C’è un dato che balza agli occhi, quando si scorre la nuova indagine di Immobiliare.it sull’andamento del mercato degli affitti per studenti: a Genova l’interesse cresce del 59%, ma l’offerta cala del 14%. È un cortocircuito emblematico di come la città stia cambiando pelle sul piano immobiliare, nel suo rapporto con il mondo universitario e con le esigenze di chi arriva da fuori per studiare. Una domanda crescente, segno di attrattività, che però rischia di scontrarsi con un mercato ancora troppo rigido e, probabilmente, anche condizionato dal crescente interesse per l’affitto breve a uso turistico da parte dei proprietari.
Nel quadro complessivo tracciato dal portale, che ha messo a confronto domanda e offerta di stanze singole in Italia e in alcune capitali europee, Genova è una delle città con la crescita più marcata in termini di interesse da parte degli universitari, superata solo da Ancona (+77%) e seguita da Venezia (+30%). È un segnale chiaro: il capoluogo ligure, spesso percepito come periferico rispetto ai grandi poli accademici, sta tornando ad essere competitivo. Merito, forse, di un sistema universitario più interessante per chi arriva da fuori regione o, più semplicemente, di un effetto rimbalzo legato al caro-affitti di città come Milano, Bologna e Firenze, dove i prezzi hanno superato da tempo le soglie di sostenibilità per molte famiglie.
Proprio sui prezzi, la fotografia è più sfumata. Se Milano guida la classifica delle città più care con una media di 732 euro al mese per una stanza singola, seguita da Bologna (632), Firenze (606) e Roma (575), Genova resta lontana da queste cifre, pur non venendo citata nel dettaglio del report. Ma il problema, semmai, è un altro: le stanze non ci sono.
A fronte di un’impennata della domanda, l’offerta a Genova si è contrae del 14%, in controtendenza rispetto ad altre città dove, complici nuove costruzioni, conversioni da affitti brevi o incentivi pubblici, la disponibilità è cresciuta anche in doppia cifra (Napoli +95%, Padova +89%, Novara +64%). A Bologna, per esempio, l’offerta è aumentata del 38%; a Firenze del 22%. A Genova, invece, il mercato resta bloccato: poche stanze, poca rotazione.
Quello che emerge è un paradosso tutto genovese: la città inizia ad attrarre studenti, ma non è ancora in grado di accoglierli. I segnali di vitalità ci sono, ma il rischio è quello di vanificarli per mancanza di infrastrutture, spazi e politiche dedicate. Servirebbero più residenze universitarie (ci si sta lavorando, ma i numeri sono risicati), un sostegno reale ai proprietari che affittano a studenti, un uso strategico del patrimonio immobiliare pubblico. E magari anche un dialogo costante tra Università, Comune, Regione e soggetti privati per fare in modo che il mercato turistico non vada a erodere spazio a chi sceglie Genova per studiare e crescere.














