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Cultura | 22 febbraio 2020, 14:00

Luni: la città di marmo scambiata per Roma dai barbari del nord

Ancora oggi, nelle nebbiose e umide foreste scandinave, proprio come ai tempi antichi i bambini odono parlare di una meravigliosa città, tutta di marmo bianco, splendente di sole e profumata di fiori

Luni: la città di marmo scambiata per Roma dai barbari del nord

Ciò che viene narrato ai bimbi d’oggi è la stessa storia che veniva raccontata moltissimi anni fa agli uomini selvaggi del grande nord in cerca di nuove terre da razziare e tesori da conquistare. La storia narra di un paese illuminato dal sole, dove le città erano di marmo e le campagne colme di fiori, dove la primavera era eterna ma soprattutto dove qualcosa di unico colpiva la loro fantasia: Roma. Roma per loro era sole, luce, ricchezza, potenza. E nei loro sogni la desideravano.

Un giorno Hastings, il feroce vichingo, radunò un esercito con la promessa di conquistare proprio Roma. Dopo mesi di navigazione la flotta normanna raggiunse le rive del Mar Tirreno, e d’improvviso, comparve Roma in una luce accecante di un giorno di sole, dove i marmi e le torri luccicavano. Le stesse mura erano di marmo e solo la città eterna poteva permettersi un lusso del genere, non c’erano dubbi, quella città non poteva che essere proprio il capo del mondo, Roma. 

Dunque all’urlo di “conquista” i barbari si lanciarono verso la città con violenza e determinazione ma ad ogni tentativo di assalto venivano respinti, fino a capacitarsi del fatto che con la forza non avrebbero ottenuto alcun risultato in quanto la forza militare della città era troppo grande. Fu così che Hastings studiò un piano e inviò un messaggero che con fare di sottomissione disse: “Il mio capo è rimasto gravemente ferito durante gli scontri ed è vicino alla morte. Prima di lasciare definitivamente questa terra, convinto della purezza della vostra fede, vi chiede una grazia: vorrebbe ricevere il battesimo per morire cristiano. Vi prego di permetterci di trasportarlo all’interno delle mura fino alla cattedrale”.

I cittadini non se la sentirono di respingere tale preghiera, convinti anche di avere ormai respinto gli attacchi, così accettarono. Quattro soldati risalirono lentamente con una barella rudimentale su cui era disteso il loro capo, dietro di loro una processione di guerrieri addolorati e stanchi. Giunti sulla pizza della cattedrale appoggiarono la barella in terra per prendere fiato ma nello stesso istante Hastings si levò fulmineo dal giaciglio con l’arma sguainata, iniziando una vera e propria strage tra la folla presa alla sprovvista. La sorpresa ingannò tutto e tutti, così che la città fu saccheggiata e distrutta, fino a portar via ogni cosa, persino alcuni pezzi di marmo. Alla fine dell’assedio trovato con l’inganno, i vichinghi si ritirarono convinti di aver conquistato la grande e immensa Roma, ma si sbagliarono di grosso. Luni era una città di marmo bianco, capolavoro dell’antica architettura romana, grande, ricca, splendida e profumata, ma non era Roma. Oggi, di quell’antico splendore poco a sud di La Spezia non rimangono che poche rovine.

Tutt’ora nei freddi paesi del nord, viene raccontata ai più piccoli con frequenza la storia di Luni. Una storia che assomiglia a una leggenda, un racconto che riporta alla grande potenza di Roma, agli assedi dei barbari e alle tante avventure che si consumarono sulle coste dei nostri mari. Ma soprattutto una storia che riporta alla Liguria, poco a sud di La Spezia.  

 

Nelle immagini Hastings è Matteo Arienti, con l’arciere vichingo Mattia Pizzorno.

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Dario Rigliaco

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