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Rubriche | 10 ottobre 2020, 14:00

Piccapietra, la storia di una mutazione urbanistica e sociale indelebile per Genova

Gli anziani d'un tempo raccontavano che questo era il quartiere dove veniva conservato il Genovese più puro e autentico

Piccapietra, la storia di una mutazione urbanistica e sociale indelebile per Genova

Il nome "Piccapietra" evoca nei genovesi una ferita recente e quindi più difficile da "mandar giù". Tuttavia, Piccapietra come la conosciamo noi oggi, è ben differente da ciò che era una volta, ora è un luogo più cupo con molti uffici. In origine il quartiere di Portoria era costruito sul Colle Piccapria, che pullulava di vita, schiamazzi e botteghe e il nome derivava da chi vi abitava in principio.

Principalmente fu zona di scalpellini, scultori, setaioli, fabbri e marmisti. Noto soprattutto per l'ardesia che veniva cavata in Val Fontanabuona, era popolato anche dai tintori (vico Tintori) e dai fabbri (vico delle Fucine).

Un tessuto sociale vivo e vitale che è stato cancellato per sempre, sradicando le persone dal loro ambiente per disperderle in case-dormitorio nelle estreme periferie. Gli anziani d’un tempo raccontavano che questo era il quartiere dove veniva conservato il Genovese più puro e autentico.

Durante i secoli la zona si è lentamente modernizzata. Prima toccò alla grande centrale dei telefoni, fino ad arrivare al 1958 quando il colle subì una ripianificazione urbana: collegare via XX Settembre a piazza Corvetto attraverso la nuova Via XII Ottobre. Una mutazione radicale difficile da accettare per gli abitanti, è quasi impossibile orientarsi oggi per cercar di ricostruire l’ubicazione degli edifici precedenti. La

Porta Aurea (fin dal 1100, dava accesso alla Genova antica) e le relative mura erano poste sulla sommità di un crinale. Le successive mura cinquecentesche inglobarono il "borgo" nella cerchia cittadina ma il quartiere mantenne invariate le sue caratteristiche e la tipologia di occupazioni. La porta "Aurea", cessata la sua funzione militare con la costruzione delle cinte murarie successive, fu inglobata nel tessuto abitativo del "borgo" fino alla definitiva demolizione della zona avvenuta nel 1960.

Il tema delle demolizioni dell'antico quartiere è stato all'epoca fonte di ispirazione per diversi autori di canzoni genovesi che raccontano la nostalgia per un mondo popolare che andava scomparendo insieme alle vecchie case, che ha visto nel radicale riassetto urbanistico della zona non soltanto la distruzione di vecchie case ed edifici storici, ma la disgregazione di un consolidato tessuto sociale.

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Per seguire l'autore:
Facebook: dario rigliaco autore – Instagram: dario111982

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Foto: Genova. Quartiere Piccapietra progettato dagli architetti Franco Albini e Franca Helg. Servizio fotografico: Genova, 1964 / Paolo Monti

Disponibile nella biblioteca digitale BEIC e caricato in collaborazione con BEIC Foundation . L'immagine proviene dal Fondo Paolo Monti , di proprietà del BEIC e situato nel Civico Archivio Fotografico di Milano.

Dario Rigliaco

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