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Cultura | 31 maggio 2022, 08:00

Primo Festival Internazionale Organistico a Genova: luci puntate sul Maestro Enrico Viccardi

L'artista: "Genova, città accogliente. E' la terza volte che vengo ed è sempre una grande emozione. Qui ho molto amici"

Primo Festival Internazionale Organistico a Genova: luci puntate sul Maestro Enrico Viccardi

Luoghi di cultura, come alcune fra le più belle chiese di Genova, e musica. Sono gli elementi del il 1° Festival Organistico Internazionale. Il Maestro italiano, Enrico Viccardi, oggi siederà davanti ad un organo del 1887 "Giacomo Mascioni" per deliziare gli appassionati di musica aprendo la sua performance, probabilmente, con musiche di Johann Sebastian Bach.

Enrico Viccardi, concertista di fama internazionale, titolare della cattedra d'Organo e Composizione Organistica presso il Conservatorio "Arrigo Boito" di Parma, si esibirà questa sera alle 21 nella Chiesa Parrocchiale di San Francesco alla Chiappetta a Bolzaneto. Nel suo curriculum ci sono oltre una dozzina di città oltre confine dove ha ricoperto il ruolo di protagonista in Rassegne internazionali, diverse le incisioni di Opere sia per organo sia per clavicembalo. Viccardi è considerato, passateci il termine, il "deus ex machina" italiano della musica per organo, concertista di grande fama.

Maestro, come si trova in una città che non è proprio definita accogliente?

"E' la terza volta che vengo a Genova per concerti. Altre sono venuto qui per stare insieme a colleghi e ho molti amici: conoscevo molto bene il Maestro Emilio Traverso, sua moglie, Gisella, Guido Iotti, e da molto tempo l'organizzatore del 1° Festival genovese, il maestro Fabio Macera. Spezzo una lancia contro il luogo: per me Genova, e i genovesi, sono accoglienti ed è un piacere esserci".

L'Organo si dice essere uno degli strumenti più difficili da suonare.

"Esattamente. Innanzi tutto perché ogni organo è diverso dall'altro, per dimensioni, numero di registri, numero di tastiere e tasti. Ed ancora per tipo di pedaliera e per l'estensione della stessa. Occorre possedere un repertorio molto ampio per valorizzare i registri tipici di alcune epoche. Io martedì troverò un organo del 1887 che conserva gran parte della tradizione melodrammatica italiana con registri che si rifanno all'ottavino, al flauto traverso, alla tromba, al fagotto. Uno strumento che coniuga la presenza di questi registri con due tastiere ed una pedaliera estesa, grande. Con questo organo si può affrontare un repertorio antico, ottocentesco sia di autori stranieri sia italiani. Terminerò con un Canto pasquale di un autore inglese".

Uno strumento difficile per affascinare aspiranti musicisti, immagino.

"C'è un buon numero di giovani interessati ed appassionati a questo complicato strumento. Nonostante non ci sia una possibilità diretta di impiego nella Chiesa cattolica - perché spesso ci si accontenta dei mestieranti e non si va dai professionisti - c'è un grande numero di giovani che vogliono fare bene. Di fronte ad un'offerta lavorativa vicina allo zero da parte della Chiesa c'è una grande attività organistica di concerti e valorizzazione di questo tipo di strumenti".

Nell'immaginario collettivo l'organo è considerato uno strumento che serve "solo" per accompagnare i canti della Santa Messa.

"Vero, e non c'è niente di più impreciso e fuorviante. L'organo è uno strumento che serve per condecorare la Liturgia. Il suo valore è notevolmente diverso. Ci sono alcuni musicisti di professione, addirittura, che ignorano l'organo dimenticando, probabilmente, la sua bellezza e completezza. L'organo, fra l'altro, ha una letteratura più ampia fra tutti gli strumenti, forse, solo la voce batte l'organo".

Quanti anni di studio occorrono per essere all'altezza?

"Almeno una decina. Il vecchio corso era di dieci anni, ora siamo scesi a cinque ma vanno preposti altri cinque anni prima di poter avere una conoscenza ed esperienza adeguata. Non basta saper suonare: ogni strumento ha la sua personalità, come un essere umano. Non di rado colui che suona l'organo deve entrarci fisicamente dentro per sistemare qualche parte meccanica che gli anni e la poca manutenzione hanno logorato".

Nonostante la sua lunga attività concertistica e di docente ha un sogno?

"Il sogno è fare il concertista d'organo: mi sembra una cosa così bella. Io suono l'organo e sono un uomo fortunato. Andare in giro, conoscere gli strumenti: uno diverso dall'altro, ognuno con il suo fascino. Il sogno lo sto vivendo".

Massimiliano Bordoni

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