Dopo sei album, due ep e vent’anni insieme alla storica band I Ministri, Federico Dragogna ha deciso di intraprendere un nuovo percorso solista e di ascoltare l’esigenza di creare qualcosa che fosse interamente suo.
Si intitola ‘Dove nascere’ l’album che consacra questo percorso, un viaggio iniziato moltissimi anni fa e che ha trovato colori e spazi sempre più ricchi e personali andando avanti nel tempo e facendo nuove esperienze. Un esordio che è nato tra Genova e Milano: i pezzi sono stati registrati e prodotti insieme a Mattia Cominotto al Greenfog Studio e sono stati pubblicati dall’etichetta Pioggia Rossa Dischi.
Dopo tanti anni insieme alla band storica i Ministri hai deciso di intraprendere il tuo percorso solista: da dove è nata questa esigenza?
“Credo che sia sempre stata in me da quando ho memoria. Anche quando ero bambino sentivo qualcosa dentro che cercava di creare cose, in qualsiasi modo io potessi farlo, anche solo con un quaderno e una penna. Per anni l’avventura con I Ministri mi ha preso sia tanto tempo sia tanto spazio, considerando poi che l’Italia non è un paese musicalmente enorme per ampiezza del mercato e dell’audience, quindi non volevo fare cose che andassero in qualche modo a scontrarsi o a concorrere con la band.
La verità è che però avevo un sacco di voci dentro di altri suoni, di altre parole: avevo bisogno di qualcosa che fosse proprio mio, di cui prendermi tutte le responsabilità e che fosse lontano dal rock, che è una delle anime che ho dentro ma ce ne sono tante altre”.
Il sound a cui siamo abituati ad accostarti è molto diverso nel tuo album: si percepisce la voglia di sperimentare, di far emergere nuovi aspetti. È stato spiazzante per il pubblico secondo te?
“Sicuramente molto spiazzante, ma spiazzare è una cosa che mi piace fare. Volevo dire ‘sono qualcos’altro’. Anche in famiglia succede qualcosa di simile, e la band funziona un po’ allo stesso modo: tu cresci, e tra i 6 e i 15 anni iniziano a metterti addosso una serie di etichette, di soprannomi, di giudizi e di pregiudizi. Solo dopo incominci ad avere una tua vita, dove cerchi anche di sorprendere le persone che hai attorno. Se avessi mantenuto la scia del rock anche in questo disco, con elementi collegati ai Ministri, sarebbe stato più facile avere già un pubblico pronto, invece è stato proprio il contrario. Così ho iniziato un nuovo sentiero e mi sto facendo scoprire da persone che neanche mi conoscevano prima. Ed era quello che cercavo”.
Genova è diventata la tua seconda casa, e anche il disco ha mosso qui i suoi primi passi… c’è qualche luogo in particolare che usi come fonte di ispirazione per comporre le tue canzoni?
“È ufficialmente la mia seconda casa, e se fosse per me sarebbe già la prima, se non fosse che ho ancora tante cose di lavoro che mi costringono a fare su e giù da Milano. Buona parte del disco è nata, dal punto di vista della scrittura, a Genova, e tutto il disco dal punto di vista operativo è nato al Greenfog Studio insieme a Mattia Cominotto.
I posti che mi hanno ispirato in questi anni a Genova sono davvero mille, per me è stato amore a prima vista. Devo dire che alcuni pezzi specificatamente sono nati sulle alture, sulla strada dei Forti, sul Monte Fasce e sulle strade interne che però hanno sempre vista mare.
La visione del mare a Genova è diversa da tanti altri posti: te lo ritrovi sempre davanti, e tutta la città cerca sempre di guardare questo infinito d’acqua. È un mare difficile, poetico, che non è al servizio dell’uomo, come può essere l’Adriatico che ti viene decisamente più incontro.
Questo disco è legato a Genova non solo per i luoghi, ma anche per la gente di qua. Ci sono tanti luoghi comuni sui liguri, ma mi è sembrato di imparare, in questi anni di frequentazione di Genova, che molti sono piuttosto falsi. I genovesi sono di un’ospitalità e di una cordialità incredibili, e credo che in parte siano i genovesi stessi a mettere un po’ di luoghi comuni in giro e a rinforzarli per far sì che non vengano troppi foresti.
Io sono stato accolto a Genova davvero a braccia aperte, quindi non posso che ringraziare la città sotto vari punti di vista, sia le mura sia i cuori che ci sono all’interno”.
‘Dove nascere’ è arrivato tra i finalisti delle targhe Tenco tra le ‘Opere prime’, che emozione è stata?
“È stata una cosa bella. Le Targhe Tenco sono un riconoscimento che arriva dalla critica musicale italiana. Oggi non pesa come un tempo, come quando ho iniziato a fare musica o facevo io stesso il giornalista musicale, oggi è il pubblico che se la canta e se la suona da solo.
Questo ha ovviamente dei vantaggi, perché non esiste più un medium di mezzo, ma ha anche tanti svantaggi, perché toglie voce a tutta una serie di realtà musicali che sono più complesse e che hanno bisogno di un approfondimento diverso. Gli spazi musicali in Italia non sono infiniti: da febbraio a luglio i locali vengono presi da chi è andato a Sanremo, poi arrivano i tormentoni di chi è uscito da Sanremo, poi arriva Natale e ricomincia la giostra.
È davvero molto complesso, è stato un bel riconoscimento anche per il fatto che io avevo scelto di far uscire il disco con una piccola etichetta genovese, fatta da ragazzi appassionati che lavorano molto bene, ma che però evidentemente non aveva e non ha ancora la forza per farsi ascoltare da tutta la critica musicale italiana. Se i giurati del Premio Tenco hanno notato questo disco significa che sia io che Pioggia Rossa Dischi abbiamo fatto un bel lavoro. Un aiuto non ce l’ha proprio dato nessuno”.
Il titolo dell’album è Dove Nascere. È una domanda, una risposta? Il titolo è evocativo…
“Dove nascere è il titolo di una delle canzoni e che ho scelto come titolo dell’album perché io stesso stavo un po’ rinascendo come musicista, e stavo rinascendo a Genova in una specie di nuovo destino scelto da me. Non ho famiglia o contatti genovesi, è proprio come andare ad affrontare una propria nuova storia.
Ho solo superato gli Appennini, ma è già qualcosa a suo modo anche se non ho fatto chissà quanta strada.
Il brano che dà il titolo all’album parla in maniera un po’ provocatoria e un po’ assurda di un ipotetico progresso che un giorno ci permetterà di decidere dove nascere, risolvendo così tutte le diseguaglianze e le differenze nel mondo che in grandissima parte derivano semplicemente da dove uno nasce.
In realtà quasi tutto del nostro destino deriva dal posto in cui veniamo al mondo, né più né meno: quello che succede dopo possiamo cercare di cambiarlo, di trovare nuove idee e nuove strade, ma molto della nostra storia e di quello che siamo adesso dipende proprio da questo fattore. Il pezzo ragiona anche su tutti coloro che sono nati in posti del mondo dove non c’è acqua, dove ci sono guerre, dove si sta male per mille motivi e che cercano la loro fortuna.
Oggi parlando di questo tema la nostra mente va subito a coloro che attraversano il mediterraneo per venire da noi, ma fino a qualche tempo fa era chi veniva dalla Calabria, dalla Sicilia, magari proprio per arrivare a Genova.
Uno dei primi pezzi di Fabrizio De Andrè si chiama ‘La ballata del Miché’ e parla proprio di questo, dell’emigrazione dal sud d’Italia.
La riflessione che si trova nel disco è che tutti stiamo cercando semplicemente la nostra fortuna. Proprio qualche giorno fa mi è capitato di andare al Museo del Mare a Genova, che ha un bellissimo piano dedicato proprio alle migrazioni degli uomini. L’ho trovato molto interessante perché penso sia un tema fondamentale, lo è per gli animali e per noi di conseguenza, ci muoviamo per cercare di stare meglio.
Qui stiamo parlando non di politica, ma di qualcosa molto più ampio di qualsiasi partito, qui è la storia dell’umanità tutta che va avanti così da sempre e dobbiamo confrontarci con questa cosa senza paura”.
Domenica ti esibirai ai Giardini Luzzati per l’anteprima di Balena Festival, che cosa porterai sul palco? Sarai accompagnato da qualcuno?
“Sarò con una band intera, bresciana di origine, sono dei ragazzi bravissimi che mi accompagnano sul palco. Suoneremo praticamente tutto il disco. Ci sarà ovviamente tutto il team di Pioggia Rossa e anche Cosimo Francavilla, un sassofonista pazzesco di Genova che farà un pezzo con noi che poi è registrato effettivamente nel disco.
Quindi sarà davvero super emozionante e per me davvero un po’ la data più importante del tour di quest’anno.
In apertura ci sarà Juna che è una nuova artista di Pioggia Rossa. È bravissima e sarà sicuramente un futuro volto e talento della musica italiana”.
L'appuntamento è per domenica 16 luglio ai Giardini Luzzati a partire dalle ore 21 - Ingresso gratuito.