Non ci sarà il processo, vista la giovane età dell’aggressore, ma per il tredicenne che lo scorso Ferragosto, durante la festa patronale, ha accoltellato un coetaneo per un like sui social alla ex fidanzatina, si apriranno le porte di una comunità a oltre mille chilometri da casa.
È quanto hanno stabilito i giudici, scegliendo di applicare così la misura di sicurezza massima che si possa adottare per un giovane al di sotto dei quattordici anni, età prima della quale non è possibile essere sottoposti a processo.
Per la legge italiana, infatti, non è imputabile penalmente ma vista la pericolosità sociale, considerate anche le minacce che lo stesso aggressore ha rivolto alla sua vittima, è stato disposto il suo collocamento in una comunità dove trascorrerà i prossimi due anni lontano dal contesto familiare e sociale abituale.
Tutto era cominciato durante la festa patronale nel comune levantino. Qui, sembra per motivi legati a qualche like sui social alla ex da parte della vittima, è scattata l’aggressione con le coltellate all’addome. Il tredicenne ferito, prontamente soccorso, è stato trasportato al pronto soccorso dove è stato ricoverato.
Per il suo aggressore, invece, sono scattate diverse contromisure che hanno avuto poi l’epilogo finale con la scelta del trasferimento in una struttura dall’altra parte dell’Italia.
Per la legge, i minori non imputabili ma ritenuti socialmente pericolosi vengono sottoposti a misure di sicurezza analoghe che prevedono il collocamento in comunità. Qui vengono intrapresi percorsi rieducativi che non trascurano l’aspetto scolastico.
L'episodio di Sori si inserisce in un contesto regionale preoccupante. Secondo dati recenti, la Liguria ha registrato un incremento significativo dei reati commessi da minorenni, con un aumento superiore al 60% nel 2024 rispetto all'anno precedente. Un trend allarmante che comprende una vasta gamma di illeciti, dalle aggressioni alle rapine, fino ai reati legati allo spaccio di sostanze stupefacenti. Le cosiddette "baby gang" sono diventate una realtà nelle periferie urbane, con episodi di violenza spesso scatenati da motivi futili.
Secondo lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, diversi fattori contribuiscono a questa escalation di violenza tra i giovani. Tra questi, l'eccessiva disponibilità economica non indirizzata verso attività culturali o formative, l'influenza negativa di modelli proposti dai media e dalla musica, e l'abbandono scolastico precoce. Inoltre, la facile accessibilità all'alcol e ad altre sostanze contribuisce ad alimentare comportamenti devianti. Crepet sottolinea l'importanza di interventi educativi mirati e di un maggiore coinvolgimento delle famiglie e delle istituzioni nel monitorare e supportare i giovani.