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Attualità | 17 dicembre 2019, 15:51

Genova, in uscita il volume sull’abbazia di San Giuliano

Il 19 dicembre alle 11 l’anteprima per la stampa e alle 17 la presentazione al pubblico

Genova, in uscita il volume sull’abbazia di San Giuliano

Da decenni l’abbazia di San Giuliano a Genova è oggetto di studi, ricerche, progetti ed interventi da parte del ministero per i Beni e le attività culturali e per il turismo: alcuni anni fa il progetto di un libro su questo straordinario manufatto architettonico amato dai genovesi e dai turisti ha preso forma ed il suo risultato sarà presentato nel corso di un incontro aperto al pubblico all’interno dell’abbazia il 19 dicembre alle 17; alla sua realizzazione hanno partecipato attivamente studiosi, professionisti, tecnici del ministero, architetti, ingegneri, archeologi, storici dell’arte, paleontologi, archivisti e bibliotecari.

È un simbolo nel panorama del levante cittadino perché la sua storia, lunga più di otto secoli, inizia nel XIII con la fondazione della chiesa francescana dei Minori Conventuali che passa ai monaci benedettini all’inizio del XIV; è contrassegnata da alterne vicende, interventi d’ampliamento e di trasformazione, periodi di grave decadenza. Le soppressioni napoleoniche obbligano la confisca dei beni della chiesa e del monastero, e l’abbazia diventa residenza privata e fabbrica; l’ultimo periodo di rinnovato splendore risale al 1870 poi, dal 1939, ne comincia uno di declino che pare inarrestabile. Nel frattempo, a causa del taglio della nuova strada a mare prevista dal piano regolatore generale del 1912, il monastero subisce un radicale rinnovamento e muta la sua intera fisionomia. Durante la Seconda guerra mondiale viene usato dalla Croce Rossa, occupato dalle truppe tedesche e, nel dopoguerra, svilito a dimora per i senzatetto. Finalmente, sul finire degli anni Novanta, riprende vitalità il laborioso e mai più interrotto percorso di conoscenza, di studio e d’iniziative volte ad assicurare la sopravvivenza del complesso monumentale, ormai in grave stato di conservazione, e per restituire una destinazione a San Giuliano. Con la nuova ed intensa stagione di lavori il simbolo della religiosità benedettina e della vitalità contemporanea s’è animato di rinnovato vigore conservando intatto il suo fascino antico e moderno.

Il volume intende indagare le vicende architettoniche del manufatto e le sue trasformazioni, generali o puntuali, ma anche raccontare, per quanto possibile, la vita di coloro che hanno trascorso la loro esistenza nell’abbazia, dei viaggiatori che lo hanno scelto come temporaneo ricovero o di coloro che vi hanno trovato rifugio e dimora in tempo di guerra. Il libro vuole essere anche occasione per testimoniare l’impegno dei tanti uomini e donne che, almeno a partire dalla metà degli anni Ottanta, hanno lavorato con passione, perseveranza e fiducia per riportare in vita un monumento abbandonato e decaduto, progressivamente degradato, privato di un uso e perciò destinato alla rovina.

Si tratta forse del primo tentativo di dar vita a una raccolta ordinata di contributi scientifici destinati a delineare la fisionomia di San Giuliano, anche attraverso la narrazione del paesaggio storico di ville e giardini e la ricognizione delle sue immagini nel corso dei secoli, a partire dal più antico insediamento francescano prim’ancora che benedettino fino ai suoi molti cambiamenti confluiti nel più radicale rinnovamento spirituale e figurativo, dei suoi abitanti e dei suoi spazi, verificatosi al volgere del XIX secolo. Nella seconda parte il volume indaga, circoscrivendole al monumento, le profonde modificazioni urbanistiche che investono il quartiere di San Francesco d’Albaro nei primi decenni del Novecento e che impongono un radicale rinnovamento a tutta la configurazione dell’edificio, oggetto di un’inedita sistemazione firmata dell’ingegnere Ferdinando Righini. Fino ad arrivare agli anni più recenti per documentare il lavoro svolto dapprima attraverso le indagini storiche, la lettura dell’edificio, le ricerche archeologiche, le ipotesi progettuali ancora embrionali per la sistemazione a museo, poi le fasi esecutive, l’apertura del cantiere, l’intermittenza dei finanziamenti per arrivare alla riabilitazione ormai consacrata con la certezza di dare un uso, e quindi una vita, agli spazi del monastero e della chiesa assicurandone un pieno rinnovo e un futuro dignitoso.

Massimo Bondì

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