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Economia | 16 settembre 2022, 15:23

Sciopero BRT, Sì Cobas risponde ai sindacati confederali: "Provano a ridurre e mistificare le ragioni dello sciopero"

I lavoratori sono entrati in sciopero per richiedere la ridiscussione dell'accordo che prevedeva il passaggio da part time a full time sulla totale discrezionalità dei capi reparto

Sciopero BRT, Sì Cobas risponde ai sindacati confederali: "Provano a ridurre e mistificare le ragioni dello sciopero"

Dopo la condanna dei sindacati confederali in merito allo sciopero BRT, Sì Cobas precisa in una nota:

"Abbiamo letto con attenzione il comunicato che le segreterie della Filt -Cgil, Fit- CISL e UIL Trasporti, si sono premurate di fare circolare nel magazzino BRT e diffondere copiosamente alle agenzie di stampa e alle testate giornalistiche locali, in riferimento allo sciopero di qualche giorno fa in BRT.

Purtroppo toni e ritornello del comunicato non ci sorprendono. Siamo ormai abituati da anni al fatto che ogni qualvolta in un magazzino i lavoratori articolano una lotta per il miglioramento delle proprie condizioni, puntuale, come il sorgere del sole, arriva il comunicato dei confederali che provano a ridurre e mistificare le ragioni dello sciopero, tentando a loro volta a rafforzare, di fatto, le posizioni delle controparti datoriali.

Anche in questo caso, la solfa è identica a tante altre vertenze, cui è seguito l'immancabile velina/comunicato: le ragioni dello sciopero sono inconsistenti, in azienda va tutto bene perché ci siamo noi, le lotte e gli scioperi rischiano solo di fare chiudere aziende e magazzini. Quelle stesse logore mistificazioni che le stesse segreterie avevano provato a usare solo qualche anno fa in quello stesso magazzino, per provare a convincere i lavoratori che se si fosse rivendicato l'applicazione del contratto nazionale e i ticket mensa da 5,29 euro la BRT avrebbe chiuso.

In quell'occasione i lavoratori avevano mandato “al diavolo” i "menagrami", ed era partito lo sciopero. Morale della favola? La BRT continua a essere aperta e i lavoratori hanno conquistato ben oltre quello inizialmente rivendicato.

I fatti parlano più di tante parole e non siamo interessati a polemizzare con qualche burocrate sindacale. Quello che però ci preme è rimettere al centro della discussione la voce dei lavoratori e porre qualche elemento di chiarezza (e di verità) rispetto allo sciopero in BRT di qualche giorno fa, il primo, probabilmente, di una serie di mobilitazioni che si andrà ad articolare.

I lavoratori sono entrati in sciopero nella notte di martedì scorso rivendicando la soluzione di una molteplicità di problemi che riguardano tanti lavoratori dentro quell'impianto, peraltro non solo iscritti al S.I. Cobas. E sono entrati in sciopero innanzitutto per richiedere - come ripetuto in svariati tavoli di trattativa nei mesi precedenti - la ridiscussione dell'accordo (firmato unilateralmente da Cgil, Cisl e Uil) che prevedeva il graduale passaggio dei lavoratori part-time a full-time esclusivamente su criteri produttivistici, sulla totale discrezionalità dei capi reparto, sulla disponibilità allo straordinario, a turni massacranti e spezzati, senza contemperare l'anzianità di servizio di molti di questi lavoratori o l’esigenza di conciliare vita e lavoro.

Rivendichiamo il passaggio di tutti i lavoratori a full - time perché in quel magazzino, mentre si costringono alcuni a turni di 10 -12 ore, s'inquadrano ancora a part -time lavoratori che hanno anni di esperienza dentro quel cantiere, per poterli ricattare sulle ore, mentre l'aumento dei colli lavorati ogni sera evidenzia una situazione di sottorganico.... altro che cassa integrazione!

Ma i lavoratori sono scesi convintamente in sciopero, ricevendo la solidarietà di tanti altri colleghi, anche per chiedere la cessazione della continua politica vessatoria e discriminatoria nella distribuzione dei turni, nello spostamento quotidiano degli orari di lavoro, nella mancata garanzia perfino delle proprie ore contrattuali, nella pioggia di provvedimenti disciplinari che colpisce chi si azzarda a prendere parola e contraddire i capi.

I lavoratori hanno scioperato, rivendicando l'applicazione anche su Genova dell'accordo nazionale sottoscritto da BRT con il S.I. Cobas. Queste sono le motivazioni della lotta di questi giorni in BRT! 

Dopodiché, certo, all'interno di questa piattaforma c'è anche la richiesta di reinserimento di un lavoratore, di un nostro compagno, Khalid, all'interno del cantiere BRT, appalto in cui ha sempre lavorato dal 2015.

E anche su questo due parole vanno spese, perché le mistificazioni fatte sulla vicenda sono insopportabili.
Khalid dopo anni di lavoro dentro il cantiere BRT a inizio 2022 viene licenziato in tronco dopo aver subito un'aggressione in magazzino, da cui esce peraltro parecchio malconcio, con una prognosi del pronto soccorso di diversi giorni.

L'arroganza dimostrata dall'azienda a non voler discutere sul licenziamento provoca grande indignazione tra i lavoratori, che decidono di entrare in lotta, per trovare una soluzione per il proprio collega.
Fa abbastanza ridere dover leggere che grazie l'opera delle segreterie confederali si è trovata una soluzione alla vicenda, quando è stato grazie allo sciopero dei lavoratori del 16 Febbraio che si è riaperta la trattativa nella notte.


Si raggiunge faticosamente un accordo: Khalid viene riassunto, distaccato per 6 mesi presso altro impianto, con l'impegno da parte dell'azienda di ricollocarlo in BRT, allo scadere di questo periodo.
Scaduti i 6 mesi (a fine agosto), nonostante l'impegno scritto, l'azienda fa retromarcia. Niente ritorno per Khalid in BRT, nessuna spiegazione data sulle eventuali motivazioni, mentre riparte alla grande la discriminazione sindacale dentro il magazzino, verso i compagni di lavoro e sindacato.

Khalid viene lasciato forzosamente a casa, in attesa di non si capisce bene cosa: questa è la verità che andrebbe raccontata ai lavoratori! Invece si prova a mettere lavoratori contro lavoratori, provando a terrorizzare con presunte chiusure e casse integrazioni, raccontando che non ci sarebbero ragioni per scioperare. Un'altra brutta pagina di cui non andare certo fieri.

Non ci interessa convincere nessuno, tantomeno chi da anni ha smesso di essere uno strumento di lotta in mano ai lavoratori. Dovevamo chiarezza e trasparenza ai tanti lavoratori che stanno guardando a questa vicenda, forse con un filo di speranza che anche in quel magazzino la situazione possa definitivamente cambiare. Noi continuiamo a testa alta, grazie anche alla tanta solidarietà raccolta dentro il magazzino e lungo tutta la filiera.

In questo ringraziamo i tanti compagni dei magazzini BRT di Brescia, di Albairate, di Biandrate e di tanti altri cantieri che in questi giorni si sono fermati in solidarietà alla nostra lotta".

 

Redazione

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