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Attualità | 22 maggio 2020, 17:00

Sì, viaggiare… Ma a quali condizioni?

Assoutenti ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte chiedendo la distribuzione del safety kit in tutte le stazioni

Stazione Brignole

Stazione Brignole

Sì, viaggiare… Con coraggio gentilmente, gentilmente…  Dolcemente viaggiare

Naturalmente sto citando uno dei brani più famosi di Lucio Battisti, artista molto particolare e fuori degli schemi che ebbi modo di apprezzare quando, adolescente, iniziavo ad ascoltare la musica che maggiormente sapeva trasmettermi sensazioni e suggestioni particolari. Non a caso l’altro artista che in quegli anni ascoltavo con molto piacere e curiosità era David Bowie.
Ho fatto questa puntualizzazione un po’ perché forse non tutti conosceranno il repertorio del cantante di Poggio Bustone, ma soprattutto perché non si pensi mai che questa Fase 2 del Covid-19 stia prospettando, dal punto di vista dei trasporti ferroviari, degli scenari così confortanti da rendere il viaggiare addirittura “dolce”. Anzi!

E’ proprio di questi giorni (19 maggio esattamente) la lettera che Assoutenti, nella persona del suo Presidente Furio Truzzi, ha scritto al Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, al Presidente della Conferenza delle Regioni e delle Province Autonome Stefano Bonaccini e all'A.D. di Ferrovie dello Stato Italiane Gianfranco Battisti (non Lucio….) manifestando il disappunto (alias: incazzatura) degli utenti e dei pendolari soprattutto a seguito della comunicazione di Trenitalia, cui è stata data ampia visibilità sul sito “Fs News”, che un safety kit gratuito composto da mascherina, gel igienizzante per mani, guanti in lattice e poggiatesta monouso verrà offerto a partire dal 18 maggio a tutti i passeggeri di Frecciarossa e Frecciargento, a prescindere dal livello di servizio in cui viaggiano.

Nella lettera Assoutenti sottolinea che “In questi difficilissimi giorni in cui gli Italiani si stanno rimettendo in gioco tornando al lavoro, impauriti ma fiduciosi del forte messaggio “Nessuno resterà indietro”, stiamo purtroppo constatando che sul tema della salute, collegata ai complessi problemi di una mobilità che deve garantire a tutti di viaggiare in sicurezza si aggiunge un fatto che, per quanto tecnicamente e commercialmente ineccepibile, rischia di diventare, per milioni di pendolari che quotidianamente utilizzano i treni “sussidiati”, ovvero Regionali e Intercity, un segnale di intollerabile “classismo”. Un po’ come tornare alla terza classe dell'anteguerra, dove ai meno abbienti veniva riservato il viaggio sul nudo tavolaccio con l'aggravante che ora non è in gioco la comodità del viaggio, ma la sicurezza per la salute di chi lo compie.”

Di qui la richiesta di distribuire gratuitamente safety kit, in tutte le stazioni ferroviarie italiane considerandolo un atto dovuto ai pendolari tutti che fino ad oggi non sono stati neppure messi in grado di acquistare mascherine, gel igienizzanti, guanti in lattice e tantomeno poggiatesta monouso nelle principali stazioni del Paese.

Occorre opportunamente ricordare che Trenitalia S.p.A., la principale società italiana per la gestione del trasporto ferroviario passeggeri, è un'azienda partecipata al 100% da Ferrovie dello Stato Italiane, la quale a sua volta è un'impresa pubblica in forma di S.p.A., qualificabile quale organismo di diritto pubblico. Pertanto parliamo a tutti gli effetti di aziende che operano sotto un “cappello” pubblico pur agendo seconde dinamiche di mercato e quindi a fronte di un atteggiamento molto attento alle esigenze della clientela dei treni Frecciarossa e Frecciargento, che si manifesta con strategie di marketing molto capillari, si riscontra spesso una sorta di pressapochismo nel gestire le non poche problematicità del trasporto “sussidiato” (Regionali e Intercity).

E la situazione cui stiamo assistendo in questi giorni è emblematica.

Occorre dire, per onestà intellettuale, che l’interlocuzione del nostro come di altri Comitati pendolari con gli esponenti sia della Divisone Passeggeri Long Haul che della Divisione Passeggeri Regionale, almeno da quando sono entrato a far parte come portavoce del Comitato “Genova-Milano-Newsletter” (gennaio 2018), è costante ed improntata alla condivisione degli aspetti più critici per cercare di individuare concrete soluzioni ai problemi che persistono nel settore del trasporto passeggeri su rotaia. In tal senso avevo segnalato nell’ultimo post l’introduzione della prenotazione obbligatoria e gratuita sui Treni InterCity per gli abbonati: una forma di attenzione a tutela della salute e della sicurezza dei viaggiatori (solo la prenotazione obbligatoria ed il conseguente contingentamento degli accessi sui convogli può rendere più concrete le essenziali misure di salvaguardia). Ma questa misura non può mettere in secondo piano che si siano registrate non poche inadeguatezze da parte dell’azienda dei trasporti ferroviari: emblematici da un lato il fatto che a inizio pandemia (fine febbraio) i trasporti passeggeri su ferrovia sono continuati in modo pressoché normale quando si sarebbe dovuto tempestivamente bloccare uno dei canali di maggior diffusione del virus e dall’altro il fatto che, una volta drasticamente (e tardivamente) ridotta la flotta dei treni circolanti, non sono state messe in servizio le migliaia di risorse umane a libro paga di Trenitalia e Rfi – ovviamente con le dovute e necessarie protezioni -  per garantire sui treni il distanziamento sociale e l’uso delle mascherine sanitarie.

Queste strategie dell’azienda ferroviaria, peraltro praticamente monopolista sul territorio italiano considerata la sostanziale assenza di competitor,  sono fortemente improntate a logiche di mercato e questo fa sì che non solo vengano penalizzati i milioni di utenti che utilizzano i citati treni a sussidio ma anche i non pochi pendolari che viaggiano sulle tratte servite dai Frecciarossa (Torino-Milano, Bologna Firenze, Firenze-Roma, Napoli Roma Salerno, Milano-Bologna). La scorsa settimana il CNPAV (Comitato Nazionale Pendolari Alta Velocità), ha scritto una lettera alla Ministra dei Trasporti Paola De Micheli ed altri Ministri del Governo con la quale è stato richiesto in modo legittimamente perentorio che Trenitalia, al fine di compensare i maggiori costi o le perdite determinate dal Covid-19, non riversi sui lavorati-pendolari le ricadute economiche dovute alla crisi pandemica procedendo a degli aumenti degli abbonamenti mensili sulla AV. Oltretutto, essendo adesso contingentati i posti sulle Frecce con un inevitabile prossimo forte aumento tariffario per sostenerne i costi di esercizio, si corre il concreto rischio di pagare abbonamenti AV a costi insostenibili anche per i pochi che finora erano riusciti a sostenerli (tanto per fare un esempio, un abbonamento mensile sulla Milano-Torino potrebbe venire a costare 600/700 euro al mese!).

A tal proposito sarebbe già un segnale positivo se il venisse finalmente accolta una proposta fatta a suo tempo dal nostro Comitato e da Assoutenti consistente nel co-finanziamento da parte dello Stato (il MIT) di un determinato numero di posti sui treni AV riservandoli ad un prezzo “concordato” agli abbonati, facendo sì che in tal modo anche NTV accetterebbe abbonamenti (cosa che fino ad oggi non ha mai considerato).

Detto ciò, alla fine quel che emerge è che anche in un momento così delicato e difficile, e in alcuni casi drammatico, per moltissimi italiani, prevalgano sempre e comunque dinamiche di mercato e legate al business. E nel settore dei trasporti pubblici in particolare vengono riproposti degli schemi gestionali ed operativi che determinano quella odiosa distinzione tra utenti-cittadini di “serie A” e utenti-cittadini di “serie B”. Accattivante lo slogan “Nessuno resterà indietro”, ma qui il rischio è che molti restino fuori… e non solo dai treni. 

Egomet

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