo di Milano. E non a caso quando nel 2002 ebbi l’opportunità di poter lavorare e vivere a Milano, pur non essendo più un giovane di belle speranze, colsi tuttavia l’occasione con grande entusiasmo, contento di sperimentare una realtà decisamente più dinamica. E fu tale l’energia interiore che mi diede quel cambiamento di vita che mi calai subito nella realtà milanese sentendomi subito a casa mia tanto da non essere nemmeno riconosciuta la mia provenienza avendo subito perso la famosa “còcina” genovese.

Qualcuno potrebbe giustamente domandarmi quale era il mio stato d’animo quando, per ragioni personali, dovetti tornare a vivere a Genova pur mantenendo il mio posto di lavoro a Milano. Non nascondo che inizialmente la prospettiva non mi intrigava affatto, anzi! Considerando Milano e Genova praticamente due mondi a sé stanti, per me era quasi inconcepibile che la mia vita quotidiana, lavorativa e personale, potesse quasi sdoppiarsi tra le due città ed ancor meno ritenevo fosse praticabile e sostenibile viaggiare in treno tutti i giorni per raggiungere l’ufficio la mattina e per rientrare a casa la sera, dovendo percorrere complessivamente quasi 280 km.

Iniziai quindi la mia vita da “commuter” con una certa dose di preoccupazione ma, dopo le prime settimane, il viaggiare quotidianamente in treno mi apparve non solo meno inquietante rispetto a quanto mi ero prefigurato ma addirittura interessante. Ora qualche mio “collega” di pendolarismo potrebbe guardarmi e dirmi molto schiettamente: “Belìn, ma t'è scemmu?” e non nascondo che potrei anche dargli ragione. Ma la verità è che la Milano iper-dinamica, iper-tecnologica e iper-glamour non la sentivo più come la mia (seconda) casa ma avvertivo quasi un certo fastidio verso certi modi diffusi di comportarsi e di atteggiarsi dei suoi abitanti, non necessariamente milanesi autentici. Questa sorta di “competizione” a chi appare più trendy iniziava a non essere più di mio gradimento e al contempo la tipica sobrietà genovese, seppur a volte deviante verso l’isolazionismo etnico degno del “Movimento Estremista Ligure” (!) tornava ad essere ai miei occhi una caratteristica assolutamente apprezzabile della mia terra di origine. E così, crescendo in me questa sorta di insofferenza verso una certa “milanesità”, è iniziato un processo graduale di riscoperta della mia città natale attraverso un riavvicinamento a quello spirito e a quelle sensazioni, che erano sempre stati dentro di me facendomi in realtà sentire sempre legato profondamente ad essa.

E così sentii che la nuova fase della mia vita, imperniata sul trascorrere le mie giornate lavorative tra Genova e Milano trascorrendo almeno 4 ore a bordo dei treni, lungi dal viverla con negatività, mi avrebbe potuto dare degli spunti molto interessanti per trovare un mio nuovo equilibrio interiore: vicino alla mia Genova e a tutto ciò che essa rappresenta per il mio vissuto di tanti anni ma al contempo in contatto con una realtà dinamica e comunque stimolante come quella di Milano. E’ stato grazie soprattutto a questo nuovo status mentale che il sottoscritto, persona discreta e anche timida almeno negli anni della propria adolescenza, ha allacciato con naturalezza nuovi rapporti con persone con le quali è diventato piacevole condividere anche le situazioni meno gratificanti (uso un eufemismo) del pendolarismo e trovare spunti decisamente divertenti (il rito dell’aperi-treno docet!).

Ma non solo. Se è vero che il viaggiare in treno tutti i giorni ha non poche ricadute negative a livello psico-fisico per via delle numerose problematiche che affliggono a tutt’oggi il trasporto ferroviario su rotaia (e su questo credo di aver fornito nelle scorse puntate significativi elementi di valutazione e avrò certamente modo di parlarne ancora: gli spunti certo non mancheranno!), è altresì vero che esso mi ha dato l’opportunità di non focalizzarmi solo sulle cose pratiche da fare (incombenze, lavorative e familiari, che ovviamente continuano ad esserci) ma anche di elaborare pensieri e riflessioni di varia natura: il tutto accompagnato dall’ascolto dalla mia musica preferita che contribuisce a trasmettermi sensazioni profonde e positive.

 

The Voice: Egomet, mi consenta….Beh? Mi scusi, ma perché ride??

Egomet: No, mi scusi lei ma l’uso di questa espressione, di per sé neutra, da qualche anno in qua suscita in me sempre una certa ilarità….

The Voice: Va bene. Allora…mi permetta, ma la seconda parte del titolo della puntata di oggi è un po’ criptica: “Adesso e mai”?

Egomet: Ha ragione, il titolo è sicuramente criptico. Il fatto è che, come mi succede soprattutto quando sono sul treno, l’ascolto della mia musica preferita mi induce a ricollegare certi brani musicali e alcuni testi delle canzoni a situazioni e a pensieri, anche molto diversi tra loro, che affollano la mia mente, facendomi immergere in uno stato di piacevole levità interiore. Come avrò modo di illustrare in uno dei prossimi blog, la frase è il titolo di una canzone che ho trovato subito molto suggestiva, anche per il video che la accompagna; d’altro canto i miei gusti musicali sono molto variegati tra loro e gli spunti che traggo sono per me sempre molto stimolanti. Non a caso il titolo di questa rubrica (“Last Train Home”) ha tratto ispirazione da un brano musicale tra i miei preferiti in assoluto. Alla prossima!

 

"Genova per noi"

 

Duomo di Milano di notte

Egomet

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