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Economia | 31 agosto 2018, 07:50

Cep, chiude il supermercato sulla "piastra": troppa criminalità

L’Ekom di via 2 Dicembre termina questa sera la sua attività, tra lo stupore dei residenti e senza dare comunicazioni ufficiali. E’ il triste epilogo dopo cinque anni difficili tra rapine e furti. Lo sfogo degli abitanti sui social: “Per colpa di pochi, ci rimettiamo tutti”

Via 2 Dicembre al Cep

Via 2 Dicembre al Cep

Questa sera alle 19,30, su quella ‘piastra’ assolata tante volte teatro di cronaca (nera perlopiù) negli ultimi anni, la saracinesca si abbasserà per l’ultima volta.

Sipario per l’Ekom di via 2 Dicembre 1944 al Cep. L’esercizio commerciale chiude i battenti, tra le reticenze dei gestori e lo scoramento dei tanti cittadini perbene che abitano da queste parti e che, da decenni, lottano per un quartiere migliore.

Il supermercato non ci sarà più, almeno per il momento. E, su queste colline tra Palmaro e Voltri dove la criminalità è ancora molto elevata, nonostante l’impegno di tanti volontari e le varie associazioni e comitati sparsi sul territorio, non è una notizia tanto leggera. Non può passare inosservata, né senza contraccolpi, perché l’Ekom di via 2 Dicembre, al pari degli altri negozi della ‘piastra’ che vanno avanti in mezzo ai problemi con enorme coraggio e forza di volontà (una farmacia, un panificio e una tabaccheria), non era soltanto la rivendita sotto casa, ma era soprattutto un servizio sociale, per i tanti anziani dei caseggiati vicini.

La notizia della chiusura dell’attività ha subito raggiunto centinaia di persone, molte delle quali facevano la spesa proprio in questo supermarket. Eppure, si è sparsa in maniera non convenzionale. Il tam tam è partito dai social network, in particolare dalla pagina Facebook ‘Sei cresciuto al Cep se…’. Mentre dai canali ‘ufficiali’ non è arrivata nessuna conferma.

La questione, evidentemente, suscita imbarazzo. La proprietà, più volte contattata tra mercoledì e giovedì, non ha fornito risposte. E neppure il presidente del Municipio VII Ponente Claudio Chiarotti è riuscito ad ottenere una versione sicura. Ugual sorte per Carlo Besana, l’ex farmacista della ‘piastra’ e da decenni uomo simbolo del quartiere, grazie al Consorzio Pianacci di cui è presidente e che rappresenta da sempre il motore della ‘rinascita’ della zona.

Sta di fatto che oggi è l’ultimo giorno. E, da domani, questi cittadini, che già pagano l’enorme scotto di vivere in un quartiere disagiato, si troveranno senza un ulteriore punto di riferimento. Il che danneggerà non poco anche le altre attività commerciali, che resistono in mezzo a milioni di difficoltà. Un quadro tristissimo.

Ma perché l’Ekom ha deciso di chiudere i battenti così all’improvviso? Probabilmente, la ragione, oltre che nei commenti sui social network, va cercata nella storia.

Occorre infatti tornare indietro negli anni, per trovare uno schema pressoché analogo: la Carrefour di via 2 Dicembre, collocata esattamente negli stessi locali dell’Ekom, al civico numero 52 rosso, cessa l’attività da un giorno all’altro, senza dare nessun tipo di preavviso. E’ il primo fulmine a ciel sereno.

Il concetto chiave è: troppe appropriazioni indebite. Furti a ogni ora del giorno. Persone che entrano, prendono il carrello, riempiono le loro borse, passano davanti alle casse ed escono tranquillamente senza pagare. Come in quei film ambientati nel Bronx.

C’è poi, oltre alla storia, pure la cronaca. E anche questa è molto al di là della legge. Rapine in serie, praticamente ogni anno. Spesso a mano armata, con conseguente terrore lungo le strade del Cep.

Nel 2013, al Carrefour subentra l’Ekom. Ma la sostanza non cambia. Furti sotto agli occhi degli inermi dipendenti, aggressioni varie, anche ai danni di un vigilante privato, bivacchi di facinorosi davanti all’ingresso che scoraggiano tutti gli altri ‘normali’ ad entrare per fare la spesa. Un quadro desolante, oltre che molto pericoloso. Perché chi stanzia sulla piastra è spesso ubriaco. Basta una parola di troppo e può succedere di tutto. Che bruttissimo affresco di frontiera.

Per tante persone ‘come si deve’ ve ne sono poche che ‘rovinano tutto’, e però i danni, alla fine, sono collettivi. E’ un po’ questa la sintesi delle sensazioni, leggendo i commenti ai vari post. C’è chi recrimina contro la scarsa presenza delle forze dell’ordine, chi confessa che “ce la siamo cercata”, chi si preoccupa “per la sorte dei dipendenti”, chi invoca una raccolta firme che ormai, oltre ad avere del tardivo, ha pure il sapore della beffa.

Claudio Chiarotti, presidente del Municipio VII Ponente, allarga le braccia sconsolato: “Cosa volete che vi dica. Ne so tanto quanto voi. Sono stato informato della questione da alcuni cittadini, ho chiesto notizie alla proprietà, ma non sono riuscito a ottenere né conferme né smentite. Forse sarebbe stato meglio agire diversamente. Avrebbero potuto informarci, in un senso o nell’altro. Invece niente. Questa cosa dispiace molto”.

Neppure Carlo Besana, che tanto si era speso per l’arrivo dell’Ekom dopo l’addio da parte di Carrefour, ha notizie di prima mano.

E dire che, nel maggio del 2013, l’apertura dell’Ekom sulla piastra del Cep era stata celebrata come una grande operazione dal punto di vista sociale. In effetti, l’intento era nobilissimo: dare un servizio al quartiere ed evitare di farlo morire. Badando più a fornire un riferimento ai residenti che al risultato economico. Era anche stato installato un ascensore, per facilitare l’entrata direttamente dalla piazza principale e il posteggio era stato ampliato, fino a contenere una ventina di posti auto.

“Siamo orgogliosi di aver contribuito ad aiutare i residenti della zona, che in assenza del negozio sono stati costretti fare la spesa a tre chilometri di distanza dal quartiere - spiegava Antonio Mantero, direttore Ekom - Il fatto di poter raggiungere il punto vendita a pochi passi da casa agevola in modo particolare le persone anziane, che più di tutti hanno sofferto di questa situazione. Il nostro è un vero e proprio servizio alla comunità, siamo fiduciosi che verremo accolti positivamente dai residenti”.

L’Ekom dava lavoro a dieci persone (da domani se ne parlerà purtroppo al passato), su una superficie di circa 500 metri quadrati e disponeva di oltre 2.500 referenze in vendita per poter fare una spesa davvero completa: ortofrutta, ma anche pane fresco self service, formaggi e salumi confezionati per il take away, con bancarelle dedicate. Anche la carne era disponibile nei vari formati take away. Sconti e promozioni per tutti.

“L’obiettivo - proseguiva Mantero - è quello di garantire ai residenti la possibilità di fare una spesa completa, senza doversi necessariamente spostare. L’insegna Ekom è fortemente radicata sul territorio: il nostro progetto ha un valore sociale che va oltre la finalità meramente commerciale. Proprio per questo, abbiamo studiato una proposta commerciale ad hoc per il quartiere, che combini qualità e grande convenienza dei prezzi”.

Parole che, rilette oggi, suonano come un’orrenda beffa. L’ennesimo terremoto, in questo quartiere martoriato. Per colpa di pochi, ci rimettono molti. Il ritornello che, da sempre, caratterizza questo posto: un bellissimo orizzonte davanti, ma un panorama molto più triste, a guardarlo da vicino. 

Alberto Bruzzone

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