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Attualità | 02 settembre 2021, 16:44

C’è (anche) grande letteratura intorno al nuovo ponte di Genova e il merito è di Carlo Piano (FOTO)

Il figlio di Renzo, il progettista del San Giorgio, ha pubblicato il libro ‘Il cantiere di Berto. Il romanzo del ponte di Genova’ per le Edizioni e/o: una storia in parte d’invenzione, ma dove si respirano l’orgoglio e la voglia di rinascere di una città ferita

C’è (anche) grande letteratura intorno al nuovo ponte di Genova e il merito è di Carlo Piano (FOTO)

Dietro e soprattutto dentro alla costruzione del nuovo ponte di Genova, il ponte San Giorgio, ci sono state architettura ed ingegneria: c’è stato l’impegno dei progettisti, la visione di chi ha ideato questa struttura, il sudore degli operai, l’orgoglio di una città ferita, lo spirito di ripartenza, l’enorme volontà di riscatto; ci sono state architettura, ingegneria, ma pure tanta poesia, ci sono state mille storie da raccontare dentro una sola grande storia.

C’è stata e c’è anche grande letteratura grazie al bel romanzo ‘Il cantiere di Berto’ che è pubblicato dalle Edizioni e/o e firmato da Carlo Piano, giornalista e scrittore tra i più noti ed apprezzati nel panorama nazionale che ha potuto attingere, come fa naturalmente capire il cognome, da notizie di primissima mano essendo il papà Renzo la grande mente del San Giorgio. ‘Il cantiere di Berto’, grazie ad una bella intuizione degli editori romani, un gruppo di persone molto affiatato e competente, è stato sottotitolato ‘Il romanzo del ponte di Genova’ ed è grazie a queste duecentocinquanta pagine, scritte in maniera eccellente, che Piano consegna alla storia una vicenda che andava sì raccontata attraverso le pagine dei giornali, i video dei telegiornali, le migliaia di post ed interventi sui social network, ma che si prestava benissimo pure a fare da sfondo ad un’affascinante avventura, in parte d’invenzione ed in parte reale.

L’autore ne parlerà domani 3 settembre alle 18 a Wylab a Chiavari: l’evento è ad ingresso libero ed è organizzato nel pieno rispetto delle normative anti Covid (informazioni e prenotazioni al numero 347 2502800). Al momento dell’ingresso sarà verificato il regolare possesso del green pass; in caso di rinuncia dopo la prenotazione si raccomanda di avvisare in modo da rendere il proprio posto nuovamente disponibile per altre persone interessate.

Ne ‘Il cantiere di Berto’ il protagonista è un geometra, Berto per l’appunto: vive da solo a poche centinaia di metri dal cantiere, sogna una donna ma ha adottato un cane, incontra gli amici ma passa gran parte della sua giornata sotto i piloni del nuovo ponte, che sta a poco a poco nascendo. È una corsa contro il tempo, e Piano la racconta pilone per pilone, nel senso che ogni capitolo è scandito dall’innalzamento di uno di essi, così come da emozioni sempre nuove, da tanta umanità, da amicizia e passione, da quella cocciutaggine tutta genovese nel voler arrivare in fondo, sempre e comunque.

C’è tanta, tantissima Genova ne ‘Il cantiere di Berto’ perché Piano questa città l’ha vissuta e continua a viverla, l’ha respirata e continua a respirarla (è originario di Pegli nel ponente cittadino): bellissime le espressioni in dialetto, bellissima la caratterizzazione dei personaggi così come lo snodo narrativo. Raccontare di una struttura in costruzione ricorda un altro interessante lavoro uscito qualche anno fa: s’intitolava ‘La strada dritta’, era pubblicato da Einaudi ed era scritto da Francesco Pinto. Anche lì, in qualche modo, si aveva a che fare con un’infrastruttura autostradale, perché si narrava la costruzione dell’Autostrada del Sole (il libro divenne pure una miniserie televisiva sulla Rai): solo che ne ‘La strada dritta’ non si partiva da un’immane tragedia alle spalle ed è proprio questo che, al contrario, ne ‘Il cantiere di Berto’ non viene mai dimenticato.

Non era facile cimentarsi con un romanzo laddove ancora gridano giustizia le salme di quarantatré persone e delle loro famiglie: Piano ci riesce grazie al talento che indubbiamente lo contraddistingue, il coraggio del suo protagonista, Berto, è anche il suo: ed è bello pensare che Carlo, grazie alla sua scrittura, possa aver simbolicamente chiuso il cerchio aperto dal papà.

Alberto Bruzzone

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