Il caso emblematico del Comune di Lavagna ha scosso politica e istituzioni liguri, con lo scioglimento dell'ente per infiltrazioni della criminalità organizzata: l'anno scorso finirono ai domiciliari l'ex sindaco Giuseppe Sanguineti, l’ex parlamentare Gabriella Mondello e l’ex consigliere comunale Massimo Talerico, oltre a otto presunti affiliati della ‘ndrina calabrese Rodà-Casile di Condofuri. I riflettori dell'inchiesta si accesero sulla gestione dei rifiuti e lo scambio elettorale.
Quello del Comune della provincia genovese colloca la Liguria al quinto posto degli enti italiani sciolti per mafia nel 2017. Spicca la Calabria (12 Comuni) e seguono Campania (4), Sicilia e Puglia (2) e quindi l'episodio di Lavagna. La relazione del Viminale (sull'attività delle Commissioni per la gestione straordinaria degli enti sciolti per infiltrazione e condizionamento di tipo mafioso) è eloquente: "Le indagini giudiziarie hanno accertato la delocalizzazione-colonizzazione mafiosa, confermando la presenza invasiva della criminalità organizzata nel nord Italia, caratterizzata da una penetrante capacità di infiltrazione, soprattutto della 'ndrangheta, nell'economia legale di comuni anche di piccole e medie dimensioni".
Lo scioglimento per infiltrazioni nel 2017 ha colpito un totale di 21 consigli comunali, 8 dei quali nel Settentrione d'Italia.
I metodi da parte della criminalità organizzata si concentrano soprattutto in settori, quali gli appalti pubblici, sui quali maggiormente si rivolgono gli interessi economici dei sodalizi criminali. Il Ministero dell'Interno aggiunge che gli enti sciolti "spesso, oltre a presentare situazioni di diffuso disordine amministrativo (che li rendono permeabili ad ingerenze esterne ed asserviti alle pressioni inquinanti delle organizzazioni criminali operanti sul territorio) versano, altresì, in precarie condizioni finanziarie, le quali acuiscono ancor più i rischi di vulnerabilità rispetto ai tentativi di infiltrazione mafiosa".