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Attualità | 07 febbraio 2025, 15:26

Technisub chiude: ventinove lavoratori in cassa integrazione

Accordo sindacale per i dipendenti dello storico marchio genovese, trasferito in Inghilterra

Foto di repertorio

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Si è conclusa con una nota amara la vicenda della Technisub, storica azienda genovese che produce attrezzature per lo sport subacqueo. Dopo mesi di trattative, è stato firmato l’accordo di cassa integrazione per cessazione di attività per ventinove dipendenti, che saranno sostenuti economicamente fino a fine 2025. 

L’azienda, infatti, ha deciso di trasferire la produzione in Inghilterra, lasciando lo stabilimento di Genova.

“È una decisione che ci lascia amareggiati - ha commentato Davide Grino della Fim Cisl Liguria - Abbiamo combattuto per evitare questa chiusura, ma alla fine non c’è stato nulla da fare. I lavoratori stanno pagando le conseguenze di scelte aziendali che riteniamo sbagliate”.

L’accordo siglato prevede, oltre alla cassa integrazione, un’indennità economica di 6.000 euro per ciascun dipendente. Nei prossimi mesi si terranno ulteriori incontri con la Regione Liguria per cercare soluzioni che possano garantire un futuro occupazionale ai lavoratori.

La chiusura della Technisub rappresenta la fine di un’era per il capoluogo ligure e per il settore subacqueo italiano. Fondata nel 1962, l’azienda era diventata un punto di riferimento a livello internazionale per la produzione di maschere, pinne e boccagli. La decisione di trasferire la produzione all’estero è stata motivata da ragioni economiche, legate alla necessità di ridurre i costi e migliorare la competitività.

LA NOTA DI FIOM CGIL

"Continua la mobilitazione della Fiom Cgil sulla vertenza Technisub che questa mattina ha visto la firma di un accordo per garantire ai dipendenti un anno di ammortizzatori sociali e una buona uscita quando verranno liquidati. Si tratta di un periodo nel quale la Fiom porterà avanti il tavolo di confronto con Confindustria e Regione Liguria per dare continuità di reddito e ricollocazione occupazionale ai lavoratori sul territorio genovese. La mobilitazione quindi procede anche se resta la contrarietà rispetto alla decisione aziendale di lasciare la nostra città, decisione che impoverisce il tessuto produttivo e che azzera un altro pezzo importante di industria genovese".

Redazione

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