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Attualità | 09 giugno 2025, 08:42

Marassi, il sindacato penitenziario accusa: “Rivolta annunciata, agenti lasciati soli”

L’USPP denuncia condizioni critiche nel carcere e chiede un nuovo penitenziario a Savona: “Un solo agente per sessanta detenuti, situazione insostenibile”

Marassi, il sindacato penitenziario accusa: “Rivolta annunciata, agenti lasciati soli”

Era una rivolta ‘annunciata’ quella scoppiata mercoledì scorso nella seconda sezione del carcere di Marassi.

A sostenerlo è l’Unione Sindacati di Polizia Penitenziaria (USPP), che da tempo lanciava allarmi inascoltati. Guido Pregnolato, segretario regionale del sindacato, punta il dito contro le “disfunzioni organizzative” note da tempo all’amministrazione penitenziaria.

“Non è un caso che la rivolta sia avvenuta proprio in quel settore – spiega Pregnolato – i segnali d’allarme erano molteplici. Abbiamo più volte evidenziato disfunzioni organizzative, di cui l’Amministrazione era perfettamente a conoscenza, incluso il mancato controllo nei movimenti dei detenuti ristretti in quella sezione. La risposta? Punire disciplinarmente gli agenti, l’anello più debole, demotivandoli ulteriormente, invece di fornire i necessari rinforzi”.

Secondo una prima ricostruzione, oltre sessanta detenuti si sarebbero radunati durante l’ora d’aria, devastando un intero piano della struttura. In quei momenti concitati, un delegato sindacale dell’USPP è stato tenuto in ostaggio insieme ad alcuni operatori civili. Un episodio che, secondo Pregnolato, evidenzia gravi falle nei protocolli di sorveglianza: “È chiaro che in quel momento non ci fosse alcun controllo efficace un nostro delegato, tenuto in ostaggio insieme ad alcuni operatori civili, era stato già oggetto di un discutibile procedimento disciplinare che evidenziava come i detenuti della seconda sezione venissero lasciati uscire dalle celle senza adeguata supervisione”.

Sotto la lente anche la presunta causa scatenante della rivolta, ovvero un caso di violenza sessuale ai danni di un giovane detenuto. Ma per il sindacato si tratterebbe più di un pretesto che di una miccia vera e propria.

“Probabilmente si è trattato solo di un pretesto – dichiara – quanto accaduto è drammatico, e auguriamo al ragazzo di riprendersi dalle gravi ferite fisiche e psicologiche. Riponiamo la massima fiducia nel lavoro della magistratura che accerterà le dinamiche, ma non si può addossare la responsabilità agli agenti di polizia penitenziaria che operano in condizioni impossibili: in sezione, di giorno, un solo agente sorveglia circa sessanta detenuti; di notte, oltre centoventi. Cosa può fare un singolo poliziotto in un contesto simile?”.

Nel carcere di Marassi lavorano anche medici, educatori, infermieri e volontari. Ma per l’USPP il sistema nel suo complesso è inadeguato, soprattutto nella tutela dei detenuti più vulnerabili: tossicodipendenti, soggetti con disturbi psichici o con precedenti di violenza subita. La vicenda viene messa in parallelo con altri casi, come quello di Scagni, vittima di aggressioni nel penitenziario genovese prima del trasferimento a Sanremo, dove ha subito ulteriori violenze.

“Non è la prima volta che si verificano episodi simili tra detenuti – ricorda Pregnolato – il caso di Scagni, aggredito a Marassi prima del trasferimento a Sanremo dove ha subito una violenza brutale, è un precedente emblematico. La polizia penitenziaria oggi non è né formata né dotata degli strumenti necessari per prevenire queste tragedie”.

Tra le richieste dell’USPP ci sono l’introduzione del nuovo reato specifico contro le rivolte carcerarie, un piano straordinario di arruolamento e, soprattutto, la riapertura del carcere di Savona, chiuso dal 2016. La struttura, con una capienza di almeno quattrocento posti, secondo il sindacato alleggerirebbe la pressione su Marassi e consentirebbe una gestione più razionale dei detenuti, oggi mescolati senza distinzione tra alta e media sicurezza, imputati, condannati, soggetti psichiatrici e degenti.

“È indispensabile che la politica si mobiliti con urgenza, mettendo la realizzazione del carcere di Savona al centro dell’agenda, perché non è più rinviabile”.


 

Redazione

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