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| 29 settembre 2020, 15:12

Processo Tirreno Power: "Angoscia e paura". I decenni del carbone nelle testimonianze delle parti civili

Questa mattina 10 cittadini hanno fornito la loro testimonianza raccontando le diverse problematiche causate dal carbone riscontrate soprattutto negli anni 70-80-90

Processo Tirreno Power: "Angoscia e paura". I decenni del carbone nelle testimonianze delle parti civili

Ansia, paura, angoscia. Queste le parole più rincorrenti nelle testimonianze dei 10 cittadini costituiti come parti civile nel processo che vede al centro la centrale Tirreno Power di Vado Ligure per il quale sono imputati 26 persone, tra vertici e dirigenti dell'azienda, rinviati a giudizio con l’accusa di disastro ambientale e sanitario colposo.

Questa mattina in Tribunale a Savona davanti al giudice Francesco Giannone, interrogati dall'avvocato Laura Mara, legale di Medicina Democratica, i cittadini hanno esposto le problematiche da loro riscontrate principalmente negli anni 70-80-90 per via delle emissioni di carbone nei pressi della centrale che in quegli anni era gestita da Enel.

"Dall'1984 tutti i giorni facevo palettate di carbone sul terrazzo e lo portavo tutti i giorni in comune - ha spiegato Mauro Berruti che dal 1973 fino al 2019 ha abitato a Vado in via Marconi a 250 metri dalla centrale - Non solo le macchine erano coperte dalla polvere ma dovevo coprire pure i panni stesi. Mio suocero aveva un terreno ed era coltivato, alcune volte le foglie erano bruciate. La situazione è sempre stata grave, è stato uno stress enorme e i timori ci sono, dove si bruciava del carbone ci sono conseguenze".

La vadese Franca Poggi che ha vissuto in via Piave e poi sull'Aurelia di fronte alla piattaforma Maersk ha ricordato i nastri trasportatori di carbone che rifornivano la ex centrale Enel i quali secondo la sua testimonianza gli hanno provocato dei problemi di salute.

"Ho visto nascere la centrale e la mia abitazione era a circa dieci metri dai nastri. Eravamo costantemente ricoperti dal carbone, io per esempio facevo delle scritte sul marmo della finestra e facevo un sacchetto con una paletta di carbone e ogni giorno lo portavo in comune. Ho potuto fare ben poco, ho dovuto recarmi dal pneumologo, ci vado da anni e anni e questo mi ha provocato un ansia tremenda, reputo che a causa di queste emissioni si siano ammalate diverse persone tra i quali alcuni della mia famiglia. Il nastro trasportatore mi ha provocato problemi di insonnia, quando non riuscivano a assorbire, gli operai spazzavano il carbone e andava dappertutto, il rumore dei rulli mi rimaneva nella testa ed era rumorosissimo. C'era la paura di doversi ammalare" ha spiegato la donna commossa ricordando la morte del marito.

"La biancheria la stendevo fuori però cercavo di metterla dentro, era più sporca di quando la mettevo fuori, una volta sembrava che le lenzuola fossero state bruciate dai fiammiferi - ha proseguito - Alcune volte si sentiva un boato e guardando si vedeva una specie di fungo che era quasi arancione e aveva un odore acre. Se si poteva si tenevano chiuse le finestre visto il rumore e la polvere, nei piatti ad esempio ci passavo il canovaccio ed era nero, dopo che lavavo i capelli rimaneva nella vasca una polvere di carbone, era grassa, unta".

Problemi di salute anche per Simone Franco, sessantenne, residente a Quiliano dal 1995 al 2017 in località Tiassano a circa 150 metri dalla centrale che dal 2015 gli è stata diagnostica una miocardite.

"Mi sono trasferito da Savona a Quiliano perché volevo cambiare abitudini di vita, purtroppo però quasi subito ho capito che il giardino avrei potuto utilizzarlo ben poco, sotto le torri mi avevano detto che avremmo beneficiato di un effetto ombrello e non avremo avuto problemi, invece non è stato così, a causa del forte vento arrivavano le polveri dal deposito del carbone che non è mai stato coperto, d'estate quando c'era caldo umido le polveri incenerite cadevano. La tenda del giardino che all'inizio era di un arancione vivo è diventata nera, il fatto di pulirla spesso serviva a poco, era una polvere oleosa difficile da pulire. In giardino le polveri le notavo sulla terra, sul prato. Avevamo capito quando era il momento di stendere e quando no, era tutta una questione di vento, dipendeva se era inverno ed arrivava dal carbonile o estate".

"All'interno della realtà di Tiassano c'era un signore che coltivava in un terreno e all'inizio ci faceva piacere comprare da una persona che si conosceva e degna di rispetto, quando però abbiamo preso conoscenza di quella che poteva essere la situazione abbiamo smesso di comprare certi prodotti - ha continuato Franco - Ho vissuto 22 anni di forte stress prolungato, ho sempre sperato che non mi succedesse mai niente di grave. Nel 2015 invece mi è stata diagnostica una miocardite e da quello che ho letto è una patologia dovuta ad un contatto con esalazioni tossiche. Tutto ciò mi ha creato problemi infatti sono in cura al reparto scompenso cardiaco dell'ospedale San Martino. Ho avuto paura di contrarre una malattia grave ora la preoccupazione che ho è che si aggravi".

Passando per le testimonianze del savonese Pasquale Como e di Serena Gambetta che risiedeva in via Nazionale Piemonte a Savona, con al centro sempre il problema della polvere sui vestiti stesi e sulle auto

"Soprattutto sulla macchina notavo una strato di polvere e nel bucato steso che assumeva un grigiore. Con sincerità ho vissuto situazioni di angoscia e d'ansia a seguito di esplosioni di allergie che non avevo avuto e di irritabilità della pelle. Il sonno non è stato tranquillissimo" specifica la signora Gambetta.

LA 76enne Maria Rosa Giusto, ha vissuto a Valleggia e in via Villetta nella Valle di Vado insieme al figlio 54enne Massimo Pastorino, ed entrambi hanno riscontrato diverse criticità.

"Si sentiva un'esplosione incredibile sempre nella notte e al mattino non si poteva camminare dovevo scopare il carbone, non solo nel terrazzo ma anche nell'orto, le foglie dell'uliveto erano diventate tutte nere, quando si andava a raccogliere l'insalata oppure nella frutta si vedeva il carbone. Le auto erano sporche di nero e i funzionari Enel davano dei buoni dove si andava a pulire gratis la macchina. Che pioveva carbone è durato parecchio, indicativamente direi fino agli anni 80, c'era irritazione in tutta Vado, nella gente, le auto erano sporche, non si pensava allora alla salute" ha spiegato Maria Rosa Giusto che poi ha illustrato i problemi di salute che ha avuto il figlio.

"Quando andavamo nell'orto mio figlio diventava gonfio, aveva un'eruzione cutanea, vedendo quella situazione abbiamo chiamato il dottore e ci e stato detto che era allergia e anche ora che ha 54 anni prende il cortisone, per calmare quell'ansia, quell'angoscia. Io invece ho un'allergia al viso e mio marito purtroppo nell'estate del 97 si è svegliato all'improvviso e non riusciva a respirare, gli è stata diagnosticata una cardiomiopatia ed è morto dopo 6 anni" prosegue la 76enne vadese.

"Mi ricordo che avevo delle eruzioni cutanee e avevo pruriti molto forti con le labbra molto gonfie. Il medico di famiglia ci aveva detto che era allergia e gli episodi erano durati parecchio tempo. Nei mesi di maggio, giugno, luglio alle medie ho avuto allergie fortissime, ho frequentato l'istituto di allergologia dell'ospedale San Paolo dove mi facevano iniezioni mensili di vaccini per parecchi anni, per 15 anni antistaminici. Diciamo che subito non ho collegato il problema alle emissioni, poi con la morte di mio padre da sospetti si sono trasformati in paura e viviamo una situazione di angoscia" ha dichiarato il figlio Massimo Pastorino.

L'ex funzionaria doganale Giuseppina Gallareto, ha sempre vissuto a Savona in via La Rocca ma ha lavorato per anni a Vado.

"Sul mio terrazzo raccoglievo polvere nera grassa anche se ora non c'è più questo problema. Ho collegato successivamente tutto quello che mi è successo anche all'esposizione a questo inquinamento, nel giro di 5-6 anni ho perso mio marito per problemi cardiovascolari e nel 2009 e 2011 ho avuto due tumori, questa situazione mi ha spaventato parecchio e mi sono chiesta perché, inoltre intorno a me alcune amiche hanno avuto le stesse patologie. Ho avuto ed ho una paura terribile, sono stata parecchio esposta - ha detto in aula la 65enne - In quella zona ci sono stata anni e anni ho respirato quell'aria, compravo negli orti di Valleggia. Preoccupazione per mia figlia soprattutto che ha visto suo padre morire quando aveva 12 anni e poi per me che mi sono ammalata due volte. Mi sono dovuta curare e sono andata dallo psichiatra per ritrovare un equilibrio, sono stati anni terribili, ho ancora paura ho perso un rene e ho il timore che si ripresentino problemi. Sono stati momenti brutti".

"Quando tornavo di notte a casa vedevo nel buio questo fumo nero e sin da bambina mi faceva paura, mi metteva angoscia - ha concluso Alessandra Scanu, 45 anni che ha vissuto dall'84 fino al 2003 a Quiliano e poi a Vado sull'Aurelia - La cosa più triste e sconcertante è che non riuscivi a pulire le finestre, avevo un poggiolo lato strada altezza ciminiere che non potevi usare. Non ho messo le funi per stendere perché sarebbe stato impossibile farlo, era presente della fuliggine nera sino al 2008, per non parlare della macchina, era quasi macchiata per via del carbone. Sono rimasta vedova giovane mio marito aveva 33 anni. La paura è tanta, ovunque ti giri vedi persone più giovani che stanno male, se mi sento male io mio figlio cosa fa?".

Al processo si sono costituite parte civile 48 persone fisiche insieme al Ministero dell’Ambiente, Ministero della Salute, WWF, Medicina Democratica, Greenpeace, Legambiente, Uniti per la salute, Anpana, Codacons, Associazione Articolo 32, Adoc, Accademia Kronos e Associazione Cittadinanza Attiva.

I 48 cittadini si sono costituiti con l’associazione Medicina Democratica per danno da metus (danno morale per la paura di contrarre patologie, subendo un innalzamento del rischio per l’esposizione alll’inquinamento della centrale), presentando inoltre i certificati di residenza per far evidenziare che hanno vissuto in quella zona, dichiarata di ricaduta.

Luciano Parodi

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