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Attualità | 09 novembre 2019, 14:00

La trave del tesoro di Porto Venere

Nel Golfo dei Poeti, in provincia di La Spezia, il comune che incanta da secoli, dove nacque la “Venere” che ispirò Botticelli

Una veduta di Porto Venere, chiesa di San Pietro

Una veduta di Porto Venere, chiesa di San Pietro

Nel Golfo dei Poeti, in provincia di La Spezia, il comune che incanta da secoli, dove nacque la “Venere” che ispirò Botticelli. Tra le leggende, il paese conserva una storia leggendaria, a dir poco affascinante, riguardo la trave del tesoro.

Portovenere è un comune di poco meno di quattromila abitanti della provincia di La Spezia. Il nome del borgo (Portus Veneris) derivava da un tempio dedicato alla dea Venere Ericina, sito esattamente nel luogo in cui ora sorge la chiesa di San Pietro. Il nome era probabilmente legato al fatto che, secondo la tradizione, la dea era nata dalla spuma del mare, abbondante proprio sotto quel promontorio.

 

Tra le curiosità anche la nascita di un celebre personaggio la cui vera identità è ben poco nota: a Porto Venere, per esattezza nella frazione di Fezzano, nacque infatti Simonetta Vespucci, la modella a cui Sandro Botticelli si ispirò per la celebre opera della Nascita di Venere: era infatti ritenuta dai suoi contemporanei la più bella donna vivente dell’epoca (siamo in pieno Quattrocento).

 

Dettaglio della volto della Venere di Botticelli

 

 

Tornando alla leggenda della trave del tesoro, si narra di un giorno di Ottobre del 1204, a Porto Venere, quando le onde portarono a riva un grande tronco di legno. I Portoveneresi, vedendolo, decisero di andare immediatamente a prendere asce e picconi, in quanto un tronco di quelle dimensioni sarebbe stato utile per riscaldare le proprie case durante l’inverno. Tentarono così di spaccarlo, ma non riuscirono; il tronco non si scalfì nemmeno. Qualcuno disse che quella trave, probabilmente, sarebbe stata un oggetto sacro arrivato con un preciso compito. L’ipotesi prese piede nel borgo e presto si associò a quella trave indistruttibile il fatto che potesse essere la prova di un vero e proprio miracolo. Ecco che un’idea su tutte si rese la più efficace, ovvero quella di tentare di aprire il tronco con dolcezza, sferrando colpi paragonabili a carezze e fu così che la misteriosa trave si aprì, come uno scrigno, rivelando il suo contenuto tra lo stupore dei presenti: quadri, arredi sacri, ori e ricchezze di ogni genere. Ma da dove proveniva quella trave? Questo non lo sappiamo nemmeno adesso, ma che si trattasse di un oggetto reale ne abbiamo la certezza.

 

foto da www.ginevradagostino.com, un tronco di legno a Livorno.

 

La trave in cedro del Libano, con cavità praticatavi interiormente e ripiena di Sacre Reliquie e tesori, giunse a Portovenere nell'anno 1204 e oggi si può osservare nella navata sinistra della chiesa di San Lorenzo. E’ stato ipotizzato che venisse da una galea Portovenerese proveniente dalla Palestina o da Costantinopoli che aveva appena sottratto il contenuto agli invasori musulmani e che magari avesse dovuto gettare in mare il bottino sotto minaccia piratesca.

 

 

La trave conservata a Porto Venere

 

La chiesa conserva il preciso elenco delle reliquie ed oggetti contenuti nella trave, redatto dal cardinale Durazzo nel 1644 e testualmente una dicitura recita:

"Questo trave in cedro del Libano, con cavità praticatavi interiormente e ripiena di Sacre Reliquie, miste ad ingente tesoro, giunse a Porto Venere nell’anno 1204. Incerta la provenienza del prezioso trave, se portato da galea portovenerese dalla Palestina o da Costantinopoli, per sottrarre il contenuto all’invasione mussulmana, o gettato in mare da nave pericolante o per assalto piratesco. La chiesa conserva il preciso elenco delle reliquie ed oggetti contenuti nel trave redatto dal cardinale Durazzo nel 1644".

 

Dario Rigliaco

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