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Attualità | 24 novembre 2022, 10:04

Violenza sulle donne, in un anno 636 chiamate al 1522 in Liguria. Cgil: "Servono lavoro e un cambio culturale profondo"

Ai numeri ufficiali, bisogna aggiungere telefonate e contatti che arrivano direttamente alle associazioni

Violenza sulle donne, in un anno 636 chiamate al 1522 in Liguria. Cgil: "Servono lavoro e un cambio culturale profondo"

Sono sempre più preoccupanti i dati che riguardano gli episodi di violenza sulle donne.

In occasione della Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, la Cgil sta lavorando in tutta la regione proponendo numerose iniziative sul territorio coinvolgendo i centri antiviolenza e sostenendo la necessità di un vero e proprio cambio culturale che abbia al centro l'istruzione e la formazione a partire dalle nuove generazione e, ancora, la necessità di rendere le donne autonome attraverso il lavoro come concreto strumento di emancipazione economica.

Gli ultimi dati relativi alle violenze di genere registrano un trend che si conferma allarmante: secondo le elaborazioni dell'Ufficio Economico Cgil Genova e Liguria su dati Istat, le chiamate valide al 1522 in Liguria sono state 636 nel 2021, di queste 590 effettuate da donne, di cui 546 italiane.

Ai numeri “ufficiali” bisogna aggiungere le telefonate e i contatti che arrivano direttamente alle associazioni che si occupano di accogliere e di sostenere le vittime di violenza, fenomeno che si è acuito negli anni della pandemia.

Tra i dati del 1522, il primo motivo di denuncia è la violenza fisica con 131 donne coinvolte di cui 115 italiane, mentre la fascia d'età maggiormente coinvolta si riscontra tra i 45 e i 54 anni.

Segue la violenza psicologica che coinvolge 109 donne di cui 99 italiane. Negli ultimi 10 anni (dal 2010 al 2020), sempre in Liguria e secondo i dati Istat, le denunce per stalking sono state 3.466 di cui ben 2.991 (l’86,3%), hanno riguardato la componente maschile; nello stesso periodo le denunce per violenza sessuale sono state  1.636 di cui 1.606 attribuite al genere maschile, in pratica la quasi totalità.

Sono quindi necessarie un cambio culturale profondo e maggiori risorse destinate alla formazione per le donne e gli uomini di domani; sono necessarie politiche attive del lavoro dedicate alle donne e risorse in favore di tutte quelle associazioni che quotidianamente raccolgono il loro grido di dolore.

Non si tratta più di contrastare una emergenza, ma di una vera e propria rivoluzione culturale che metta al centro il valore e il rispetto della persona.

Redazione

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