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Cultura | 23 novembre 2023, 13:46

Ivano Fossati “spiega” la musica all’Università di Genova. Ed è subito ovazione

Oggi la lezione di presentazione del corso "Musica Pop: senso critico, omologazione e industria”. "La nostra è una delle città più musicali d’Italia, forse d’Europa"

Ivano Fossati “spiega” la musica all’Università di Genova. Ed è subito ovazione

Scoprire la musica leggera, quella leggerissima e la complessità di composizioni e arrangiamenti.

Il corso "Musica Pop: senso critico, omologazione e industria" di Ivano Fossati all’Università di Genova avrà un compito non facile: discutere insieme agli studenti il ruolo della musica pop e delle sue emozioni.

In un’aula magna gremita, il compositore ha dato un assaggio di quello che una ventina di studenti affronteranno nel secondo semestre dell’anno accademico.

“Non è una passeggiata questo corso, perché il parlare di musica pop può dare adito all’idea che si tratti di qualcosa di facile o di qualcosa che sappiamo già. Invece è molto più complicato e si andrà molto più in profondità anche con l’aiuto dei ragazzi stessi” spiega l’artista, che ha conseguito proprio lo scorso marzo la Laurea Honoris Causa in "Letterature moderne e spettacolo" .  

“La musica leggera e leggerissima genovese è un po’ dimenticata - spiega Fossati -. Genova ha avuto una produzione musicale formidabile, partendo da Natalino Otto negli anni Quaranta e arrivando ai rapper di oggi, la nostra è una delle città più musicali d’Italia, forse d’Europa. E soprattutto con interessi sempre molto approfonditi nella musica: prima ai ragazzi accennavo della passione per il blues che dominava Genova negli anni Settanta, parallelamente ai cantautori. Abbiamo avuto musicisti formidabili e quindi abbiamo una tradizione che va oltre i cantautori e che è molto più vasta e di cui credo la città dovrebbe tenere conto”. 

Un momento di cambiamento importante, nella società così come nelle arti, non può certo non passare attraverso la musica: “La musica sta cambiando, se c’è un momento in cui questo si può dire è che il cambiamento è in atto è proprio oggi. I cambiamenti ci vogliono, ovviamente la musica stessa è materiale duttile, un materiale che si evolve in continuazione per cui non possiamo aspettarci che rimanga uguale a se stessa per tanto tempo, non lo fa, non è così, non può funzionare in questo modo. Però dobbiamo essere pronti a quello che arriva, e quello che arriva deve trovarci abbastanza preparati. Ricordo gli anni Sessanta, le persone che avevano la mia età oggi ascoltavano i gruppi beat, rock e dicevano che non era musica, la definivano ‘rumore’, e questo è un errore che si fa spesso nei confronti di ciò che è nuovo. Ciò che è nuovo invece va abbracciato anche quando ci fa un po’ male, anche quando sentiamo di non appartenergli. Dobbiamo provare a capirlo”. 

Dopo aver tenuto il laboratorio "Linguaggi, figure professionali e meccanismi produttivi della canzone" per gli anni accademici 2016-17 e 2017-18, Ivano Fossati torna a insegnare. Che cosa si aspetta da questa esperienza? 

“Mi aspetto molto, perché ricordo i due anni che ho passato qui in università facendo i laboratori li ho terminati dicendo: vado via più ricco degli studenti. Ero assolutamente convinto di aver avuto più io da loro che il contrario”. 

LA LEZIONE

Parlando ai presenti, Fossati ha spiegato su cosa verterà il corso che prenderà il via nel secondo semestre e sarà destinato a una ventina di studenti, selezionati dal cantautore tra chi invierà una lettera motivazionale.

“Si parlerà di musica alta e musica bassa - sottolinea - della musica che ci accompagna ogni giorno, anche se non la vogliamo. Quella con cui siamo cresciuti, che abbiamo snobbato, lasciato da parte, che ha la caratteristica di essere istantanea. È intuitiva e rapida, tutto è immediato. Questa immediatezza si storicizza ed è la caratteristica fondante della musica leggera […] I generi musicali che non vi piacciono, continueranno a non piacervi ma dobbiamo considerare il tutto nel loro insieme. Il punto del corso è essere consapevoli, sapere che ci sono dei meccanismi che possono colpirci, prenderci, e sapremo perché una cosa così piccola e insignificante ci strattona per il bavero. Succede perché in qualche modo si lega a qualcosa di nostro. Ci sono canzoni che vengono scritte oggi, che conterranno questo momento, che tra vent’anni ci faranno chiedere come mai le ricordiamo e le ascoltiamo, anche se oggi non ci piacciono: è perché qualcosa dentro si è impigliato nei ricordi, nei sentimenti”. 

Proseguendo, il cantautore ha aggiunto: “Questa musica leggerissima, molto probabilmente prenderà importanza invece di perderla. Una parte sarà dimenticata ma una parte, invece, sarà storicizzata e questo è un passaggio chiave per le canzoni”.

Fossati ha poi sottolineato come la fase musicale odierna sia in un momento di cambiamento epocale, paragonabile solo  quello vissuto nei primi anni ’60: “Posso dirlo perché io c’ero - scherza - La musica che esisteva fu cancellata come da uno tsunami. Arrivò musica dall’Inghilterra, i ragazzi non volevano ascoltare altro se non Beatles e Rolling Stones. Le case discografiche proponevano Tenco, che abbiamo rivalutato tantissimo ma nell’immediato non ne volevamo sapere, volevamo le chitarre elettriche, la musica beat. Questo non accadeva da sessant’anni”.

A proposito della storia musicale di Genova, Fossati prosegue: "Appena si parla di Genova si parla di 'scuola genovese', ma non è solo questo: Genova è molto più ricca, noi siamo molto più ricchi. Abbiamo prodotto i cantautori, ma anche altra musica: musica leggera, leggerissima, gente che ha venduto cinquanta milioni di dischi, li lasciamo fuori dalla porta? I Matia Bazar, i Ricchi e Poveri. Abbiamo avuto uno dei più grandi arrangiatori, Gian Piero Reverberi, che ha fatto cose meravigliose, i più begli arrangiamenti di Lucio Battisti”. 

“Non dimenticatevi mai di amare le cose alte - ha concluso - ma abbracciate sempre alto e basso”. 

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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