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Videogallery | 28 marzo 2024, 08:00

Testimonial del dialetto - Andrea Di Marco: “Il ligure è come una mucca, hai mai visto una mucca allegra?” (Video)

A tu per tu (rigorosamente in dialetto genovese) con il comico genovese che il prossimo 3 aprile sarà sul palcoscenico del Teatro Politeama Genovese per l'atteso debutto di "Il carro di Buoi - L'altra faccia dell’amore"

Testimonial del dialetto - Andrea Di Marco: “Il ligure è come una mucca, hai mai visto una mucca allegra?” (Video)

Continua il ciclo di servizi de ‘La Voce di Genova’ che abbiamo voluto chiamare ‘Testimonial del dialetto’. Ogni giovedì vi faremo conoscere, o riscoprire, persone e personaggi che promuovono la lingua e la cultura genovese, con orgoglio, impegno, passione e tanto amore. E lo fanno sia in televisione che sui libri, che sui palchi di un teatro, sui social, alle conferenze, con la musica e le canzoni. Mirabile è l’azione di chi spende il proprio tempo per conservare una tradizione, ed ecco perché ci fa enorme piacere raccontarla. Anche attraverso video… ovviamente in genovese! 

Dopo l'intervista a Gilberto Volpara (si può leggere qui), al professore Franco Bampi (si può leggere qui), ad Anto Enrico Canale (si può leggere qui), a ‘Cito’ Opisso (si può leggere qui), a Francesco Pittaluga, (si può leggere qui), ai Buio Pesto: Massimo Morini e Nino Cancilla (si può leggere qui), al rapper genovese Mike fC (si può leggere qui) e a Rita Bruzzone (si può leggere qui) oggi parliamo con il comico genovese Andrea Di Marco.

 

Pronto a debuttare con il suo nuovo spettacolo "Il carro di Buoi - L'altra faccia dell’amore" in scena al Teatro Politeama Genovese il prossimo 3 aprile, Andrea Di Marco ci racconta della sua ultima “fatica” artistica e del suo rapporto con la lingua ligure. 

Ti chiedo se ti capita di parlare in giro in genovese.
"Non lo parlo mai. Lo sento parlare dai miei genitori. Come il Manzoni è andato a Firenze per imparare il vero italiano, i miei parlano il genovese della Fratellanza di Bolzaneto. Diciamo il genovese accademico". 

Parlavi il genovese da piccolo?
"No, l’ho sempre sentito parlare in casa perché i miei genitori parlano il genovese tra loro, fanno fatica a parlare l’italiano. Mia nonna parlava in genovese, l’altra nonna parlava il siciliano. A quei tempi non era d’uso far parlare il genovese ai più piccoli. Si pensava di unire gli italiani con l’italiano. Alla fine siamo cresciuti tutti forestieri".

Nemmeno con alcuni tuoi amici?
"A volte ci proviamo con Lastrico, lui lo parla bene il genovese e io provo a seguirlo".

Mi sembra che anche tu lo parli bene.
"A volte escono fuori degli strafalcioni".

Però la cocina genovese rimane, la sento nei tuoi spettacoli, nel personaggio dell’estremista ligure.
"In quel caso faccio una cocina forzata. Io sono della Val Polcevera e abbiamo questa cocina: sembra sempre di mettere il punto interrogativo alla fine di ogni frase". 

Quali sono gli spettacoli che hai in programma nelle prossime settimane?
"Il prossimo 3 aprile siamo al Politeama Genovese. Una grande soddisfazione e sono contento perché le vendite stanno andando bene. Lo spettacolo lo abbiamo scritto insieme ad Andrea Possa, Matteo Monforte, ad aiutarmi c’è anche un autore romano che sta a Milano. È una cosa un po’ personale perché parte da una vicenda che ho vissuto direttamente: la separazione da mia moglie. Tutto bene ora ma ha aperto a nuove cose. Dico sempre di essere saltato sul carro dei buoi. Conosci il detto? Non so se esiste in genovese. Sono salito su questo carro di buoi e ho iniziato a metterci cose: ci ho messo la musica, ci ho messo i Beatles, ci ho messo Bolzaneto, Genova, la Liguria, i miei amici, la mia famiglia. Parlerò di queste cose. È bello, mi raccomando venite! Tu verrai?".

Io ci sarò sicuramente. È dunque uno spettacolo più introspettivo?
"Diciamo che parte da un momento introspettivo ma rimane comunque uno spettacolo comico. Non mi piangerò addosso, vuoi un esempio? Ora non mi viene. Perché è uno spettacolo triste. Parlo ad esempio di quando avevo questa amica che abitava in via Alcide De Gasperi a Campomorone, mi ha fatto soffrire per delle pene d’amore. Ancora oggi quando passo in via Alcide De Gasperi penso a lei". 

So che tu sei un trombettista volevo dirti che anch’io lo sono, a livello amatoriale.
"Tu saprai bene che essere trombettista significa mettersi contro i vicini di casa. Così mi sono trovato a fare questa scelta: o la tromba o i vicini e ho scelto i vicini. Ho sbagliato perché erano brutte persone". 

Però l’estremista ligure potrebbe adoperare la tromba per eliminare un po’ di vicini.
"Beh certo se i vicini sono milanesi potrebbe essere una bella tattica. Per ogni milanese che arriva ci si mette nell’appartamento vicino e si inizia a suonare con questi che iniziano a dire: ‘bella la Liguria ma ci sono dei rumori insopportabili’. Dovresti farmi da autore".

Poi parliamo del contratto nel caso.
"Ecco subito a parlare di soldi. Voglio dire un’ultima cosa, una riflessione che ho fatto ieri e che metterò anche nello spettacolo: nel carro di buoi cosa succede all’inizio? Nulla. Ci sei tu con questi buoi che non sono di compagnia. Lì ho pensato: se il ligure fosse un animale cosa sarebbe? Un bue o una mucca, un bovino insomma perché tu entri nella stalla e sono sempre tristi, se ne fregano di tutto, sembra di essere in Liguria. Non festeggiano perché è arrivato il fieno. Hai mai visto una mucca allegra? Anche quando sono in montagna davanti a bellissimi panorami se ne stanno lì. Il ligure è una mucca". 

Marco Garibaldi

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