La serata dei Premi Ubu, celebrata ieri a Bologna, ha acceso i riflettori su Genova, città tra le più fertili e significative nel panorama del teatro italiano contemporaneo.
Un riconoscimento che ha visto due premi su tre nomination, riconoscendo al capoluogo ligure la bontà di un lavoro profondo, stratificato, portato avanti con dedizione e costanza spesso ‘controvento’.
In un momento storico segnato dalle difficoltà strutturali, aggravate dai tagli applicati dal Ministero della Cultura per gli spettacoli dal vivo, il teatro - e meno che mai quello genovese - non si ferma e continua a portare avanti con coraggio il proprio percorso.
Tra i protagonisti della serata, Teatro Akropolis, premiato ai Premi Ubu per il documentario La parte maledetta. Viaggio ai confini del teatro. Carmelo Bene, un’opera che conferma il ruolo centrale della realtà genovese nel panorama della ricerca teatrale italiana. Il film non è un semplice omaggio a Carmelo Bene, ma un’indagine rigorosa e radicale sul senso stesso del teatro, sulla voce, sul corpo e sulla possibilità o impossibilità della rappresentazione.
A proposito del premio, il direttore dell’Akropolis Clemente Tafuri ha voluto ribadire che “Il film, attraverso le parole di Carmelo Bene, rivela l’inconcludenza del teatro e dell’arte più in generale quando tutto si riduce a spettacolo, quando cioè i numeri governano ogni scelta e decisione e un’opera si afferma in tutta la sua ovvia attualità, perdendo ogni possibilità di dialogare con il contemporaneo. Questo importante riconoscimento ci deve far riflettere sull’importanza della ricerca, su quanto sia necessario percorrere vie oscure e imprevedibili disallineate rispetto al presente. E su quanto l’arte sia ancora una delle poche esperienze in grado di dare una lettura sensata e critica del nostro tempo. Grazie, grazie a tutti coloro che ci hanno sostenuto e sostengono il nostro lavoro”.

Akropolis, da anni, porta avanti un lavoro che intreccia teatro, filosofia, cinema e pensiero critico, ponendosi come uno dei pochi veri centri di elaborazione culturale indipendente nel Paese. Un lavoro riconosciuto oggi a livello nazionale, ma che negli ultimi mesi è stato duramente colpito dall’esclusione dai finanziamenti ministeriali: una contraddizione evidente, che mostra quanto spesso la qualità artistica e la visione non coincidano con le logiche di distribuzione delle risorse pubbliche.
Il premio Ubu ad Akropolis oltre a celebrare certamente un’opera dal valore artistico altissimo, si carica di un segnale politico e culturale diventando l’affermazione della necessità di sostenere chi lavora sul lungi periodo, chi costruisce il pensiero, chi non riduce il teatro a prodotto ma lo difende come spazio di conoscenza e interrogazione del reale.
Accanto a questo importante riconoscimento, la serata ha visto anche il trionfo di Pietro Giannini, premiato come Miglior Attore/Performer Under 35. Un premio che riconosce un impegno e una cifra unici, già riconoscibili, in cui dedizione e formazione tracciano la rotta.
Ne La traiettoria calante, Giannini porta in scena una Genova ferita ma mai retorica, una città attraversata dalla memoria del crollo del Ponte Morandi, dal senso di perdita e dalla necessità di trasformare il trauma in racconto condiviso. Un teatro essenziale, asciutto, che affida tutto alla presenza dell’attore e alla responsabilità della parola. Il premio Ubu riconosce proprio questa coerenza etica e artistica, la capacità di fare del teatro un atto civile, senza rinunciare alla forza poetica.

“Il teatro è del popolo” ha scelto di ribadire Pietro Giannini con lo slogan riportato sulla maglia che ha scelto di indossare. Ritirando il premio, l’attore ha voluto aggiungere: “Questo premio non è mio, è diviso in tanti piccoli pezzi. È dell' Associazione Ubu per Franco Quadri, di tutte le critiche e critici che hanno ritenuto il mio lavoro meritevole. Dell’Accademia Silvio d’Amico, del Festival Scenario, di Massimiliano Civica e di tutto il Metastasio di Prato, di Maura Teofili e Carrozzerie Not, del Romaeuropa Festival, del Teatro Nazionale di Genova e delle sue lavoratrici e lavoratori, di Radio3 e di Antonio Latella per quello che mi ha insegnato. La parte più grande è di tutte le colleghe e colleghi talentuosissimi da cui rubo ogni giorno, con cui creo, e che meritano questo riconoscimento tanto quanto me. È vostro. Dedico questo premio alla mia generazione, che ha bisogno di tutti i mezzi per esprimersi. Lo dedico ad Alfonso De Vreese e Niccolò Fettarappa: pensare di dividere questa terna con voi già era per me un grande attestato. Lo dedico alle vittime del Ponte Morandi e a mia sorella Costanza, la costanza della mia vita e a tutta la mia famiglia. A nome loro, posso solo dire grazie”.
Poi il ringraziamento forse più forte: “Grazie a questo meraviglioso e colorato gioco che è il Teatro. Sei arrivato come una cometa nella mia vita, quando pensavo che i colori non esistessero più e che la gioia fosse finita, dando a tutto un senso. Mi hai preso per mano da bambino, in una piccola recita scolastica dopo un anno difficilissimo, e mi hai fatto sentire amato dandomi una speranza. Hai bussato alla mia porta quando ero un ultimo, un bambino pallido con le cicatrici e il busto in gesso, e mi hai donato un fantastico costume da pappagallo cucito da mamma per farmi stare bene, e un ruolo nella recita scolastica di fine anno, quando a malapena riuscivo a giocare a ricreazione. Là dove la vita mi ha tolto, tu hai saputo soltanto dare. Anche oggi. Prometto — e lo faccio davanti a tutte e tutti — che a te darò sempre la parte migliore di me. Dedico a te tutta la mia vita, lunga o meno, sperando basti a ripagare tutto quello che mi hai dato. Prometto che cercherò sempre di fare teatro per tutti gli ultimi e le ultime, perché lì mi hai preso e lì si nasconde il senso di questo mestiere”.
A completare questo quadro di eccellenza genovese, la nomination del Teatro della Tosse, che proprio quest’anno festeggia i suoi primi cinquanta anni di attività. Mezzo secolo di spettacoli, sperimentazioni, formazione del pubblico e dialogo con la città. La Tosse è stata, ed è tuttora un presidio culturale fondamentale, capace di attraversare epoche, linguaggi e generazioni senza perdere la propria identità.
La sua candidatura agli Ubu non è solo un omaggio alla storia, ma il riconoscimento di una continuità: quella di un teatro che ha saputo essere popolare e colto, sperimentale e accessibile, mantenendo sempre al centro il rapporto con la comunità e con il territorio che oggi viene celebrato con la splendida mostra allestita nelle sale del Munizioniere di Palazzo Ducale.
I premi Ubu 2025, in sintesi, omaggiano una storia, quella del teatro genovese che non esiste ma resiste e crea futuro ancorandosi alle sue radici ben salde nella storia.
Un teatro che vince premi mentre subisce tagli, che forma una nuova leva artistica facendo i conti con un impoverimento diffuso, che si muove nel presente con una saggezza senza pari.
Il teatro genovese torna a casa con la straordinaria certezza di essere una fucina del pensiero culturale italiano che va tutelato, sostenuto e celebrato.
















