Continua il ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che abbiamo voluto chiamare ‘Testimonial del dialetto’. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese!
Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui), a Rita Bruzzone (si può leggere qui), ad Andrea Di Marco (si può leggere qui), a Giampiero Cella (si può legge qui), a Paolo Regati (si può leggere qui) e a Marco Carbone, in arte “U Carbun” (si può leggere qui), allo storico e archeologo Ennio Cirnigliaro (si può leggere qui), il direttore di bande musicali Cesare Garibaldi (si può leggere qui), il giovane rapper Giovanni Cambiaso, in arte Garsonetto (si può leggere qui), oggi abbiamo incontrato Carlo Sparviero, titolare dell’Ottica Sparviero.
LA STORIA
Nel 1946, Rinaldo Sparviero dà vita al negozio "Sparviero Ottica" in via San Lorenzo grazie ai proventi di sagge investiture in borsa, un'opportunità che nel periodo post-bellico poteva rendere redditizio chi fosse stato consigliato correttamente e avesse avuto un po' di fortuna. All'età di 38 anni e ancora celibe, Rinaldo ha accumulato esperienza lavorativa presso la Kodak sia a Genova che a Milano.
Sebbene suo padre Enrico gestisca già un piccolo negozio di ottica e fotografia a Nervi. Lì il negozio di Enrico si rivolgeva principalmente ai turisti fornendo loro foto di famiglia scattate nei suggestivi viali o nei parchi.
Oggi la clientela in via San Lorenzo è variegata, comprendendo portuali e marinai, data la vicinanza con il Porto, ma anche professionisti genovesi che apprezzano la simpatia ed eleganza del titolare, abile nel narrare delle sue esperienze di viaggio in Europa parlando francese, tedesco, un po' d’inglese ma soprattutto il genovese.
L’INTERVISTA
Come nasce questa attività storica?
‘Mio nonno aveva questa attività a Nervi, vendeva di tutto tranne gli occhiali. Vendeva cartoline e qualche occhiale. Chiedo scusa, si dice ‘spegetti’ (occhiali). Ormai il genovese si parla nei piccoli paesi, qui fuori sembra di essere nella ‘casba’. Non si parla nemmeno l’italiano.
Siamo qui dal 1946, mio nonno aveva questa attività prima, e da lì abbiamo portato avanti l’attività'.
Le capita di parlare in genovese con qualche cliente?
‘Sono rimasti proprio pochi. Sono tutti di fuori regione ma sono qui da anni e quindi hanno la cadenza genovese’.
Ma non parlano il genovese?
‘Secondo me no. Però se si sta tanto in un posto si prende la cadenza. Ma l’importante che ci sia rispetto reciproco’.
Invece in giro le capita di parlare in genovese?
‘Solo con persone che arrivano dai paesini. Qualcuno qui passa ma alla fine si parla in italiano’.
Lei ha sempre parlato il dialetto?
No, no. In famiglia si parlava in italiano. Il dialetto oramai resiste solo nei piccoli centri, che ha le sue varianti e cambia dalla zona’.
Ho visto che vende gli occhiali sia del Genoa che della Samp. Quali sono gli occhiali che vende di più?
‘Dipende dal periodo: se la Sampdoria va giù non se ne vendono e viceversa. No, vice(gu)ersa’.