Uno dei problemi ricorrenti per il quartiere di Certosa, in Valpolcevera, resta l’allagamento del sottopasso di Brin. Anche in occasione delle ultime piogge, il voltino si è trasformato in una trappola d’acqua. Michele Versace, presidente del Municipio, ripercorre le cause strutturali che risalgono a lavori incompleti: “Nel 2012 fu realizzata una canalizzazione verso il Torbella, ma non venne mai completato il tratto a monte, verso via Mansueto e Zella. Chi vinse le elezioni nel 2017 posticipò quei lavori, e oggi ne paghiamo le conseguenze”.
Il rischio è aggravato anche dalla presenza dei cantieri per la metropolitana, che avrebbe contribuito ad accentuare il blocco nei condotti. “Oggi basta una pioggia media perché si tappi tutto. E la gente, purtroppo, continua a passare lì sotto anche in condizioni di pericolo, ignorando le più basilari norme di autoprotezione”.
Una buona notizia arriva dal Comune: “L’assessorato ai Lavori pubblici ha convocato un incontro e sta finalmente valutando interventi strutturali risolutivi – spiega Versace –. Serviranno lavori costosi, ma necessari. Intanto si valutano soluzioni tampone, come l’installazione di idrovore”.
Un altro disagio che da anni affligge la delegazione è causato dai cantieri della metropolitana. “Le finestre restano chiuse anche d’estate - spiega ancora Versace -. La situazione è pesante: rumori, polveri, e una qualità della vita drasticamente peggiorata, soprattutto per anziani e persone fragili”. Quest’estate, però, un piccolo segnale di attenzione è arrivato: “L’assessorato alle Politiche sociali, insieme alla rete delle cooperative, ha organizzato attività all’interno della casa di quartiere in via Porro. Si tratta di iniziative gratuite pensate per dare un po’ di sollievo a chi non può uscire o soffre il caldo”. Il presidente insiste sulla necessità di pensare a un progetto più ampio: “La nostra paura è che il quartiere si desertifichi. Serve un piano di rigenerazione urbana, non solo edilizia. Certosa deve tornare attrattiva per i giovani, per le famiglie. Altrimenti rischia di diventare un quartiere dormitorio”. Quanto alla convivenza con i cantieri, Versace sottolinea la differenza tra i lavori di RFI, “che procedono più speditamente”, e quelli della metropolitana, soggetti a continui rallentamenti. “Abbiamo chiesto attenzione al COCIV su polveri, rumori, disagio. Ma soprattutto chiediamo di accelerare i lavori e risarcire chi vive quotidianamente in mezzo a tutto questo”.
Infine, un passaggio fondamentale riguarda il Memoriale per le vittime del crollo del Ponte Morandi. “Tutti riconoscono che non è molto visitato. E questo è un problema serio”, ammette Versace. “Il rischio è che uno spazio nato per commemorare si trasformi in un luogo dimenticato. So che l’amministrazione Salis se ne sta occupando e farà il possibile per valorizzarlo”. Serve anche renderlo accessibile: “Un turista oggi non riesce nemmeno a trovarlo. Non ci sono indicazioni adeguate. In altre città memoriali simili attirano visitatori da tutto il mondo. Anche a Genova dev’essere così”. Versace chiude con una riflessione più ampia: “Quel luogo deve diventare un presidio della memoria collettiva. Non possiamo permetterci di dimenticare. È un dovere morale, per Genova, per le vittime, per il futuro”.














