Ha ventotto anni e un passato che avrebbe potuto spezzarlo. E invece il sestrese Alessandro Cignarale, ha scelto di rialzarsi, voltare pagina e trasformare le sue ferite in risorse. Oggi è un professionista del benessere psicofisico, fondatore della società ‘TheAscendMethod by AC’, ma anche aspirante cantautore e modello. È in corsa per la finale nazionale del concorso Il più Bello d’Italia, in programma il prossimo 24 agosto, dopo aver conquistato con determinazione la vittoria nella selezione interregionale, che gli ha aperto le porte della finale.

La sua è una storia di cadute e risalite, di paure affrontate e riscatto conquistato con determinazione. Una storia che commuove e scuote, perché Alessandro è partito dal buio: da quelle giornate a scuola in cui bastava poco, un carattere gentile, la passione per il ballo, un fisico fuori dai canoni, per essere deriso, escluso, ferito. “Avevo paura anche solo a parlare”, racconta oggi con lucidità. Eppure, quel ragazzo fragile è diventato un uomo capace di costruirsi un futuro solido, di aiutare gli altri e di guardarsi allo specchio con consapevolezza.
Tutto comincia a Sestri Ponente, in via Lodovico Calda, in una società che osservava ma forse non capiva: "Io nasco prima di tutto come ballerino e cantante. Ho sempre amato la musica: mi sono iscritto a ballo quando avevo undici anni. Ho iniziato col liscio, poi latino americano, poi caraibico. Il canto è la mia vera passione, non sono mai riuscito ad espormi per insicurezza ma oggi come cantautore, dopo un duro lavoro su me stesso, vorrei esprimere tanto ed essere notato.Quelle due strade, canto e danza, le ho sempre portate avanti come binari paralleli… ma dentro di me sapevo che una parte era rimasta ferma, bloccata dalla paura".

Il tempo dell’adolescenza, invece, è stato spesso un peso. Un periodo in cui la sofferenza prendeva forma attraverso l’immagine riflessa in uno specchio, e nei giudizi degli altri: "Non mi piacevo, e questo mi faceva stare malissimo. Ho sofferto tanto. Bullismo, isolamento, cattiverie. Il mio stile di vita non era l’ideale, non avevo una buona alimentazione, non avevo equilibrio. Ero stanco di piangere davanti allo specchio, di sentirmi sempre sbagliato. E così ho deciso: basta. Ho cominciato a fare palestra. Non per diventare chissà cosa, ma per cambiare me stesso. È lì che ho capito che il cambiamento, quello vero, parte da dentro".
Quel gesto apparentemente semplice diventa, così, una rivoluzione interiore: "Avevo diciassette anni. Ho iniziato da zero, ma con determinazione. Mi hanno aiutato molto alcuni personal trainer: mi hanno trasmesso concetti chiave, anche dal punto di vista mentale. Io oggi faccio lo stesso, ma a modo mio, con il mio stile, volendo diventare un punto di riferimento per le persone. Con il mio lavoro cerco di trasformare la sfera psicofisica delle persone per far emergere la sicurezza interiore. E nonostante io stesso abbia ancora delle insicurezze – che non spariscono mai del tutto – so bene quanto un cambiamento fisico, se accompagnato da consapevolezza, possa aiutare una persona a credere di più in sé stessa".
Oggi Alessandro lavora sia in palestra, sia online attraverso ‘TheAscendMethod by AC’, la società che ha fondato insieme a un team di specialisti: "Siamo una realtà multidisciplinare, lavoro assieme ad altri professionisti del benessere per le persone. L’obiettivo è prenderci cura della persona a 360 gradi. Corpo, mente, identità. È una missione, non un semplice lavoro".

Ma dietro ogni forza c'è una ferita. Il bullismo, per lui, non è un ricordo lontano: è una cicatrice interiorizzata, ma che è anche forza motrice: "Mi prendevano in giro per il mio fisico, per il mio carattere, per il fatto che ballassi. Ai tempi, se non facevi calcio, non eri popolare. Io avevo paura di espormi. Mi vestivo sempre con gli stessi abiti, lavati ovviamente, perché così almeno per qualche giorno nessuno mi prendeva in giro. Ma bastava un capo fuori dai canoni e subito ricominciava tutto. Credo che in molti mi bullizzassero per invidia o frustrazione: magari avrebbero voluto fare le stesse cose, ma non potevano permetterselo. O non avevano il coraggio. Oggi molte di quelle stesse persone sono venute da me a chiedere consigli. E quello, credetemi, è stato il momento più bello. Una vera rivincita", raconta.
Il punto di svolta? Una scelta difficile, ovvero quella di abbandonare la danza agonistica per seguire una strada nuova: "Nel 2015 avevo vinto il mondiale di Rueda e avevo raggiunto la finale degli italiani. Ma ho deciso di fermarmi. Se non l’avessi fatto, oggi non sarei dove sono. Ho anche litigato per anni con i miei genitori, perché non volevano che andassi in palestra. Ma ero convinto. Ero deciso. Quel passo ha cambiato tutto".
Oggi la vita lo mette davanti a nuove prove: "Sto attraversando un momento complicato, a livello personale. Mio padre non sta bene e devo prendermi cura della mia famiglia. Sto già facendo i conti con questo. Ma continuo ad andare avanti: mi sono laureato in Scienze Motorie, ora sto per iniziare un percorso in Nutrizione Umana per diventare biologo nutrizionista. Voglio essere pronto, voglio costruire qualcosa di solido. Per me, per la mia famiglia, per chi si affida a me".
Alessandro però non ha mai abbandonato i suoi sogni. La moda e la musica sono sempre lì, a ricordargli da dove viene: "Sto lavorando con due agenzie a Milano, sto pensando ai casting, mi sto mettendo in gioco. Ma il mio sogno più grande resta la musica. Voglio diventare cantautore. Scrivere, raccontare, condividere emozioni vere. Intanto mi preparo per la finale de Il più Bello d’Italia, dove canterò Come un pittore dei Modà. Ho già vinto la selezione interregionale e non me l’aspettavo: pensavo al massimo di ottenere la fascia sport, come nel 2024. Ma sono andato lì con una convinzione nuova: ‘Voglio vincere. Me lo prendo’. Non per il titolo, ma per quello che rappresenta. Per ciò che posso trasmettere, in particolari i valori come l’umiltà, umanità, lealtà, che oggi sono sempre più rari. Pur avendo muscoli, pur avendo talenti, io resto sempre con i piedi per terra e sono sempre disposto ad aiutare il prossimo, mettendoci sempre sullo stesso piano, senza mai innalzarmi a nessuno. Il mio obiettivo è aiutare gli altri a diventare la versione migliore di sé stessi".

Il messaggio è chiaro, limpido, come le sue parole: "Il lavoro su sé stessi è l’unico investimento che ti ripaga sempre. Non posso dire che l’opinione degli altri non conta: conta, eccome. Ma solo fino a un certo punto. Bisogna imparare a dare il giusto peso. Formatevi, leggete, costruitevi. Non adattatevi a schemi che non vi appartengono. Abbiate il coraggio di dire no. E ascoltate solo chi vi vuole davvero bene".
Infine, un pensiero che va al bambino che è stato, e a tutti quelli che oggi si sentono come lui allora: "Al mio Alessandro di allora direi di non preoccuparsi. Che tutto si sistema. Che ogni problema ha una soluzione. Quel bambino interiore non bisogna mai smettere di proteggerlo. Oggi io vivo più sereno. So che, anche quando le cose si mettono male, io posso lottare. Sono un uomo. E un uomo risolve problemi. Il mio compito è combattere, sempre. E aiutare gli altri a fare lo stesso".



















