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Economia | 06 marzo 2020, 08:19

Quale ricompensa riserva all’Italia un futuro più digitale?

Il futuro di tutti noi desidera menti curiose e vuole essere osservato con lenti che al posto dell’immaginazione di come “sarebbe potuto essere se...” mettano a fuoco un solido “facciamolo e basta”!

Quale ricompensa riserva all’Italia un futuro più digitale?

Dalla formazione via Skype per studenti costretti a casa all’erogazione telematica dei certificati della PA, dalla realtà aumentata per visitare più pazienti a domicilio al voto a distanza (che in Estonia è realtà dal 2004): come avrebbe risposto un’Italia più digitale all’emergenza Covid-19?

Solo tre cose non si possono fare online in Estonia:sposarsi, divorziare e comprare o vendere casa. Con un conseguente recupero di efficienza in termini di costi, tempo e - in periodi così complicati – anche con maggiore contenimento del contagio da coronavirus. Un modello che faceva sorridere sino qualche settimana fa, ma che oggi potrebbe diventare un buon esempio da adottare per il futuro in tutti quei paesi che vogliono fare un salto di qualità economico senza rinunciare a proteggere la salute dei propri cittadini. E anche l’Italia potrebbe godere di benefici immediati.

Siamo però spesso dipinti come una società che ha paura di innovare, di prendere decisioni scomode in termini di popolarità che vadano troppo al di là della nostra zona di comfort, nonché di sperimentare quel futuro che è scritto nel DNA dell’uomo dalla notte dei tempi. Proprio in un periodo, in cui un elemento esterno come un virus mina ancora di più le nostre certezze per ignoranza del fenomeno e per incapacità di trovare una soluzione “digitale” immediata, è evidente l’impotenza di fronte ad una minaccia invisibile e globale. Nel rispetto delle organizzazioni titolate a dire ai cittadini quali comportamenti adottare e alle opinioni degli esperti impegnati in prima linea nel fronteggiare questa emergenza, ognuno di noi è chiamato a dare un contributo in termini di ascolto e di prevenzione.

C’è poi il fattore economico che senza dubbio ha già iniziato a far fibrillare le borse di tutto il mondo e a preoccupare anche imprenditori e famiglie italiane. Gli economisti lo chiamano “effetto farfalla” perché ad un battito di ali in Cina può corrispondere un uragano a 10.000 km di distanza, contagio tipico di un ecosistema globale sempre più interconnesso ed interdipendente. Ma non possiamo fermare il vento con le mani, possiamo solo cercare di utilizzarlo per gonfiare le vele del benessere sociale, della possibilità di un lavoro dignitoso per tutti e di una universalmente migliore qualità della vita. 

E poi ci sono le tecnologie digitali. Chiediamoci cosa cambierebbe oggi se l’Italia avesse iniziato ad adottarle nell’ultimo decennio con determinazione. Senza dubbio, avremmo potuto già rendere virtuali tutti gli spazi di lavoro pubblici e privati e - in funzione della loro diffusione - aumentare l’efficienza del lavoro, rendere immediate le decisioni critiche, facilitare il raggiungimento degli obiettivi attraverso una collaborazione a costo zero, nonché creare un network di professioni capaci di formazione all’innovazione e di gestione della trasformazione digitale.

Il passaggio da un approccio analogico tutto fax e raccomandate postali ad una società digitale è però una cosa seria e va affrontato in modo organico, sperimentando, sbagliando e riprovando, nella certezza che i servizi offerti ai cittadini giorno dopo giorno saranno sempre più efficienti.

A conti fatti, potremmo iniziare ad introdurre nel nostro sistema nazionale una vera identità digitale, non importa se a riconoscimento tradizionale o facciale, che consenta ai cittadini di godere di tutti i servizi pubblici integrati in un unico accesso, di essere identificabili in modo univoco con un solo strumento, di avere sotto controllo la propria cartella clinica e a portata di click le terapie farmacologie personalizzate, di poter pagare tasse e tributi semplificando ogni rapporto con il fisco, di avere un fascicolo giuridico internazionale a protezione della nostra sicurezza, godendo così i vantaggi di un paese che lavora alla velocità del 5G.

Il futuro di tutti noi desidera menti curiose e vuole essere osservato con lenti che al posto dell’immaginazione di come “sarebbe potuto essere se...” mettano a fuoco un solido “facciamolo e basta”!

Enrico Molinari

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