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Attualità | 20 aprile 2022, 10:59

"Belin", l'intercalare genovese finisce sulla Treccani

Nei vicoli e nelle creuze della città vecchia anche i non genovesi imparano subito l’utilizzo della parola che, ai più, suona come intercalare ma che ha un’origine complessa su cui solo ultimamente sembra si possa fare chiarezza

"Belin", l'intercalare genovese finisce sulla Treccani

A sentir la parola “belin” l’associazione che tutti fanno è Genova. Nei vicoli e nelle creuze della città vecchia anche i non genovesi imparano subito l’utilizzo della parola che, ai più, suona come intercalare ma che ha un’origine complessa su cui solo ultimamente sembra si possa fare chiarezza.

E’ quanto ha proposto Marco Brando in un articolo per Treccani che ha raccolto gli studi del professor Fiorenzo Toso, linguista genovese e professore universitario all’Università di Sassari. In Liguria il termine è utilizzato in modo sistematico, questo porterebbe a pensare a un vocabolo tipico della zona da sempre.

Una delle principali ipotesi etimologiche, definite a buon titolo pittoresche, vorrebbe che il termine “belin” derivasse da due divinità “falliche”: Baal o Belo, di origine fenicia o Belenos, legato ai Celti. Il culto verso quest’ultimo dio era radicato nelle antiche popolazioni liguri che erano entrate in contatto con i Celti. Questo porterebbe a credere che la parola “belin” sia di uso nel dialetto da oltre tremila anni.

Il professor Toso, però, già dal 2015, ha smentito questa “credenza popolare”. Nel suo “Piccolo dizionario etimologico ligure” è ritornato sulla questione spiegando che la parola “belli”, nonostante la sua popolarità, sia arrivata a Genova solamente nell’Ottocento e più precisamente nel 1894 quando viene attestata per la prima volta.

Bellin - scrive Toso - non è attestato in genovese prima di Carlo Randaccio che proprio nel 1894 lo tenne a battesimo nel suo volume Dell’idioma e della letteratura genovese”.

Il professor Toso prosegue: “Per quanto è dato sapere, nell’intera tradizione letteraria e documentaria dei secoli precedenti, la parola bellin non compare mai, neppure in testi nei quali si rinvengono con frequenza voci triviali e metafore oscene”.

Secondo Toso quindi potrebbe essere ragionevole pensare che il termine sia arrivato a Genova e nel genovesato solo in tempi “recenti”. Sarebbe dunque un prestito del dialetto astigiano come testimoniato dall’opera di Giovan Giorgio Alione che, a cavallo tra XVesimo e XVIesimo secolo scrive “Opera Piacevole”, dove il termine compare due volte con il significato di pene.

Redazione

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