Nonostante l’allerta meteo arancione, centinaia di persone si sono radunate davanti a Varco Albertazzi, davanti alla sede di Music for Peace, per dare il via allo sciopero generale indetto dall’Unione Sindacale di Base (USB) e da altre sigle sindacali di base, che hanno scelto come titolo della giornata la parola d’ordine “Blocchiamo tutto”. Proprio in questo luogo simbolico, nelle ultime settimane, sono state raccolte tonnellate di aiuti umanitari destinati alla popolazione di Gaza.
In contemporanea, da via Balbi, ha preso il via il corteo studentesco, anch’esso diretto verso Varco Albertazzi. Alle 10 è prevista la conferenza stampa con Calp e USB, mentre alle 11 prenderà il via l’assemblea pubblica per ribadire le ragioni della mobilitazione: fermare la guerra, denunciare le responsabilità politiche e militari, e continuare a costruire reti di solidarietà popolare, a partire da Genova.
“L’USB è venuta a conoscenza che, proprio nella giornata di domani 22/09 alle 15.30, sembra previsto l’arrivo al terminal Spinelli della Joanna Borchard, nave dell’agenzia Cosulich, per caricare container diretti verso Israele - scriveva ieri l’organizzazione sindacale -. La scrivente O.S. è immediatamente intervenuta presso le istituzioni comunali per sollecitare il rispetto della mozione e della volontà espressa dal comune di Genova rispetto la rottura degli accordi commerciali e diplomatici con Israele. Domani lo sciopero avrà anche funzione di presidiare e impedire eventuali carichi”.
Lo sciopero di oggi segue altre mobilitazioni, tra cui quella di venerdì scorso indetta dalla Cgil, ed è stato definito dagli organizzatori “una testimonianza dal basso, di solidarietà concreta laddove i governi occidentali si muovono con iniziative timide o puramente simboliche”.
La polizia locale segnala disagi alla circolazione a causa delle manifestazioni in corso nelle aree di Sampierdarena, tra via di Francia e via Albertazzi, e nella zona del Centro, tra piazza Acquaverde e via Andrea Doria. Sono state attivate deviazioni e modifiche alla viabilità.
Aggiornamento
A dare voce alla determinazione dei lavoratori è stato Francesco Staccioli, del direttivo nazionale USB, che dal presidio ai varchi di San Benigno ha delineato una visione che va ben oltre la singola giornata di protesta. “Credo che questa vicenda debba seguire la sua naturale evoluzione: oggi c’è il presidio, domani ce ne sarà un altro e così via. La questione principale riguarda i lavoratori e le lavoratrici, che pongono la necessità di uno stop alle merci dirette a Israele o provenienti da Israele, come reazione al genocidio in corso. È un tema che va studiato e organizzato a livello sindacale, come abbiamo già fatto con la questione delle armi. Noi vogliamo verificare se ci siano le condizioni per uno sciopero permanente su tutte le merci legate a Israele”.
La tensione legata alla nave in arrivo era palpabile, un simbolo concreto della lotta in atto. Staccioli ha descritto la situazione con parole cariche di preoccupazione e di sfida. “Oggi doveva arrivare una nave per caricare merci il cui contenuto non era chiaro: esplosivi o armamenti. Abbiamo avvertito le istituzioni che sarebbe stato come gettare un cerino in una polveriera. La nave non è arrivata oggi, ma non possiamo escludere che arrivi domani o dopodomani. Per questo faccio un appello a tutte le organizzazioni sindacali del porto: i portuali di Genova, di OSB, stanno facendo lo sciopero sulle armi da mesi. È ora che anche altre sigle, come la CG, dichiarino sciopero su tutto ciò che entra e esce dai porti”.
Ma la mobilitazione di Genova, come ha sottolineato Staccioli, non è un evento isolato. È la punta di un iceberg, l'epicentro di un movimento che scuote l'intero Paese e risuona a livello internazionale.
“Attualmente ci sono 65 piazze italiane coinvolte nelle manifestazioni. Collegatevi con Piazza dei 500 a Roma: è strapiena, così come Milano, Napoli, Cagliari e Livorno. I portuali di Livorno, in passato, sono arrivati per primi al Calp e hanno occupato le banchine. Stavolta arriveranno prima loro, ma ciò che conta è che un movimento di popolo si è messo in moto. Genova si conferma epicentro di un vero terremoto sociale per la dignità, una città medaglia d’oro per la resistenza antifascista e per le lotte degli anni Sessanta, una città che ho imparato ad amare”.
Lo sguardo del mondo, infatti, è puntato sul porto ligure. La determinazione dei lavoratori genovesi sta ispirando una rete di solidarietà che travalica i confini nazionali, con un obiettivo ambizioso e rivoluzionario. “Venerdì arriveranno 10 delegazioni internazionali e abbiamo già ricevuto centinaia di messaggi di solidarietà da tutta Europa e dall’America, dal PAME, dal CELA CEG e da molte altre realtà. Il mondo sta guardando a Genova: “Guardate cosa hanno fatto qui”. Una volta avviato questo movimento, il mondo verrà a confrontarsi con noi. Non uno spillo e non un proiettile dovrà più uscire dai porti europei e mediterranei”.
Infine, Staccioli ha voluto chiarire il significato più profondo di questa lotta, che non nasce solo dalla compassione, ma da un bisogno intrinseco di riaffermare il proprio valore e la propria umanità di fronte all'ingiustizia.
“Chi pensa che si tratti solo di compassione o di pietà per i bambini palestinesi sbaglia. Questo movimento è per la nostra dignità e per quello che oggi mettiamo in piazza, e che domani dovremo portare nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli uffici e nelle fabbriche. Questa è la prima reazione dopo decenni di silenzio. E l'ultima cosa, io non so cosa dirà stasera la Meloni, oggi forse rischiamo di raggiungere numeri molto grossi in tutta Italia. Non sarà un avviso di sfratto, ma ci manca poco che, con la Palestina, potrebbe perdere il posto”.




















