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Venerdindie | 05 aprile 2024, 15:30

VenerdIndie - Tra folk e contaminazioni, l'eleganza sognante di Charlie Risso

Voce ammaliante e sonorità evocative, presenterà il suo nuovo lavoro discografico il 3 maggio al Teatro Sociale di Camogli. "Sogno una produttrice donna, credo molto nello scambio femminile"

VenerdIndie - Tra folk e contaminazioni, l'eleganza sognante di Charlie Risso

 La voce eterea e la capacità di allontanarsi dalle mode del momento per lasciare spazio alla propria personale visione musicale sono le caratteristiche che contraddistinguono il percorso di Charlie Risso. Genovese, cantautrice e musicista appassionata e appassionante, ha mosso i suoi passi artistici tra Milano e Londra, dopo aver lasciato un ‘lavoro vero’ per dedicarsi a trecentosessanta gradi alle sue canzoni. Canta in inglese, regalando un sapore internazionale a ogni suo brano, delicato ed elegante come la sua presenza sul palco.  

Chi è Charlie Risso?  

“Charlie Risso è una pazza che ha deciso di lasciare il suo lavoro di decoratrice per dedicarsi esclusivamente alla musica. Io scrivo da quando ero ragazzina, il mio primo disco, ‘Ruins of memories’ è uscito nel 2016. Quattro anni dopo, nel 2020, è uscito 'Tornado', a cui ha fatto poi seguito 'The Light', prodotto da Federico Dragogna. Proprio in queste settimane ci sono le uscite del mio nuovo lavoro e siamo nel mezzo del turbinio degli eventi. ‘Alive’ è il titolo del primo singolo uscito a gennaio in live session; quattro settimane fa l’uscita è stata la volta di ‘Good Track’ che è accompagnato da un videoclip particolare, con la regia di Marco Pellegrino. Lo trovo al limite del disturbante, ma vi invito a vederlo… Il 12 aprile uscirà il terzo singolo ‘Rail road’, uno dei più furbetti: è un pezzo up-tempo, ritmato, con una nota di ricordo degli anni Ottanta, un pezzo interessante che non vedo l’ora di capire il riscontro che avrà”.  

Una voce particolare, scelte stilistiche interessanti, come sei arrivata ad accostarti a questo stile?

“Molto lentamente. Le mie origini sono folk: ho iniziato con la chitarra acustica, sono andata anche in tour con una band di amici che si chiamano Red Wine chee fanno Bluegrass, quindi sicuramente un orientamento e una tipoloigia di scrittura molto folk. Anche i miei ascolti sono in questa direzione, ma non solo: ci sono tante contaminazioni degli anni Ottanta e Novanta soprattutto, decisamente più dream pop. Tutti sanno che sono una grande fan delle sonorità alla David Lynch, Julee Cruise, Enya e tutto quello che genera questo tipo di atmosfere. Poi l’evolversi e il passare del tempo ma anche una tipologia di scrittura diversa grazie anche a determinati programmi che possono essere anche applicazioni sul telefono come Garage Band, ho iniziato a gestire la scrittura di più usando la chitarra, il pianoforte, suoni di violoncello… questo mi ha consentito di allontanarmi dal genere prettamente folk trasformandolo in un elettro folk - dream pop con delle contaminazioni, ma nate in maniera spontanea, senza una ricerca forzata. Non sarei capace di fare una cosa non sentita”.  

Un nuovo disco in uscita, avremo modo di vederti anche live in qualche occasione?  

“Il 3 maggio ci sarà il primo appuntamento, cioè la presentazione del nuovo disco (che uscirà il 26 aprile) al Teatro Sociale di Camogli. Non ho mai suonato in quel posto, ma è fascinosissimo e il live verrà anche ripreso integralmente. Avremo finalmente l’opportunità di portare in campo tutto il nuovo album, e all’interno della scaletta faranno parte anche brani dei dischi precedenti. Al momento, poi, la prossima data confermata è una gita a Bari, spero che si trovino delle date intermedie perché se no sarà una unica tirata (ride), ma questa vita mi piace, mi entusiasma e non ho problemi. Sono una delle driver, quindi lo faccio anche volentieri”.

 

Hai lasciato il tuo lavoro ‘vero’ per la musica, è un consiglio che ti sentiresti di dare magari a ragazzi molto giovani che vorrebbero provare a fare la stessa cosa? 

“È una scelta molto personale, dipende dalle situazioni di ognuno di noi. Sicuramente in termini economici stavo meglio prima (ride) ma probabilmente un giovane, oggi, dovrebbe fare come ho fatto per qualche anno quindi cercare di mantenere le due cose insieme. Forse energeticamente un giovane ha più risorse rispetto a una over 40 come me, dunque all’inizio può tenere duro per capire un po’ la piega che può prendere l’aspetto musicale. Un aspetto che io a vent’anni non ho considerato, un po’ per impostazione familiare e per educazione, è ci sono tante inclinazioni e cose che si possono fare legate al mondo musicale, non solo scrivere e presentare il proprio progetto e diventare Lady Gaga. Ci sono concertisti, strumentisti, chi si occupa di scrivere colonne sonore, il mondo della pubblicità… ci sono tante opportunità e il consiglio è quello della costanza, che premia mediamente. Bisogna poi aspettarsi  emotivamente un percorso da rollercoaster, quindi momenti di disperazione e momenti in cui si vuole mollare tutto, e momenti in cui vale la pena tener duro, questo dovrebbe mediamente premiare”. 

Secondo te ci sono più artisti maschi in ambito musicale? Hai mai percepito qualche differenza?  

“Conosco diverse artiste donne e riconosco anche determinate opportunità che mi sono state date da gruppi di donne. Genova è una piazza che secondo me comincia a muoversi bene, conosco tante persone che lavorano nella discografia anche genovesi, che non hanno alcun tipo di preconcetto o che si comportano diversamente se il cliente è uomo donna. Devo dire che sono fortunata e devo spezzare una lancia nei confronti dei professionisti con cui ho avuto a che fare, per esempio a Genova c’è la realtà Lilith che voglio sempre ricordare perché è veramente una missione, funziona davvero bene e sono molto in gamba. Appartiene più al passato questa cosa della discrepanza numerica, il fatto che ci sia un maggior numero di artisti maschili, ma se vado a vedere il panorama internazionale è molto omogenea la situazione, il gradimento delle artiste donne è quasi più forte delle band maschili. Mi vengono in mente Lady Gaga e Lana Del Rey, hanno dei riscontri simili a quelli dei Coldplay che però sono una band, o un Rufus Wainwright che forse è più di nicchia ma non ha i numeri di Lady Gaga. Da punto di vista internazionale e locale mi sono sempre trovata piuttosto bene e conosco diverse artiste: mi vengono in mente Roberta Barabino, Eugenia Post Meridiem, tante ragazze con cui mi sono confrontata per cui voglio essere possibilista e positiva. Uno dei sogni che ho è sicuramente quello di farmi produrre da un artista donna, perché ancora non è successo, credo molto nella sensibilità e nello scambio femminile, quando le donne si riuniscono fanno grandi cose e spero presto di collaborare con un team del genere”. 

Isabella Rizzitano e Chiara Orsetti

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