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Attualità | 02 agosto 2020, 10:52

L’amore tra il mondo di qua e il mondo di là nel nuovo romanzo di Federica Amadori

La scrittrice pegliese pubblica il 7 agosto “Gioca con tuo padre” (Cordero Edizioni) che arriva dopo il successo di “Amari spicchi d’arancia”: l’intensa storia di una donna con un pesante passato alle spalle, presentazione a settembre

L’amore tra il mondo di qua e il mondo di là nel nuovo romanzo di Federica Amadori

È possibile l’amore oltre la morte? Attraverso la morte? È possibile che il mondo di qua e quello di là entrino in contatto? È possibile tirar fuori una bella storia da questi temi, da questo mistero che, sin dalla notte dei tempi, affascina e inquieta l’umanità intera? La risposta è sì, a tutte e quattro le domande. Ci riesce in maniera eccellente Federica Amadori, scrittrice genovese (vive nella delegazione di Pegli, nel Ponente della città) che non solo è simpatica e piena di vita, ma che ha pure un indubbio ed indiscutibile talento per la scrittura.

Il tema parrebbe in apparenza ostico a descriverlo con le parole: invece l’autrice riesce a dipanare la sua trama con una morbidezza e una linearità assolutamente speciali; “Gioca con tuo padre”, pubblicato da Cordero Edizioni, è il secondo romanzo di Federica: arriva dopo l’esordio già promettente di “Amari spicchi d’arancia” (edito dai marchigiani de Le Mezzelane Casa Editrice) dove la scrittrice raccontava ad anni di distanza dopo averla ascoltata - e per il fatto di averne sentito, a un certo punto della sua vita, l’estremo ed irrimandabile bisogno - la storia di una donna che per tutta la sua esistenza era stata sottoposta ad un crudele e spietato esperimento di tipo scientifico.

Anche qui, in “Gioca con tuo padre” (uscita il 7 agosto sulle piattaforme online e pochi giorni dopo nelle librerie, mentre la presentazione al pubblico sarà a settembre) che rispetto alla prima esperienza, già buona, si caratterizza per un profilo ed un andamento ancor più maturo e convincente, a fare da sfondo alla vicenda c’è un esperimento medico-scientifico: un tema che evidentemente affascina e coinvolge l’autrice che proprio trattando di questi argomenti, e sbrogliandoli dalla loro complicatezza sino a renderli il più divulgativi possibili, riesce a fare del suo meglio.

Tutto inizia con Nora, una bimba di nove anni: arriva dalla Sicilia accompagnata dalla sua terapeuta, la dottoressa Laura Randazzo, e si stabilisce a Genova (anche se, come si avverte in premessa, tutte le circostanze del libro sono assolutamente di fantasia) affinché il suo caso possa essere studiato da un team di esperti. Che tipo di caso? Nora, che è sorda e si esprime solamente attraverso il linguaggio dei segni, ha lo straordinario potere di mettere in relazione il mondo di qua e quello di là. Nel suo spirito infatti abita una donna deceduta qualche anno prima che in vita aveva pure lei avuto straordinarie capacità.

Nel corso della lettura si scoprirà che si chiama Antonella, e Federica Amadori ci porterà poco a poco a scoprire tantissimo di quest’esistenza così speciale, a cominciare dalle sedute d’ipnosi retroattiva cui Antonella si era sottoposta e che l’avevano condotta a ‘vedere’ decine di posti e a vivere decine d’esperienze. Su un piano parallelo a quello dei medium, argomento che già attira di per sé la curiosità, la Amadori costruisce poi il suo secondo percorso, quello dei medici dell’equipe che studia Nora. E qui la storia di Laura, che dalla Sicilia è quasi scappata per allontanarsi dall’ex marito dopo una burrascosa separazione, s’intreccia con quella di un suo collega, il dottor Filippo Leopoldi: ne esce un rapporto d’amore, passione, ma anche di tanti dubbi e tante incertezze, sullo sfondo di una Boccadasse tutta da vivere.

Dire di più sarebbe un peccato, e infatti è giusto fermarsi qui. La cosa migliore, rispetto al romanzo di Federica Amadori, è leggerlo. Anche perché lo si fa, veramente, tutto d’un fiato. La scrittrice ha uno stile pulito, ordinato, regolare eppur mai banale. Ama il lento periodare, si sofferma sulle caratterizzazioni dei personaggi, non nasconde mai la sua grande passione per l’arte che la porta a descrivere così efficacemente alcuni particolari luoghi della storia, come la cattedrale di San Lorenzo. Solo nel finale, in crescendo, il testo diventa ancora più ritmato, grazie ad un indovinato cambio di registro. Il tutto per poi terminare sul nuovo ponte sul Polcevera, il nuovo ponte di Genova, dentro un’atmosfera dolceamara e crepuscolare allo stesso tempo.

Come per quegli affreschi che ama tanto (ha studiato per molti anni restauro) Federica Amadori sa scrivere a colori quando serve. Ma sa scrivere, anche e altrettanto, in bianco e nero, pure qui quando serve. La scelta, sulla sua tavolozza, in una storia su più livelli, potrebbe presentarsi in apparenza non facile, ma si vede chiaramente quanto l’autrice vi si sia applicata sopra, e alla fine sia riuscita in una composizione dove non si trova la minima sbavatura. C’è un punto del romanzo, verso la seconda metà, che tocca livelli più alti di tutti gli altri: quando Antonella parla con una certa persona (non vi diciamo chi), e dalle pagine di Federica sprizza emozione pura, non solo parole, ma anche odori, sapori, suoni e, soprattutto, fortissimi sentimenti.

Riuscire a metter tutto questo sulla carta fa di una donna una scrittrice. Il farsi leggere così piacevolmente è il discrimine tra una scrittrice e una brava scrittrice. Non ci sono dubbi: Federica Amadori appartiene a pieno titolo a questa seconda categoria.

Alberto Bruzzone

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