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Cultura | 09 luglio 2020, 12:10

“Nostra Signora dei Galletti”: la Multedo di Bruzzone ‘è un posto bellissimo’

Domani, venerdì 10 luglio alle 21, nel campetto sportivo in via dei Reggio, la presentazione di “Nostra Signora dei Galletti” con l’autore, Lucia Caponetto, Jacopo Saliani e Valeria Corciolani

“Nostra Signora dei Galletti”: la Multedo di Bruzzone ‘è un posto bellissimo’

Ci ha abituati a una prosa vivace, a tratti pungente e polemica, caratteristica della cronaca lucida e obiettiva che ogni giorno fa dal ponente genovese per La Voce di Genova. Ma, per una volta, Alberto Bruzzone ha deciso di lasciare i panni del giornalista e di vestire quelli dello scrittore, concedendo spazio ai sentimenti e alle emozioni che, giustamente, non possono trapelare dalle righe di un articolo, ma che diventano protagonisti della narrativa.

Ed è così che nel suo “Nostra Signora dei Galletti. Storie e personaggi di un quartiere” (De Ferrari), attraverso uno stile lieve, semplice ma incisivo, che forse strizza un po’ l’occhio alla letteratura americana di formazione – il pensiero va al “Giovane Holden” di Salinger - tratteggia fotografie da Neorealismo cinematografico, quello alla De Sica, in cui emergono sentimenti delicati, quasi d’altri tempi, in cui mai si scivola nella volgarità e negli eccessi cui purtroppo siamo sempre più quotidianamente abituati, ma nemmeno nella retorica né nel facile sentimentalismo.

E lo fa mostrandoci la Multedo di quando “A ognuno ci legava un filo invisibile, ci sentivamo parte di una comunità, di un paese, di qualcosa di profondo che sapeva emergere quando in genovese ci si salutava, si parlava, ci si sfogava”. La Multedo della sua infanzia, e ancora prima, quella dei nonni, di quando era il lido della Genova “bene” e “non aveva nulla da invidiare a nessuno”.

Ed è così che quello che ci appare è un quartiere dalla geografia emotiva, più che fisica: nello spazio compreso tra via Rostan, la scuola Alfieri e il campetto di calcio, sembra prendere vita un microcosmo umano che ruota attorno a alcuni punti fissi, delle certezze, come i punti cardinali: la chiesa, la cartoleria, il “Vecchio forno”, il laboratorio del restauratore.

E lì, dove tutti si conoscono, i personaggi che ci vivono, o che ci hanno vissuto, ci vengono incontro, per guidarci per la Multedo “alta” e “bassa”. E così capiamo perché hanno lasciato un segno indelebile negli abitanti e soprattutto nell’autore, dal “fantino” Attilio, alla nonna Luigina che curava tutti i bambini col mercurocromo, dalla mitica bidella Rusin, a don Luigi che amava i libri d’avventura, anche se “il vero romanzo d’avventura era stata la vita di don Luigi Montaldo. Protagonista delle pagine più belle di sempre. Quelle che non serve una penna per metterle giù”.

E poi ancora Alessandro Villardita del Multedo 1930, cui “pure la curva del Genoa ha voluto rendere omaggio. Come si fa con i grandi. Come i veri capitani” e Gianni “il meccanico del quartiere. Il ragazzo che una mattina diventò, per sempre, il meccanico di dio”, e Lido Pittaluga, per tutti il nonno di Multedo, tornato dalla Campagna di Russia.

Naturalmente sono narrati episodi commoventi, ma anche i più divertenti, quelli che sono rimasti impressi e hanno, col tempo, assunto un’aura leggendaria, come la “muscolata miracolosa” o il pomeriggio “epico” del mobile trasportato a spalla per sette piani nel palazzo sbagliato. E ci sono gli episodi avvenuti in un’epoca in cui non esistevano ancora né cellulare né Internet, ma flipper e gavettoni, in un’epoca, negli anni ‘80, in cui ci si sentiva importanti perché si faceva da chierichetti al don, e in cui non c’era bullismo né nonnismo: “Non c’erano ismi, nelle nostre teste. Anche per questo eravamo così sereni”. Ma c’erano, appunto, le partite di calcetto, dalla memorabile vittoria di quelli “della bassa”, ai calci tirati al pallone in piazzetta, quella che “Per tutti loro, quella piazzetta, pur priva di qualsiasi targa, era una specie di Times Square. L’ombelico del quartiere, in quella midtown multedese. Il ritrovo d’inverno, d’estate, in autunno, in primavera”, in cui giocavano a “rischio” gli amici: “Quanto sarebbe bello se Maggioni, Massa e Torre, carissimi e indimenticabili eroi di questa e di tante altre storie potessero mandare giù dal cielo un pallone”.

Queste persone e questi luoghi, anche quelli che non ci sono più, come la cartoleria, che “era come mettere i piedi dentro alla casetta dei Puffi” o il “Vecchio Forno”, che faceva le focacce più buone del quartiere, entreranno nel cuore del lettore, come il laboratorio del padre di Alberto, che restaurava mobili, e da cui il figlio ha sicuramente ricevuto il dono di saper limare, piallare e affinare fino alla perfezione ciò che scrive.

E così chi leggerà questo libro di racconti capirà perché, come dice nella prefazione Valeria Corciolani, perché Multedo è un posto bellissimo. E rimpiangerà di non esserci vissuto.

Domani, venerdì 10 luglio alle 21, nel campetto sportivo in via dei Reggio, la presentazione di “Nostra Signora dei Galletti” con l’autore, Lucia Caponetto,  Jacopo Saliani e Valeria Corciolani.


Medea Garrone

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